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Da Scajola a Romano, ondata di assoluzioni

I pm smentiscono loro stessi: prosciolti i due ex ministri. Scagionato anche l'imprenditore Caltagirone Bellavista

Da Scajola a Romano, ondata di assoluzioni

Roma - A 73 anni ha passato sei mesi in galera e tre ai domiciliari per un'inchiesta, quella sul porto turistico di Imperia, affondata ieri dal gip, che l'ha archiviata su richiesta degli stessi pm. Cadono le accuse di associazione per delinquere a carico dell'imprenditore romano Francesco Caltagirone Bellavista. Il patron di Acqua Marcia resta indagato a Torino, in un altro filone, per truffa ai danni dello Stato, ma il 5 marzo del 2012 era stato arrestato proprio per l'ipotesi - ora, per la procura, inesistente - di associazione per delinquere, su cui i pm di Imperia erano al lavoro da settembre del 2010. A Caltagirone erano stati concessi i domiciliari a Roma il 21 aprile, ma tre mesi dopo, il 19 luglio, lo stesso gip che ieri ha firmato l'archiviazione, Massimiliano Botti, l'aveva rispedito dietro le sbarre per «violazione delle prescrizioni», ossia l'aver ordinato - secondo pm e giudice - due atti alla sua società, la Aquamare srl: la vendita di un posto barca e l'avvio di un arbitrato. E ancora il 25 ottobre, poco più di un mese prima che gli stessi pm chiedessero di archiviare l'inchiesta, era stata la Cassazione a confermare che l'anziano imprenditore doveva restare in galera, confermando la fondatezza delle misure cautelari chieste dalla procura. Fondatezza, appunto, di lì a poco smentita dagli stessi magistrati imperiesi.

Tra l'altro, il crollo del teorema della procura fa finire archiviate anche le accuse contro Claudio Scajola, tenuto a lungo sulla graticola per la vicenda del porto turistico d'Imperia, che accoglie la fine di «una vicenda dolorosissima e infangante per me e la mia famiglia» come una «liberazione» dopo «anni di vivisezione», ma «non con stupore, perché so - conclude Scajola - che le verità emergono sempre». E ora che «tutto è stato cancellato», l'ex ministro annuncia che tornerà a pensare alla campagna elettorale come candidato: sarà il numero due in Liguria - dietro Berlusconi - nella lista del Pdl alla Camera.
La spada di Damocle giudiziaria sulla prossima chiamata alle urne si allenta anche per Carlo Vizzini e Saverio Romano. Per entrambi (e anche per l'ex governatore siciliano Salvatore Cuffaro, in carcere a Rebibbia dal 2011 per favoreggiamento aggravato a Cosa nostra), la procura di Palermo ha chiesto l'archiviazione dall'accusa di corruzione aggravata, ora sul tavolo del gip, Pier Giorgio Morosini, che deciderà se accogliere o meno l'istanza. La scelta dei pm palermitani sarebbe una conseguenza del «no» opposto dal Senato a marzo 2012 all'autorizzazione all'uso delle intercettazioni di Vizzini. Il presidente della Commissione affari costituzionali del Senato, passato nel corso dell'ultima legislatura dal Pdl al Psi, si candiderà quasi certamente in Sicilia, con il neonato Centro Democratico di Bruno Tabacci, alleato del Pd.

Anche l'ex ministro Romano, già assolto a luglio a Palermo dall'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa (e per il quale la Camera aveva dato il via libera all'uso delle intercettazioni nel procedimento di cui ieri i pm hanno - comunque - chiesto l'archiviazione) correrà in Sicilia, probabilmente per il Senato, in una lista collegata al Pdl.

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