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Addio agli Intercity: «Costano troppo» Pendolari in rivolta

RomaTrenitalia va in rosso e lascia a piedi i pendolari: l'Intercity non parte più.
Nonostante le proteste di migliaia di pendolari che rischiano di restare a piedi oppure di pagare il doppio per compiere lo stesso tragitto la decisione di Trenitalia sembra proprio irrevocabile. Sono 10 le linee di treni Intercity che interessano 9 regioni (Toscana, Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli, Emilia-Romagna, Liguria, Umbria e Campania) e che a partire da giugno verranno sospese. A meno che non intervenga il governo o direttamente le Regioni che però in questo momento di vacche magrissime non avrebbero la possibilità di coprire il buco della società e i costi dei collegamenti. Trenitalia infatti ha confermato al ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture che intende «sospendere l'effettuazione in regime di mercato» per quelle linee che «presentano un rapporto costi/ricavi fortemente negativo, con perdite rilevanti» considerata «l'insostenibilità di questa situazione». Le linee interessate infatti non sono comprese nel cosiddetto servizio universale, ovvero non sono tra quelle che beneficiano di sovvenzioni pubbliche ma vengono effettuate appunto in regime di mercato. Quindi o Trenitalia ci guadagna o le chiude. L'alternativa è passare quelle linee nel servizio universale scaricando in questo modo le perdite sulle casse pubbliche. Il sottosegretario ai Trasporti e Infrastrutture, Umberto Del Basso De Caro ha spiegato di aver attivato «un tavolo di confronto» tra le Regioni e Trenitalia nel tentativo di trovare una soluzione che non penalizzi in modo così pesante gli utenti. Per ora però il Gruppo FS ha limitato la sua disponibilità a «mantere gli Intercity a mercato fino al mese di giugno, ovvero fino al nuovo orario estivo». Potrebbero esserci pesanti ricadute sui turisti in movimento in quel periodo.
La perdita per la società sarebbe pari a circa 30 milioni di euro all'anno e in questo momento le casse pubbliche sono esangui, dunque i cittadini interessati non credono ad una soluzione positiva e si preparano al peggio. Ma De Caro insiste nell'assicurare che il governo «ha avviato uno studio finalizzato ad individuare le alternative possibili nel quadro di una revisione complessiva dell'offerta di servizio universale di lunga percorrenza». Si dovrebbe riconoscere l'utilità sociale di queste tratte ed ottenere così i finanziamenti necessari.
Mentre le istituzioni discutono però, i pendolari dovranno trovare da soli un'alternativa valida che in qualche caso può essere rappresentata dall'alta velocità, molto più costosa, oppure dai pullman. Le Ferrovie sostengono che si tratta di linee di «piccolo cabotaggio» che i pendolari utilizzano per tratte limitate. «É una vergogna», commenta l'associazione a tutela dei consumatori, Codacons. «Dire che gli Intercity servano soltanto flussi pendolari per tratte limitate paragonabili al trasporto ferroviario gestito dalle regioni è una palla colossale - attacca il Codacons -. É una scusa per eliminarli e completare la strategia di Mauro Moretti (ad del Gruppo Ferrovie dello Stato, ndr) che è quella di costringere gli italiani a prendere treni superveloci pagando prezzi esorbitanti».
Nel mese di marzo sono già state soppresse alcune linee Intercity della dorsale appenninica che collegano Roma a Milano passando per Chiusi-Chianciano, Arezzo, Firenze e Prato. Soppressi l'Intercity 586 e 587 in partenza da Roma alle 9.40 con arrivo a Milano alle 16.15 e in partenza da Milano alle 10.50 con arrivo a Roma alle 17.20.

A poco a poco Trenitalia sta smantellando la dorsale tra Roma e Firenze che serve destinazioni chiave: Milano, Trieste/Venezia e Roma/Napoli/Salerno.

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