Politica

Amo gli animali, ma non le bestie che insultano Caterina

Veleno in Rete contro la ragazza malata. Giusto criticare la vivisezione, ma l’animalismo non può diventare una religione. E la crudeltà è parte della natura

Amo gli animali, ma non le bestie che insultano Caterina

La notizia è di dominio pubblico. L'abbiamo data anche noi. La riassumo in tre righe per chi eventualmente l'avesse trascurata. C'è una ragazza, Caterina Simonsen, ricoverata a Padova per una malattia grave che la perseguita da anni e contro la quale ha sempre combattuto con coraggio, riuscendo perfino a studiare regolarmente: è in procinto di laurearsi in veterinaria. Ama gli animali e si considera animalista. Come me.

Nonostante ciò, la giovane donna si è espressa a favore della sperimentazione scientifica sugli animali, da cui evidentemente si aspetta una soluzione ai propri problemi di salute: una malattia genetica che ora le ha attaccato violentemente i polmoni. Non serve una sensibilità speciale per comprendere la sua posizione apparentemente in contrasto con le idee da lei sempre sostenute. Eppure c'è chi in Rete l'ha coperta di insulti. Non li riferiamo per decenza, ricordando che i frequentatori dei social network spesso (anonimi o no che siano) sono cafoni e come tali scrivono: preferiscono ricorrere alla parolaccia piuttosto che alla parola.

Dicendo questo non scopro nulla di nuovo, ma è bene ribadirlo per inquadrare meglio il tema. Personalmente sono contrario alla vivisezione, termine brutale che mi ripugna pronunciare. Ma è pur vero che la mia ostilità verso questa pratica deriva dalla consapevolezza che si è abusato e si abusa ancora delle bestie, infliggendo loro sofferenze atroci, per scopi diversi, e punto nobili, da quelli di fare del bene all'umanità. Molti ricercatori incoscienti - direi di serie C - pur di dare ai loro studi maggiore importanza, rendendoli degni di pubblicazione, non esitano a sacrificare inutilmente decine o addirittura centinaia di cavie, incuranti della necessità - almeno - di non farle patire. Una simile carneficina è intollerabile.

Da qualche anno la strage viene condannata da gruppi sempre più agguerriti di animalisti, ecologisti, vegetariani e vegani, i quali si fanno in quattro affinché la legge vieti o riduca l'impiego di animali nei laboratori lager. Costoro sono meritevoli di solidarietà e appoggio: offrirglieli è un dovere al quale non mi sottraggo. Ma c'è un limite a tutto. Quando l'animalismo, come accade in molti casi, si trasforma in una sorta di religione, intesa in senso fondamentalistico e indifferente alle altrui ragioni, allora sono guai. Ogni eccesso d'altronde è provocato da azzeramento della razionalità.

Se una ragazza in lotta tra la vita e la morte auspica che la scienza trovi il modo di aiutarla, sia pure attraverso la sperimentazione su esseri viventi considerati (a torto) inferiori, non può essere trattata da alcuni esaltati come una pazza indegna di campare. Amare gli animali non significa disprezzare gli uomini e le donne che si fidano di scienziati seri e capaci di lavorare con scrupolo, anche sulle bestie, per ridare la salute a chi l'ha persa o darla a chi non l'ha mai avuta. È lecito sollevare dubbi sull'effettiva efficacia della vivisezione (orrore), come per esempio fa con garbo e cognizione di causa la biologa Michela Kuan, ma disprezzare chi ha opinioni opposte alle nostre rivela una crudeltà pari a quella esercitata, chessò, su un topolino o un cane o un gatto.

Probabilmente sfugge agli estremisti dell'animalismo un dato reale, e cioè che la natura non è benigna, ma cattivissima. Certamente i suoi aspetti più evidenti sono incantevoli: lo spettacolo di un tramonto, delle acque spumeggianti del mare, del cielo stellato, di un paesaggio collinare o dolomitico suscita nel nostro animo gioia e ammirazione. Ma la stessa natura, se analizzata con attenzione nei particolari, è disgustosa, un tritacarne, un'arena in cui si svolgono duelli tra poveri esseri che vogliono sopravvivere e altri esseri, poveri anch'essi, che mirano a sbranarli per il medesimo motivo: sopravvivere. Non entro nei dettagli, desiderando risparmiarvi la descrizione di certe mostruosità. Provate soltanto a immaginare l'attività dei predatori, dal più piccolo al più grosso, dai ragni alle tigri, dai falchi alle aquile. E sorvoliamo su quanto accade tra pesci di varie dimensioni.

Inoltre, avete mai visitato un allevamento di polli o di maiali? Avete mai assistito alla macellazione di bovini e di ovini? Scusate, cari fratelli animalisti, questo mondo fa schifo anche, ma non soltanto, per colpa dell'uomo. Se fosse vero che qualcuno lo ha progettato, non ci vengano a dire che è stato ispirato dall'amore.

Ora, accanirsi su una ragazza a rischio di morte e fiduciosa nella scienza è la prova che nessuno è innocente.

Commenti