Guerra in Israele

Spianata delle moschee, allarme jihad

Hamas invita i musulmani a barricarsi ad Al Aqsa. La polizia israeliana è già in allerta

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Copertoni bruciati dai palestinesi a Rafah, nel sud della Striscia di Gaza - dove Israele punta ad allargare l'offensiva anti-Hamas - in segno di protesta contro il rialzo dei prezzi che ha portato sull'orlo della fame un quarto dei 2.3 milioni di civili dell'enclave. Parenti dei rapiti in marcia, invece, in Israele, dove sabato arriverà a Gerusalemme il corteo partito ieri dal luogo del rave party di Reim, in cui Hamas ha massacrato 364 civili dei 1200 israeliani trucidati il 7 ottobre. I civili, a Gaza e in Israele, aspettano la tregua, ma le notizie sui negoziati in corso tra Qatar ed Egitto sono contrastanti. Tanto che il ministro della difesa israeliano Gallant, in un accorato discorso, ha chiamato alle armi gli ebrei ultra-ortodossi, esenti dalla leva, chiedendo a Governo e Parlamento una legge «essenziale per vincere la guerra», che coinvolga «tutta la. società».

La radio dell'esercito israeliano riferiva ieri mattina citando fonti non ufficiali - di un No di Hamas all'accordo, che prevede una sospensione temporanea dei combattimenti per il rilascio degli ostaggi. La bozza di intesa sarebbe stata definita dagli islamisti «un documento sionista», «che non parla di mettere fine alla guerra, non include il ritorno degli sfollati nel nord di Gaza e prevede un numero non sufficiente di prigionieri palestinesi da liberare». Meno pessimista, ma cauto, il network qatarino Al-Araby Al-Jadeed, secondo cui c'è l'intesa «sulle linee generali, ma i dettagli sono ancora un ostacolo». «C'è molta strada da fare», sostiene il capo delle relazioni politiche di Hamas. «È una corsa contro il tempo», ammette l'emiro del Qatar, Al Thani, mediatore.

Il 10 marzo, data di inizio Ramadan, rischia di essere uno spartiacque. Per questo Joe Biden si è augurato che l'accordo arrivi «entro lunedì» e, se ci sarà, verrà annunciato domenica, secondo i media egiziani. «Hamas vuole trasformare il mese sacro dei musulmani in una seconda fase del 7 ottobre», ha avvertito il ministro israeliano Gallant. Il capo politico degli integralisti della Striscia, Ismail Haniyeh, ha indirettamente confermato, invitando i residenti di Cisgiordania e Gerusalemme a barricarsi nella moschea di al-Aqsa a inizio Ramadan e augurandosi in un messaggio tv «un'iniziativa ampia e internazionale per rompere l'assedio» alla moschea. Benzina sul fuoco della città santa, che martedì, come il resto di Israele, ha votato alle elezioni amministrative confermando sindaco Moshe Lion con l'81%, vittoria definita «cupa», a causa della guerra. Alti funzionari della polizia israeliana, dietro anonimato, hanno avvertito del rischio di esplosione di disordini a Gerusalemme e nelle città miste arabo-ebraiche, se le autorità limitassero la partecipazione alle preghiere ai musulmani nella Spianata delle Moschee durante il mese sacro. Sul tema sono intervenuti gli Stati Uniti, che hanno chiesto a Israele di «facilitare l'accesso ai fedeli pacifici durante il Ramadan».

«Non è solo giusto garantire la libertà religiosa, è anche una questione importante per la sicurezza di Israele», ha spiegato Matthew Miller, portavoce del dipartimento di Stato.

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