Guerra in Israele

La volontaria australiana, il cuoco polacco e i cittadini stranieri: chi sono i cooperanti morti nel raid a Gaza

Non è ancora stata confermata l'identità di tutte le vittime dell'attacco israeliano sul convoglio dell'Ong World Central Kitchen. Il governo di Tel Aviv ha promesso un'indagine approfondita. Il premier australiano: "Inaccettabile"

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La tragedia dei sette operatori umanitari morti nella notte a Gaza, tra i quali vi sono i primi provenienti dall’estero ad essere stati uccisi nella Striscia, ha scosso profondamente la comunità internazionale. Gli Stati Uniti si sono detti “profondamente turbati” e con “il cuore spezzato”. Lo Stato ebraico ha promesso un’indagine approfondita sull’accaduto. Il premier Benjamin Netanyahu ha ammesso che le Idf hanno "involontariamente" ucciso i sette cooperanti, sottolineato che "faremo tutto il possibile affinchè ciò non accada di nuovo". Il primo ministro di Tel Aviv ha definito l'accaduto come un "tragico caso", giustificandosi dicendo che "cose del genere succedono in guerra".

Per quanto riguarda l’identità delle vittime, l’unica per il momento divulgata e accertata è quella dell’australiana Lalzawmi Frankcom, detta Zomi, 43 anni e originaria di Melbourne. Una settimana fa era apparsa in un video girato dall’Ong World Central Kitchen proprio nell’exclave. La famiglia della donna ha già diffuso un comunicato in cui ne piange la morte: “Piangiamo la notizia che la nostra coraggiosa, amata Zomi è stata uccisa facendo il lavoro che amava, portando cibo alla gente di Gaza. Era una persona gentile, altruista e fuori dal comune, che viaggiava per il mondo ad aiutare chi ne aveva bisogno”.

Lavorava per Wck da cinque anni. Per quanto riguarda le altre vittime, grazie alle foto dei loro passaporti circolati sui social è stato possibile stabilire che una di loro è il polacco Damian Rafal Sobol, nato nel 1988 e addetto alle cucine. Dal governo di Varsavia non è ancora arrivata una conferma ufficiale. Un’altra è il palestinese Saif Essam Abu Tala e vi sono anche morti con cittadinanza britannica e canadese.

Dopo la conferma del decesso di Zomi, il premier australiano Anthony Albanese, che più volte ha chiesto un cessate il fuoco a Gaza, ha convocato l’ambasciatore israeliano a Canberra e ha definito l’uccisione della volontaria come “inaccettabile”. L’Ong World Central Kitchen ha inoltre annunciato l’immediata sospensione di tutte le sue operazioni nella Striscia. Una decisione, questa, che avrà conseguenze gravi per la popolazione palestinese, la cui situazione umanitaria continua a peggiorare.

Per quanto riguarda la dinamica degli avvenimenti, l’amministratore delegato di Wtc Erin Gore ha comunicato in una nota che la squadra di volontari stava viaggiando “in una zona non conflittuale a bordo di due auto blindate contrassegnate con il logo WCK e un veicolo non blindato”. Come da protocollo, i movimenti erano stati coordinati con l’Idf ma questo non è bastato ad evitare la strage. Il convoglio è stato colpito mentre lasciava il magazzino di Deir al-Balah, dove i cooperanti avevano appena scaricato più di 100 tonnellate di aiuti alimentari. “Questo non è solo un attacco contro di noi, è un attacco alle organizzazioni umanitarie che si presentano nelle situazioni più terribili in cui il cibo viene utilizzato come arma di guerra.

È imperdonabile”, ha commentato Gore.

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