Politica

Un Kennedy ad Arcore

La coincidenza mediatica Kennedy-Berlusconi cade a proposito. Perché i due hanno più di un punto in comune

Un Kennedy ad Arcore

L'America sta celebrando in queste ore il cinquantesimo anniversario della morte di John Fitzgerald Kennedy, il presidente-mito diventato l'icona della sinistra planetaria. I giornaloni italiani si sono buttati a pesce sull'avvenimento: paginate su paginate per ricordare, esaltare, consegnare all'immortalità il loro idolo. Oggi le cronache kennediane si mischieranno con quelle italianissime sulle motivazioni della sentenza Ruby. «Abbiamo accertato - scrivono i giudici di Milano, per altro smentiti dagli interessati e da decine di testimoni - che Berlusconi ebbe rapporti sessuali». E già immagino i commenti sdegnati dei moralisti a gettone.
La coincidenza mediatica Kennedy-Berlusconi cade a proposito. Perché i due hanno più di un punto in comune. Entrambi ricchi, molto ricchi, hanno usato la loro ricchezza per farsi largo in politica. Entrambi, alla loro discesa in campo, si sono imposti a sorpresa su rivali favoriti. Entrambi hanno regalato un sogno al loro Paese senza riuscire a realizzarlo (nel caso di Kennedy per sopravvenuto omicidio, in quello di Berlusconi perché siamo in Italia). Tutti e due hanno cambiato profondamente e in modo irreversibile il costume della politica. E, non ultimo, entrambi avevano una passione irrefrenabile per le belle donne.
Neppure il compassato Corriere della Sera si è potuto esimere dal ricordare questo piccolo dettaglio attinente alla vita privata del grande John. Due giorni fa una paginata ne ricostruiva le gesta. Trascrivo: «Dicono che la sua vita sia stata costellata da una sequenza ininterrotta di incontri occasionali con giovani donne di ogni ceto sociale. Tutte bellissime, tutte innamorate. Erano stagiste della Casa Bianca, attrici, cantanti, prostitute, signore del jet set, giornaliste, segretarie, amanti di boss della mafia... Arrivavano di notte alla Casa Bianca nascoste dentro il bagagliaio di un'auto e il presidente le intratteneva nel suo ufficio. Queste consegne a domicilio venivano rispedite al mittente nel giro di pochi minuti...».
E come titola il Corriere questo resoconto? Il porco di Washington? Un immorale al comando? No, titola: «Il fascino di un traditore». Sottotitolo: «Perché noi donne (nonostante tutto) lo adoriamo».
Ohibò. Scopriamo ora che a sinistra un presidente disinvolto e fedifrago può essere amato proprio in quanto tale e celebrato da donne a distanza di 50 anni. Deduco che a sinistra la vita privata, per quanto bizzarra per i canoni dei moralisti, non debba interferire sul giudizio politico e, tantomeno, presumo, diventare fatto giudiziario. Anzi, essere libertini, ci dicono per Kennedy, aggiunge fascino. Questa sì che è una novità.

L'ipocrisia è che tanta benevolenza è solo per chi è di sinistra, zona dove puttane e puttanieri non mancano, ma lì, e solo lì, fanno tanto chic.

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