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Intercettazioni, Bondi ai finiani: ipotesi risibili Osce: "Governo rinunci oppure modifichi il ddl"

Ieri la frenata di Fini: "Non c'è alcuna fretta". Il premier: "Rispettare i tempi. Non posso farmi ricattare su un punto votato all’unanimità dal partito". Scontro nel Pdl. FareFuturo: "Voto? Ma ci facci il piacere". E Bondi li stronca. Critiche dell'Osce, la Farnesina: "Intervento inopportuno"

Intercettazioni, Bondi ai finiani: ipotesi risibili 
Osce: "Governo rinunci oppure modifichi il ddl"

Roma - "Si va avanti e si chiude. Rispettando i tempi. Non posso certamente farmi ricattare su un punto votato all’unanimità dall’ufficio di presidenza del partito". Il premier Silvio Berlusconi, al telefono con alcuni esponenti del Pdl, ha confermato tutta l’intenzione di andare avanti "ad ogni costo" sul ddl intercettazioni e ha ricordato proprio la riunione dell’8 giugno, quell’incontro al quale hanno partecipato anche gli esponenti "finiani" e che si è aperto proprio con la lettura del programma elettorale. ma non si attenua lo scontro all'interno del Pdl. A sdolevarlo è ancora una volta il finiano Italo Bocchino che accusa: "Un errore smettere di discutere". Immediata la reazione del ministro Bondi: "Argomenti risibili, le sue dichiarazioni sono riprovevoli".

Berlusconi tira la volata al ddl Il presidente del Consiglio ha letto più volte quel passaggio sottoscritto anche da Fini prima delle elezioni. E ai suoi interlocutori oggi ha sottolineato il voto unanime del partito: sui contenuti del ddl che "non è più modificabile" e sui tempi stabiliti, ovvero entro la fine di luglio. "Altrimenti se c’è qualcuno che vuole prendersi la responsabilità di far cadere il governo - questo il suo ragionamento ripetuto anche oggi - si va a votare". Dunque il Cavaliere a rallentare non ci pensa proprio. Del resto, riflettono nel Pdl, il presidente della Camera ha più volte detto di non voler "boicottare" il programma elettorale.

Le trappole dei finiani Nel Pdl c’è chi arriva a sostenere che la terza carica dello Stato miri ad un Berlusconi-bis oppure che voglia semplicemente "costringere" l’esecutivo a non porre la fiducia. I finiani, dal canto loro, assicurano di non voler tendere trappole anche se confermano ad una ad una tutte le perplessità. "Non c’è fretta", dice Fini che questa mattina ha incontrato il presidente della Commissione Giustizia della Camera. Giulia Bongiorno con chiarezza - riferiscono fonti parlamentari - avrebbe ribadito sul piano tecnico-giuridico ogni dubbio sul provvedimento uscito dal Senato. A partire dal discorso della proroga che "non è assolutamente governabile", dice un "finiano" dietro l’anonimato, "e sulla stessa lunghezza d’onda - si aggiunge - non c’è solo Fini ma qualcuno che occupa un posto ancora più importante del suo". Chiaro riferimento al Colle.

Nessuno stop in vista In ogni caso il premier non è disposto, confidano i suoi collaboratori, ad alcuno stop. Lo hanno spiegato chiaramente anche i capigruppo del Pdl di Camera e Senato, Cicchitto e Gasparri. La partita ormai si combatte in ogni luogo. Anche a Strasburgo dove De Magistris, Alfano e Vattimo hanno presentato una risoluzione definendo il ddl sulle intercettazioni "legge barzelletta". Ma all’Europarlamento non ci sarà nè discussione né tantomeno un voto, anche grazie al "pressing" del Pdl sui socialisti per la difesa della privacy.

