Referendum

I due voti possibili e l'astensione

Chi si batte per il sì assicura che, in caso di vittoria, il Paese sarà più governabile. I sostenitori del no denunciano il rischio di una deriva "personalistica" che ridurrebbe il pluralismo. Poi ci sono gli "astensionisti": portano avanti le ragioni del no ma si battono per far saltare il quorum

I due voti possibili e l'astensione

Milano - Come per ogni consultazione referendaria le posizioni in campo sono due. C’è chi chiede un sì per ridurre la frammentazione e garantire maggiore governabilità anche in vista di una successiva riforma in parlamento. Chi un no per evitare una deriva personalistica del sistema politico e contro un rafforzamento e una legittimazione popolare dell’attuale legge. Ma c'è anche una terza posizione: è rappresentata da quelli che puntano sull’astensione per far fallire il quorum. Ecco una guida alle ragioni del sì, del no e del non voto.

LE RAGIONI DEL SÌ Chi chiede ai cittadini di esprimere un sì, comitato in testa, sostiene che se il referendum passasse verrebbe prima di tutto garantita maggiore governabilità al Paese. La lista che ha più voti, è il ragionamento, vincendo il premio di maggioranza avrebbe la maggioranza dei seggi, sfilandosi di conseguenza dal "ricatto" dei partitini. Il referendum, dice chi sostiene le ragioni del sì, riduce inoltre la frammentazione visto che, cancellando la possibilità di correre in coalizione ha come effetto l’innalzamento delle soglie di sbarramento, perché "cancella" quelle del 2% nazionale per la Camera e del 3% regionale al Senato previste per chi corre collegato ad altre liste. Con il terzo quesito, inoltre, secondo i referendari, c’è una possibilità di incidere sul meccanismo della "nomina" dei parlamentari perché impedendo le candidature multiple si ripristina un minimo di rapporto tra il candidato e l’elettore anche se non si tocca il meccanismo delle liste bloccate. Infine c’è chi, Pd in testa, sostiene che una vittoria del sì metterebbe in discussione l’attuale legge elettorale e aprirebbe la via a una riforma in parlamento.

LE RAGIONI DEL NO Chi è schierato per il no critica la deriva "personalistica" che potrebbe scaturire da un sistema che assegna il 55% dei seggi alla sola lista che ha più voti (anche nel caso ottenga una bassa percentuale di consensi). Insiste sul fatto che il referendum non incide sul vero "vulnus" della legge, le liste bloccate ed è infine convinto che se vincesse il sì non ci sarebbe spazio per alcuna riforma visto che la norma sarebbe immediatamente applicabile. Anzi. Il "Porcellum" ne uscirebbe rafforzato e legittimato dal voto popolare.

LE RAGIONI DELL’ASTENSIONE Chi chiede ai cittadini di non votare o di non ritirare le schede in caso di concomitanza con i ballottaggi puntando a far fallire il quorum sostiene le stesse ragioni del no.

La Lega, in particolare, la più decisa su questo fronte è contraria alla spinta bipartitica che scaturirebbe da una vittoria del referendum.

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