Politica

Se la "compravendita" abbaglia la giudice

Il passaggio a destra di De Gregorio è del giugno del 2006, il governo Prodi cade nel 2008. Ma un giudice crede lo stesso alla "compravendita" del parlamentare

L'ex senatore Sergio De Gregorio
L'ex senatore Sergio De Gregorio

In cosa è diversa la Lorenzin (!) dalla Prestigiacomo (!), rispetto a Berlusconi? Che una è al governo e l'altra no. Casualmente, senza logica, e senza competenze. Sono identiche emanazioni di lui che le ha create dal nulla. Per carità, intelligenti e brave come molte italiane non berlusconiane. Possono per questo stare in due partiti?
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Ministro di Giulia e Giustizia. La giustizia è uguale per tutti: non ce n'è per nessuno. La Cancellieri c'è solo per Giulia.
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Continuo a leggere, esterrefatto, le dichiarazioni di Sergio De Gregorio. Che la sola faccia basta a smentire. Ma ci sono gli atti parlamentari che qualunque buon giornalista può controllare e che un serio magistrato non può ignorare. Il 7 giugno viene eletto presidente della commissione Difesa, grazie a un accordo con la Casa delle Libertà raggiunto con la mediazione di Renato Schifani, in contrapposizione al candidato del centrosinistra, Lidia Menapace. Il 25 settembre del 2006 esce dell'Idv, e vota, in seguito, contro la fiducia al governo Prodi già durante la crisi del febbraio 2007. Berlusconi, probabilmente, neppure lo conosceva o non lo ricordava, benché fosse stato responsabile di Forza Italia per il dipartimento Mezzogiorno e candidato alle regionali in Campania con Gianfranco Rotondi.

Democristiano e ondivago, prestato all'ambiguo Di Pietro nel paradosso di un «partito degli onesti», ontologicamente a lui estraneo. Dunque il suo passaggio a Destra è del giugno del 2006, e non ha niente a che fare con la caduta del governo Prodi nel 2008. È incredibile leggere un giudice pagato dallo Stato, Amelia Primavera, che dovrebbe garantire obiettività e rigore rispetto alle bugie di De Gregorio contraddette dagli atti parlamentari: «De Gregorio fornì la prova nell'esistenza dell'accordo corruttivo intervenuto con Berlusconi, per effetto del quale egli aveva ricevuto la somma di 3 milioni di euro (2 milioni in nero e un milione a mezzo bonifico bancario), in cambio dell'impegno di espressione di voto contrario alle proposte della maggioranza del Governo, finalizzata, dunque, a far cadere il governo presieduto da Romano Prodi».

A parte l'evidenza da tutti sottolineata dei 101 del Pd che, senza De Gregorio, hanno ancora tradito Prodi nelle elezioni per il presidente della Repubblica, è impossibile non osservare che De Gregorio non aveva alcuna credibilità per convincere parlamentari del centrosinistra. Ed è insensato parlare di un «patto che prevedeva elargizioni in danaro in cambio del suo “ritorno a casa”». De Gregorio era già «a casa» da due anni. Fingendo di essere un altro, De Gregorio convince la ingenua Primavera, la quale pure ammette che «il suo passaggio al centrodestra fosse ispirato anche da una convinzione politica». Tutto incredibile. Berlusconi pagava De Gregorio in quanto una delle consolidate componenti (9) del Pdl, come è universalmente noto. Non certo per ottenere il suo voto, contro Prodi, che aveva già da due anni. Ma questi giudici ascoltano solo i delinquenti o fanno indagini su dati storici evidenti? È proprio questa mancanza di rigore che determina la profonda sfiducia dei cittadini oltre che nella politica, nella magistratura, cui si chiederebbe serietà e approfondimento della verità. Soprattutto quando è inequivocabile. Oltre alla mancanza di indagini, l'azione della magistratura è anche una palese violazione dell'autonomia del parlamentare garantita dalla Costituzione.


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