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Accordo Renzi-Bonino per la lista unica. Schlein si candida e lancia la Annunziata

Iv e +Europa insieme in "Stati Uniti d’Europa". E nel Pd è guerra tra correnti

Accordo Renzi-Bonino per la lista unica. Schlein si candida e lancia la Annunziata

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Si inizia a parlare di liste e candidature alle europee, e il «nuovo Pd» di Elly Schlein improvvisamente ricorda da vicino il vecchio Pcus di Breznev.
La segretaria, a lungo incerta se scendere in lizza perché ancora non sa cosa farà Giorgia Meloni, ha riunito la prima segreteria dedicata al rebus delle liste. E, dopo aver fatto giurare ai presenti che non avrebbero riferito nulla all’esterno, ha fatto uscire via agenzie una velina secondo cui «tutti hanno chiesto a Schlein di candidarsi», lei confida: «Ci sto riflettendo». Insomma, non è Elly che vuole, ma il Partito che la supplica. Peccato che «non sia andata affatto così», accusano inviperiti dalla minoranza bonacciniana, che chiede al Nazareno di «correggere la propria comunicazione». E che intanto porta intanto a casa un risultato: lo stop alla candidatura del «catto-pacifista» Marco Tarquinio, considerato assai pro-Mosca ma corteggiatissimo da Elly. Gli unici a fare la ola alla segretaria-candidata, raccontano vari partecipanti al summit, sono stati il santoriano Sandro Ruotolo (che, essendo rimasto disoccupato, deve ottenere una candidatura blindata a Strasburgo) e il milanese Maiorino. Molti altri hanno sollevato forti obiezioni: dalla sinistra di Provenzano e Sarracino all’ala riformista con Alfieri, per non parlare delle donne.
Schlein vuol mettere capolista «esterne» o fedelissime: da Annunziata (sopra a Decaro) a Cecilia Strada, fino alle «sue» Annalisa Corrado (sopra Bonaccini) e Camilla Laureti, cui vorrebbe far fare la capogruppo a Strasburgo.

E poi candidare sè medesima al terzo posto in ogni circoscrizione: «Così non solo frega le altre donne con la preferenza di genere, ma frega anche i candidati delle altre correnti», è l’accusa lanciata da più parti. Casi esemplari di donne finite nel mirino sono Pina Picierno e Irene Tinagli: una vicepresidente del Parlamento europeo, l’altra presidente di commissione, ma entrambe troppo filo-Ucraina, anti-Hamas e indipendenti per rientrare nello schema schleiniano. Il Pd ribolle di proteste: «Non è finita qui»; il Nazareno ribadisce, breznevianamente, che «siamo tutti uniti» contro «l’unico nemico, che è la destra».

Mentre il Pd si sposta sulla sinistra radical, nasce a sorpresa la lista «Stati Uniti d’Europa» che vede insieme Matteo Renzi e i radicali di Emma Bonino, oltre al Psi, Volt e Libdem.

Una formazione che potrebbe rosicchiare consensi europeisti al Pd para-grillino di Schlein, e che nei primi sondaggi supererebbe di slancio la soglia del 4%. Resta fuori, almeno per ora, Azione di Carlo Calenda

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