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Adesso lo ammette pure Befera: "C'è chi evade per sopravvivere"

Befera: "C'è chi evade per sopravvivenza". E assicura: "Con meno tasse ci sarebbe meno evasione". Un'ovvietà che, però, Letta & Co. non colgono

Il direttore dell'Agenzia delle Entrate Attilio Befera
Il direttore dell'Agenzia delle Entrate Attilio Befera

"Che l’evasore sia un parassita nella società rispetto a chi paga le imposte è un dato di fatto". Nelle certezze granitiche di Attilio Befera sembra aprirsi un minimo spiraglio di umanità. Come era già accaduto nel viceministro dell'Economia Stefano Fassina anche il direttore dell’Agenzia delle Entrate sembra, infatti essersi reso conto che, guarda un po', la pressione fiscale è "un po' troppo alta". Ma non solo. Ai microfoni di Radio 24 è arrivato pure a concedere che non tutti evadono per fare i furbi e nascondere ricchezze nei paradisi fiscali. È arrivato addirittura ad ammettere che in Italia esiste un’evasione di sopravvivenza. "Indubbiamente, con una minore pressione fiscale - ha spiegato - ci sarebbe meno evasione per carenze di liquidità".

In un Paese normale, dove non si lavora gran parte dell'anno per mantenere un Fisco famelico, come invece avviene in Italia, le dichiarazioni di Befera verrebbero prese come un'ovvietà, come un dogma che sta alla base del rapporto tra il contribuente e lo Stato. Nel Belpaese, invece, la pressione fiscale ha largamente superato la soglia psicologica del 50% mettendo in ginocchio industrie, pmi e artigiani. Con l'aggravarsi della crisi economica, anche la sinistra è arrivata ad ammettere che molti sono costretti ad evadere. Qualche mese fa se ne era accorto anche Fassina sollevando un polverone tra i vertici del Pd e della Cgil. "C'è chi evade per non morire", aveva detto il numero due del ministero dell'Economia. Insomma, per dirla con le parole di Antonio Martino, "chi froda il fisco e mette via soldi che il pubblico sperpererebbe senza pietà è un patriota". Oggi sembra accorgersene anche Befera che, pur non ammettendo alcuna marcia indietro sul redditometro, ha riaperto il dibattito su una pressione fiscale tanto eccessiva da frenare la crescita del Paese. "Ci sono vari tipi di evasione, noi cerchiamo di combatterli tutti con la massima intensità - ha spiegato - in Italia bisogna pagare le imposte e se non ci fosse Equitalia non le pagherebbe nessuno". Fa fatica a non bollare l'evasore come "un parassita della società". Lo considera "un dato di fatto". "L'evasione fa ancora parte della cultura italiana, bisogna cambiarla - continua - evadere non è furbizia, bisogna insegnarlo alle nuove generazioni. Siamo un Belpaese di evasori, speriamo di cambiare". Eppure sa bene che c'è chi è spinto a frodare il Fisco dal Fisco stesso. In ogni caso il direttore dell'Agenzia delle Entrate, il cui mandato scadrà a giugno del 2014, vuole che tutti gli italiani capiscano che bisogna pagare le imposte: "Al di là dell’aumento del gettito, è di insegnare che le imposte vanno pagate, per due motivi: sia per dare i servizi sia per redistribuire il reddito". Questo è l'obiettivo che dice essersi dato in vista della scadenza del mandato.

Che un taglio della pressione fiscale possa comportare un maggior gettito alle casse pubbliche è un assioma tutto sommato facile da capire. Quando il Fisco è equo, i contribuenti pagano le tasse senza sentirsene oppressi. Proprio per questo il punto focale del piano economico che il Pdl ha portato al governo c'è una sforbiciata concreta delle tasse, a partire dall'abolizione dell'Imu sulla prima casa e dell'aumento dell'aliquota Iva dal 21 al 22%. Su questi punti, però, sia il premier Enrico Letta sia la compagine piddina che siede all'esecutivo sembrano non voler sentir ragioni. Proprio per questo, settimana scorsa, si è andati a un passo dalla crisi di governo.

Ora che la ripresa inizia a farsi sentire sui principali indicatori economici, sarebbe infatti opportuno che il ministro Fabrizio Saccomanni e il collega Flavio Zanonato lavorino a un piano per ridurre sensibilmente la pressione fiscale.

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