Guerra

Putin sposta le armi nucleari alle porte della Nato: ecco dove sono ora le atomiche

Secondo alcuni ufficiali dell'Alleanza atlantica, la mossa dello zar ha una finalità solo politica, perché la Russia potrebbe già colpire l'Occidente con le armi che ha nel suo territorio. Altri, però, chiedono una risposta dura

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Le armi nucleari tattiche di Putin sono in Bielorussia. Il loro spostamento era già stato annunciato nel giugno del 2023, ma fino ad ora la Nato non aveva potuto confermarlo ufficialmente. Cresce dunque la pressione sul fianco orientale dell’Alleanza atlantica, minata dalla discordia su come gestire questo sviluppo nella nuova “guerra fredda” contro lo Zar.

Il ministro della Difesa lituano Arvydas Anusauskas, il primo a confermare questa notizia, ha chiesto al blocco a guida statunitense “una risposta più dura” rispetto a quando la Russia ha spostato missili atomici a Kaliningrad. “Se i russi portano le armi nucleari vicino a noi, dobbiamo fare la stessa cosa”, ha affermato. Altri esponenti della Nato, però, hanno sottolineato come la decisione di Putin non comporti un cambiamento sostanziale della situazione. “I russi possono raggiungere qualsiasi punto della Nato con i missili nucleari hanno sul loro territorio”, ha spiegato Rose Gottemoeller, ex sottosegretario di Stato Usa per il controllo delle armi e gli affari di sicurezza internazionale. “Non cambia l’entità della minaccia. Si tratta quindi di un messaggio puramente politico”, ha aggiunto, evidenziando come rispondere allo spostamento delle armi atomiche in Bielorussia sarebbe una mossa a favore di Putin.

Le ha fatto eco il ministro della Difesa estone Hanno Pevkur: “Che differenza fa realmente? È solo un piano dei russi per distogliere l’attenzione dell’Ucraina e avere altri argomenti nella propria agenda”. Dall’inizio del conflitto con Kiev, il Cremlino ha ventilato più volte la possibilità di un conflitto atomico con l’Occidente nel caso in cui l’esistenza stessa della Federazione fosse messa in pericolo. Alla vigilia delle elezioni presidenziali, Vladimir Putin ha dichiarato che “da un punto di vista tecnico-militare” le sue forze nucleari sono pronte, ma fino ad ora non vi è stata la necessità di usarle né contro la Nato, né in Ucraina.

Parole, queste, che non hanno certo rassicurato i Paesi del Patto atlantico. Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna, i tre Stati dell’Alleanza dotati di armamenti atomici, sono impegnati in un processo di modernizzazione dei loro arsenali, mente ai vertici della Germania si sta iniziando a discutere della possibilità di dotarsi di proprie testate nucleari, soprattutto in caso di una vittoria di Donald Trump alle elezioni di novembre e un possibile ritiro di Washington dalla Nato. Anche la Russia ha moltiplicato i suoi sforzi per quanto riguarda gli arsenali di distruzione di massa. Ad oggi, la Federazione è dotata di 6mila bombe atomiche strategiche e tattiche, più altre 2mila che, secondo ufficiali americani, sono escluse dal trattato Start sulla limitazione di questo genere di armi.

L’unico rimasto in vigore, ormai, tra Washington e Mosca dopo il progressivo ritiro delle due parti dagli accordi a seguito dello scoppio della guerra in Ucraina.

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