Cronaca locale

Innse, cinque operai sulla gru

Cinque operai minacciano di gettarsi da una gru se non verranno interrotte le operazioni di smontaggio dei macchinari della fabbrica. Un gruppo di 50 tute blu e giovani dei centri sociali forzano i blocchi

Innse, cinque operai sulla gru

Milano - La protesta continua, si inasprisce. Cinque operai della Innse Presse di via Rubattino a Milano hanno minacciato di gettarsi da una gru se non verranno interrotte le operazioni di smontaggio dei macchinari della fabbrica. Obiettivo ottenuto (per il momento): fermare lo smantellamento degli impanti. Pochi minuti prima, infatti, diverse tute blu sono entrate all’interno degli stabilimenti per, poi, salire sulla gru, mentre all’esterno un gruppo di 50 operai - sostenuti dai giovani dei centri sociali - hanno tentato di forzare i blocchi delle forze dell’ordine.

La protesta si fa più aspra Questa mattina cinque operai della Innse, l’azienda in liquidazione alla periferia est di Milano, sono saliti su una gru all’interno dello stabilimento della storica fabbrica milanese e hanno minacciato di gettarsi se non arriverà una soluzione per la vicenda dello smantellamento dei macchinari. Intanto, si sono verificati anche tafferugli tra gli operai in presidio, giovani dei centri sociali e forze dell’ordine. I manifestanti fuori dalla fabbrica, che cercavano di vedere cosa stesse succedendo all’ interno dello stabilimento, sono venuti a contatto con le forze dell’ordine in tenuta antisommossa e ci sarebbero alcuni contusi. I sindacalisti della Fiom-Cgil hanno intanto chiesto di poter entrare nell’azienda per verificare quanto sta accadendo e parlare con gli operai che sono riusciti ad entrare. 

Il blitz sulla gru E' stato temporaneamente bloccato lo smantellamento delle macchine industriali della Innse. A determinare il fermo alle operazioni di smontaggio i motivi di sicurezza legati alla presenza di cinque operai su una gru di dieci metri. I lavoratori, che hanno deciso di arrampicarsi dopo aver trovato già smantellata una delle macchine, a detta di Maria Sciancati della segreteria milanese della Fiom, "stanno bene: hanno ricevuto acqua e cibo e le loro condizioni sono buone". L’obiettivo resta lo stesso che ha indotto gli operai dell’azienda in liquidazione a mantenere un presidio costante di fronte lo stabilimento in via Rubattino: il blitz degli agenti di polizia e carabinieri, avvenuto lo scorso 2 agosto, per permettere l’ingresso in azienda di operai addetti allo smontaggio delle macchine; smontaggio che appunto gli ex dipendenti dell’azienda intendono fermare per poter salvare la produzione e mantenere vive le condizioni perchè un nuovo imprenditore eventualmente intenzionato a rilevare l’attività possa farsi avanti.

La battagli sindacale "Noi diciamo che va dato lo stop - ha ribadito la Sciancati - noi sosteniamo, e gli stessi proprietari dell’area lo dicono, che c’è un possibile compratore. Ma nessuno viene a vedere la fabbrica se è presidiata dai militari e se ci sono le macchine smontate. Non si stanno mettendo in campo le condizioni perchè possano esserci altri imprenditori".

Maria Sciancati ha confermato che gli operai non si fermeranno "fino a quando non ci daranno risposte a quello che stiamo chiedendo".

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