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Monti non è sparito, si è reincarnato in Letta

I due sembrano gocce d'acqua: bravissimi nel fare poco o nulla. E quando il governo cadrà, nessuno se ne accorgerà

Monti non è sparito, si è reincarnato in Letta

Qualche tempo fa ab­biamo scritto che Mario Monti è scom­parso. Errore. Si è reincarnato in Enri­co Letta. Il quale infatti, non ap­pena insediatosi a Palazzo Chi­gi, ha cominciato a comportarsi come il professore bocconiano. Stesso stile, identica sicumera, medesima inclinazione ad ac­contentare tutti tranne gli italiani, sempre dispo­sti a lasciarsi abbaci­nare dall’ultimo ar­rivato, salvo capire immediatamente di aver preso luccio­le per lanterne.

Nel caso degli ultimi due premier, bisogna ricordare che entrambi sono stati messi al vertice del governo per pura disperazione, sostenuti non da una maggioranza ma dalla fusione - si fa per dire - di due partiti «nemici» che, pur lavorando gomito a gomito, non riescono nemmeno a fingere di essere amici. Sarà anche per questo motivo che Monti e Letta sembrano due gocce d'acqua: bravissimi nel fare poco o nulla. D'altronde, se il secondo volesse differenziarsi dal primo, assumendo una qualsivoglia iniziativa importante, andrebbe incontro al pericolo di finire come il predecessore: silurato con un pretesto.

Queste nostre critiche non sono ispirate da sentimenti distruttivi; anzi, non sono neanche critiche, bensì constatazioni. Monti all'inizio del suo mandato aveva potuto agire indisturbato, perché tutti in Parlamento lo avevano accreditato come salvatore della patria, e si attendevano da lui qualche miracolo. Il bocconiano, entrato nella parte, dichiarò con toni rassicuranti: adesso urge sistemare i conti onde evitare che lo spread ci divori, pertanto sono costretto ad aumentare (per il vostro bene, s'intende) qualsiasi tassa e magari ad inventarne qualcuna di nuova; poi, tranquilli ragazzi, porrò mano alle cesoie e taglierò la spesa pubblica. Insomma, ci aveva garantito una spettacolare spending review. La fase numero uno l'abbiamo vista a occhio, e portafoglio, nudo. La seconda, quella dei tagli, la stiamo ancora aspettando. Risultato. Il fisco ha segato le gambe a noi e all'economia e lo Stato continua a tritare 800 miliardi l'anno. Ovvio, i soldi nostri sono come quelli delle prostitute: è lecito sperperarli.

Letta, che peraltro si era offerto a Monti quale fedele collaboratore, ha superato il maestro. Non ha reso più salata l'Iva, ma la salerà fra tre mesi. In compenso, pagheremo anticipi più elevati per Irap e Irpef. Però, che affarone. Non solo. Egli ha congelato l'Imu sulla prima casa, ma la scongelerà a dicembre, cosicché in un botto dovremo saldare non una rata, ma due.

Felici? Il premier è persuaso di avere fatto un capolavoro. Invece è un gioco: quello delle tre tavolette. Al quale il professore non aveva pensato, tanto che ora si morde le dita. È onesto riconoscere al premier in carica l'attenuante di avere a che fare con una classe politica che gli somiglia. Se a lui venisse in mente di riproporre la spending review, i suoi compagni, sostenitori della spesa pubblica, gli farebbero la festa. Quindi se ne guarda bene e va avanti alla carlona, l'unico modo per sopravvivere. Un balzello di qua, un ritocco di là, soprattutto alcune promesse del genere: troviamo un posto di lavoro ai giovani. Una miserevole bufala.

Occorre confessare che confidavamo in Letta. Sta' a vedere, pensavamo, che questo qui va in Europa e costringe i satrapi acefali di Bruxelles ad allentare i lacci che ci obbligano al rigore (mortis). Ingenui. Figuriamoci. Appena il giovane premier ha messo piede fuori d'Italia, non ha trovato nemmeno un cane disposto a dargli retta. Sospetto che non lo abbiano neppure salutato.

Sotto questo profilo, il presidente Enrico fa rimpiangere l'ex presidente Mario, il quale, se non altro, dandosi arie da uomo internazionale, riusciva ad avere udienza perfino presso Angela Merkel, fors'anche perché davanti a lei si sdraiava a tappetino.

Ci fanno sorridere quelli che dicono: il governo cadrà presto.

Oddio, per cadere cadrà, ma è talmente privo di peso che, schiantandosi, non farà rumore e nessuno se ne accorgerà.

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