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12 anni di inferno, poi l'assoluzione. Ma chi pagherà per l'ennesimo caso di malagiustizia?

Ezio Stati, ex consigliere regionale abruzzese, figura di spicco di Forza Italia, assolto dall'accusa di corruzione "perché il fatto non sussiste". Dopo quanto tempo? Dodici anni

12 anni di inferno, poi l'assoluzione. Ma chi pagherà per l'ennesimo caso di malagiustizia?

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12 anni di inferno, poi l'assoluzione. Ma chi pagherà per l'ennesimo caso di malagiustizia?

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La malagiustizia è una lancetta di un orologio che non conosce soste. E quando ti colpisce ti investe con la violenza di un uragano. Una violenza - anche mediatica - nel giorno dell'arresto. Un silenzio tombale nel giorno del rinoscimento dell'innocenza. Il gioco perverso dei due pesi e due misure ha colpito ancora. Ne sa qualcosa Ezio Stati, ex consigliere regionale abruzzese, figura di spicco di Forza Italia, assolto dall'accusa di corruzione "perché il fatto non sussiste". Dopo quanto tempo? Dodici anni. Sì, avete letto bene.

Era il 2010 quando Stati viene arrestato. Passa 15 giorni in carcere e 15 ai domiciliari. Per la procura è stato corrotto nell'ambito dell'assegnazione dei lavori per il post terremoto del 6 aprile 2009 e avrebbe ricevuto regali come auto, gioielli e oggetti di valore. Pure la figlia, Daniela Stati, assessore regionale con delega alla Protezione Civile, viene arrestata e costretta a dimettersi. Pure lei viene assolta dopo aver rinunciato, come il padre, alla prescrizione. Badate bene, 12 anni per il solo processo di primo grado. E per fortuna, il pm non ha impugnato la sentenza altrimenti i tempi si sarebbero sicuramente dilatati.

Tanto rumore nel 2010, tanto silenzio oggi. Un silenzio così assordante da indurre Stati a fare qualcosa per romperlo. Da qui l'idea di affittare un furgone "vela" per andare in giro ad Avezzano e far sapere a tutti che lui non è un corretto, non è un condannato, non ha ricevuto nessun regalo indebito.

"12 anni, quattro mesi, tredici giorni e nove ore", con la scritta "assolto" a caratteri cubitali, seguita dalla motivazione "perché il fatto non sussiste": questo recita il messaggio itinerante. Ma chi pagherà per questo ennesimo caso di malagiustizia?

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