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I dipendenti di Prodi: che delusione...

Preoccupazione a Palazzo Chigi: non dialoga, si va di male in peggio. Il segretario del sindacato: la presidenza del Consiglio si sta dissolvendo

Claudia Passa

da Roma

«Io l’ho detto a chiare lettere: con voi non riusciamo a dialogare, nella Presidenza del consiglio il dialogo è un’occasione mancata». Di più: «Questa amministrazione non dialoga con nessuno, dunque siamo autorizzati a pensare le cose peggiori». Il grido d’allarme si leva dalla «pancia» della macchina di governo, dalle file dei dirigenti di Palazzo Chigi, da coloro che più d’ogni altro nei vertici dell’esecutivo vedono i loro “datori di lavoro” e che forse dalla classe dirigente del centrosinistra, che molto ha puntato sugli ex sindacalisti, si aspettavano qualcosa in più.
L’occasione per l’analisi e lo sfogo a cuore aperto è arrivata nel corso di un seminario per dirigenti organizzato ieri dallo Snaprecom, sindacato autonomo della Presidenza del consiglio. A parlare, senza mezzi termini né peli sulla lingua, è il segretario generale Fulvio Ferrazzano, che rivolgendosi ai colleghi in una sala al secondo piano di largo Chigi non ha nascosto la sua preoccupazione: «Le strutture della Presidenza si stanno lentamente dissolvendo». È il caso della soppressione dei dipartimenti Antidroga e per gli Italiani nel mondo. O, guardando alla Finanziaria, dell’eliminazione della sede di Acireale della Scuola superiore di pubblica amministrazione. Ferrazzano addirittura parla di un «emendamento blindato della maggioranza» che porterebbe alla «soppressione dell’intera scuola».
Ma la più grande preoccupazione che aleggia fra i corridoi di Palazzo Chigi è l’invasione di personale esterno mentre decine di dirigenti di ruolo – assunti per concorso - attendono da mesi un incarico, confidando (invano) nelle prescrizioni del contratto collettivo di lavoro. Il primo campanello d’allarme era scattato a fine maggio, quando i facchini della Presidenza del consiglio s’erano presentati di buon mattino in via della Mercede per sgomberare senza preavviso gli uffici del dipartimento Antidroga, all’epoca non ancora soppresso. A metà giugno, in pieno «spacchettamento» dei ministeri, i dirigenti delle strutture cancellate hanno iniziato a sentir mancare la terra sotto i piedi, temendo di dover scontare il «peccato originale» di aver prestato servizio nell’ambito di strutture volute dal precedente esecutivo. Il timore era che la riorganizzazione dei dipartimenti e dei ministeri senza portafoglio potesse spalancare le porte all’ingresso di esterni, al punto che più d’una sigla sindacale – dalla Cisl alla Cida-Unadis, dalla Uil alla Flp – si rivolse per iscritto al segretario generale Carlo Malinconico e al sottosegretario Enrico Letta, paventando conseguenze e rammentando che «il programma dell’Unione stigmatizza il ricorso abituale al conferimento di incarichi dirigenziali esterni in presenza di equivalenti professionalità interne, e le definisce “fuori da ogni controllo e verifica”».
A distanza di quattro mesi, gli argomenti sul tavolo non sembrano essere cambiati. La preoccupazione immediata riguarda «l’eliminazione» di «oltre duecento unità di ruolo» e soprattutto «di una trentina di dirigenti» ai quali, dice Ferrazzano, «in barba alle norme non è stato rinnovato il contratto». C’è chi, nel corso del seminario, ha invocato un’azione per «restituire ai giovani la speranza di crescere senza passare per le forche caudine del clientelismo», chi ha paventato «l’attribuzione di incarichi a persone che al concorso non avevano neanche superato lo scritto, chi ha passato in rassegna la normativa in materia sentenziando che «certe pratiche le consente la legge, ma non sempre è sufficiente che qualcosa sia consentito: bisogna chiedersi se sia opportuno».
Il clima è dunque incandescente. E la propensione al pessimismo si va facendo strada poiché – ha osservato uno dei relatori del seminario – «la situazione sta slittando verso il basso e non vedo grandi margini di miglioramento». I dirigenti di ruolo della Presidenza del consiglio che da mesi attendono un incarico continuano a vedersi scavalcare da personale esterno a Palazzo Chigi e lo Snaprecom, in un documento tecnico presentato durante il seminario, si interroga sulle ripercussioni di tutto ciò «sulla motivazione del personale di ruolo» oltreché sul «livello medio di professionalità della categoria e sull’immagine della dirigenza pubblica nei confronti dei cittadini». Sullo sfondo del mare in tempesta, inoltre, si profilano i marosi di un’altra battaglia tutta da giocare: il rinnovo del contratto integrativo.

Con l’aria che tira, e alla luce delle accuse di mancato dialogo rivolte ai piani alti di Palazzo Chigi, c’è da scommettere che di questa trattativa sentiremo parlare.

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