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E Schlein alla fine firma il referendum di Landini

Elly Schlein firma i referendum della Cgil sul Jobs Act, spacca il Pd e manda al macero un pezzo di storia del partito

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Elly Schlein firma i referendum della Cgil sul Jobs Act, spacca il Pd e manda al macero un pezzo di storia del partito. La legge, che risale al 2015, è un provvedimento sostenuto proprio dai dem. Era l'epoca di Matteo Renzi presidente del Consiglio. Che oggi attacca: «La segretaria del Pd firma per abolire una legge voluta e votata dal Pd. Finalmente si fa chiarezza». Poi una rivendicazione sulle differenze d'impostazione: «Loro stanno dalla parte de sussidi, noi - aggiunge Renzi, riferendosi a Italia viva - dalla parte del lavoro». E infine l'appello: «Amici riformisti: ma come fate a stare ancora nel Pd?». Tra i ministri che facevano parte dell'esecutivo che ha combattuto per l'approvazione del Jobs Act, anche Dario Franceschini, Andrea Orlando, Paolo Gentiloni e Graziano Delrio. Tutti esponenti dem, anche di spicco, che oggi si ritrovano un segretario che vota contro un «loro» provvedimento.

La segretaria del Pd è convinta della bontà della strada intrapresa. Oltre a sottolineare la necessità di continuare ad andare a braccetto con Giuseppe Conte e il grillismo, Schlein si dice quasi costretta a firmare per i referendum promossi da Landini. «Non potrei far diversamente visto che è un punto qualificante della mozione con cui ho vinto le primarie l'anno scorso», ha dichiarato ieri. La leader dem insiste pure sull'assistenzialismo: «Adesso il Pd è impegnato nella campagna delle Europee, sulle amministrative, e su un'altra raccolta firme per noi molto rilevante che è quella per il salario minimo». Abolizione del Jobs Act, salario minimo, grillizzazione del partito: il trittico del Pd targato Schlein è questo. E di riformista ha davvero poco. La lista «Stati Uniti d'Europa», quella composta da Iv e +Europa, lo sa e incalza. «Non una passante - esordisce Davide Faraone, capogruppo d'Iv alla Camera, parlando di Schlein - Se firma i referendum della Cgil contro il Jobs Act pone fine alla storia riformista di quel partito e ne comincia un'altra di segno opposto». Anche Carlo Calenda, che confida sempre in un'alleanza organica coi dem senza i 5S, si accorge del problema e tuona: «Gravissimo errore da parte di Schlein».

Così, in una domenica pre-estiva, la segretaria dem prova a oscurare l'intera area o «base» riformista del partito che guida.

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