Mimmo Di Marzio
Quando intorno alla fine degli anni 40 il pittore italiano Giuseppe Capogrossi abbandonò per sempre ritratti e clown tristi per disseminare le sue tele di curiosi ideogrammi che oggi ricordano tanto i marzianetti del videogioco «space invaders», pare che la moglie si fosse seriamente preoccupata per la sua salute mentale. Di fatto oggi Capogrossi deve il suo posto nella storia dellarte proprio grazie a quei «marzianetti» che, come giustificò nel 1964, continuavano a essere per lui forme naturali «non sono più imitate ma assimilate». La rivoluzione di uno dei padri italiani dellarte segnica è ben testimoniata allinterno di unelegante mostra dedicata alle «Carte del 900» inaugurata i giorni scorsi negli spazi della galleria San Lorenzo (via Giannone 10).
Lesposizione è degna di interesse non soltanto perchè comprende alcuni tra i nomi più prestigiosi che hanno fatto la storia dellarte non solo italiana durante il secolo scorso, come Mark Chagall, Max Jacob, Picasso, Braque, Mario Sironi, Amedeo Modigliani e altri, ma anche per la scelta raffinata di rappresentare unicamente opere su carta, ovvero acquerelli, disegni, grafiche e acqueforti. E proprio i disegni del resto, rappresentano la testimonianza preziosa dellevoluzione poetica degli artisti che nei loro bozzetti sperimentavano nuovi percorsi o esprimevano liberamente le contaminazioni di cui erano inevitabilmente oggetto. Una sessantina in tutto le opere esposte fino al 27 gennaio (dal martedì al sabato dalle 16 alle 19), tra cui anche numerose guaches e matite. Dal torso di atleta (1910) e lo studio per il ritratto di Hanka Zborowska (1916-1919) che Amedeo Modigliani eseguiva nello studio di Montmartre o stando seduto a uno dei tavolini di Chez Lapin, a Parigi, dove visse gli anni folli e disperati della sua carriera di pittore; alle incisioni di Picasso e di Braque che in quello stesso periodo, i primi due decenni del XX secolo, inauguravano la rivoluzione cubista. Non mancano opere di Mario Sironi (ad esempio un carbocino del '39 intitolato "composizione di personaggi") e di Renato Guttuso che affrontò da subito la questione sociale facendone uno dei suoi sistemi di riferimento sia artistici che personali. Ma l'artista siciliano ebbe anche un'altra passione, quella della natura morta, declinata in moltissime varianti. E ancora le figure volanti di Mark Chagall (presente con l'acquaforte «L'uomo e l'idolo di legno»), il pittore che ha interpretato l'anima e la passione di un popolo, quello russo, all'indomani della Rivoluzione d'Ottobre, tracciando una sorta di filo magico fra la cultura e le leggende del passato e la nuova avventura che la Madre Russia stava attraversando. L'esposizione si avvale anche di alcuni disegni di Marino Marini («L'acrobata» del 1952 o il «nudo di donna» degli anni '40) in cui s'incrociano austerità e poesia e di qualche lavoro di Franco Gentilini (ad esempio «cantiere» acquerello e matita anni '40).
Largo spazio è poi dedicato a Max Jacob e a Giuseppe Capogrossi («superficie cp/62»), del quale sono presenti tempere e gouaches dov'è chiaro il principale problema affrontato dall'artista romano, quello della serialità del segno.