I finiani snobbano il voto Farefuturo non crede all’ipotesi di elezioni anticipate in caso di uno slittamento a dopo l’estate dell'approvazione del ddl sulle intercettazioni. "Una norma siffatta giustificherebbe un salto nel buio per tutto il paese? - scrive il direttore Filippo Rossi - ne varrebbe la pena? Quale beneficio ci sarebbe per l’Italia? E soprattutto, qualcuno avrebbe davvero il coraggio di spiegare agli italiani, agli elettori del Pdl una scelta del genere? O questa legge sulle intercettazioni o al voto. Chissenefrega della crisi economica? Chissenefrega della lotta alla criminalità? Vedremo se le minacce diventeranno realtà. Per ora sembra impossibile. Per ora sembrano piuttosto le minacce di chi sa di non poterle mettere in pratica. È per questo che non si può che rispondere come Totò con un sacrosanto: ma mi faccia il piacere". "Al voto, al voto. La minaccia - continua Rossi - è sempre quella, l’arma è sempre lì, affilata e pronta all’uso: o passa così come l’ha sfornato il Senato, o si va allo scontro. Alla resa dei conti. Al redde rationem. E per capire che dietro le indiscrezioni c’è qualche fondamento, basta leggere le parole del senatore Gaetano Quagliariello o le 'velate minacce' dell’onorevole Osvaldo Napoli".

Bocchino: "Errore non discutere più" "Non vorrei che qualche falco berlusconiano volesse lo scontro istituzionale. Che accarezzasse l’idea di farsi respingere la legge dal capo dello Stato per riapprovarla nello stesso testo e avviare uno scontro costituzionale", afferma l’ex vice presidente dei deputati del Pdl, Italo Bocchino, che aggiunge come sarebbe "un errore di metodo colossale non discutere più" sulla norma. "Chi replica a Fini - spiega Bocchino - non conosce bene il regolamento della Camera. La tabella di marcia non la decide Fini, ma la Costituzione, il regolamento e le scelte di Berlusconi". Il presidente del Consiglio, spiega Bocchino, "ha voluto fare la manovra con decreto legge e le intercettazioni con disegno di legge: quindi Fini è obbligato a calendarizzare prima la manovra". Inoltre, avverte Bocchino, "sarebbe un errore di metodo colossale non discutere più. Il ministro della Giustizia potrebbe accorgersi che è meglio una settimana di riflessione in più anziché farsi bocciare la legge dal Quirinale o dalla Corte costituzionale".

Bondi: "Argomenti risibili" Il ministro dei Beni Culturali e coordinatore del Pdl, Sandro Bondi, definisce "riprovevole" l’ipotesi del deputato finiano Italo Bocchino secondo cui ci sarebbero alcuni berlusconiani che, sul ddl intercettazioni, vogliono andare allo scontro con il capo dello Stato. "In un partito - afferma Bondi in una nota - si può esprimere liberamente e senza alcuna censura il proprio pensiero, salvo rispettare nel voto le decisioni assunte democraticamente negli organismi dirigenti. E' riprovevole invece ricorrere, come fa l’onorevole Bocchino, ad argomenti risibili e inappropriati sia quando chiamano in causa il Pdl che ancor più le libere e insindacabili decisioni del capo dello stato".

Osce: "Modificare il ddl" L’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce), con sede a Vienna, ha chiesto oggi all’Italia di rinunciare al disegno di legge sulle intercettazioni o di modificarlo in sintonia con gli standard internazionali sulla libertà di espressione. "Sono preoccupata che il Senato abbia approvato una legge che potrebbe seriamente ostacolare il giornalismo investigativo in Italia", ha detto in un comunicato oggi Dunja Mijatovic, responsabile dell’Osce per la libertà dei media. 

La Farnesina critica "Da parte italiana, attraverso i canali diplomatici, è stata fatta notare con fermezza l’inopportunità di tale intervento". È quanto sottolinea il portavoce della Farnesina, Maurizio Massari, in merito alla presa di posizione dell’Osce sul ddl intercettazioni.

"Un intervento su una misura legislativa, il cui iter non è completato, che rischia - prosegue Massari - di interferire e turbare il dibattito democratico in parlamento".

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