Cronache

"Insieme ai due marò il governo porti a casa anche i nostri ragazzi"

L'’appello della madre di Tomaso Bruno: "L'’Italia può fare di più. Il caso dei militari e mio figlio seguiti allo stesso modo"

Luigi Bruno e Marina Maurizio, genitori di Tomaso Bruno
Luigi Bruno e Marina Maurizio, genitori di Tomaso Bruno

«Solo la diplomazia può salvare i nostri ragazzi e farli ritornare a casa. Ma il sistema giudiziario indiano è molto complesso. La situazione è quindi delicata e imprevedibile», parola di Marina Maurizio, mamma di Tomaso Bruno, il ragazzo di Albenga che da due anni è in carcere a Varanasi, in India condannato all’ergastolo perché ritenuto responsabile della morte di un compagno di viaggio insieme ad un’amica, Elisabetta Boncompagni, di Torino. Da quasi quattro mesi attendono che l’Alta Corte si pronunci sull’istanza di libertà, dietro cauzione, dei due italiani ancora in cella. Decisione che tarda ad arrivare e fa aumentare, giorno dopo giorno, l’angoscia nei genitori di Tom.

«I nostri ragazzi non sono solo Tom e Eli - chiarisce subito la madre del barista di Albenga -, ma anche Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, i due marò accusati di aver ucciso, mercoledì scorso, due pescatori al largo delle coste dello stato meridionale indiano». I genitori di Tomaso invocano l’intervento della diplomazia: «L’Ambasciata sta dimostrando tutto il suo impegno attorno al caso di mio figlio - sottolinea Marina Maurizio - ma forse oggi può fare qualcosa di più se appoggiata non solo dalla Farnesina, ma dal governo italiano nel suo insieme. Purtroppo l’India è uno Stato federale. Ogni zona ha un sistema giudiziario complesso e non facile da “gestire” da Paesi esteri, ma l’Italia può e deve fare di più per riportare a casa i nostri ragazzi».

Marina Maurizio solleva anche una preoccupazione: «Si fa un gran parlare dei due marò arrestati nei giorni scorsi con la stessa accusa per la quale Tom e Eli sono in carcere. Ma c’è una differenza: dei due marò stanno parlando tutti, il caso di mio figlio e di Elisabetta in Italia viene completamente ignorato. Questo è assurdo: non esistono italiani di serie A e di serie B. Il caso dei marò arrestati e quello di mio figlio devono essere seguiti esattamente allo stesso modo».

Marina Maurizio legge ogni giorno i quotidiani e ascolta la tv. «Ho sentito che il ministro degli Esteri Giulio Terzi si è attivato per riportare i nostri militari a casa, dalle loro famiglie, il più presto possibile. È una bella notizia. Chiedo allora che la stessa notizia arrivi anche a casa nostra. Ho anche saputo che fonti del governo indiano citate dai media locali (Times Now e The Hindu) hanno già espresso la “disponibilità” delle autorità di Nuova Delhi a un negoziato con gli italiani. La speranza allora è quella che possa essere aperto un canale anche per Tom e Eli. Purtroppo però, come era già successo nel caso di mio figlio, abbiamo anche saputo che l’India mantiene la sua posizione ferma. Il caso dei due marò sarà perseguito qui. E poi, a meno che il tribunale non decida altrimenti, saranno processati laggiù.

Questo, indubbiamente, non è un buon segnale».

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