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Adinolfi: "Io come Roccella, vittima del violento pregiudizio anticristiano"

Le presentazioni del libro di Mario Adinolfi contro l'aborto sono possibili solo in presenza delle forze dell'ordine

Adinolfi: "Io come Roccella, vittima del violento pregiudizio anticristiano"

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Adinolfi: "Io come la Roccella vittima del violento pregiudizio anticristiano"

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C'è un “caso Roccella permanente in Italia che dura da cento giorni, da quando è cominciato cioè il tour di presentazione dell’ultimo libro di Mario Adinolfi “Contro l’aborto - con le 17 regole per vivere felici”. Ne sanno qualcosa la Digos e i carabinieri che devono accompagnare Adinolfi in ognuna delle sedi dove va a parlare della sua opera, spesso fronteggiando frange che fanno sembrare le trenta contestatrici della ministra Roccella delle mammolette. A Mestre ci sono voluti settanta agenti in tenuta antisommossa a tenere testa a quattrocento anarchici ed esponenti dei centri sociali, capitanati dal nipote di Massimo Cacciari, che volevano impedire ad Adinolfi anche solo l’accesso al Centro Culturale Candiani dove era in programma la presentazione. Stessa scena nelle Marche, a Jesi, mentre a Bologna le parole del sindaco Lepore contro la presenza di Adinolfi in città hanno convinto lo scrittore a rinunciare alla serata di presentazione.

A Bologna qualcuno ha detto che lei l’ha data vinta ai violenti. È così, ha avuto paura?

"Il sindaco Lepore è il responsabile della polizia comunale e della sicurezza in città. Le sue parole erano un via libera ai violenti e ho voluto proteggere le famiglie che vengono a seguire la presentazione del mio libro".

Cos’ha pensato quando ha visto la contestazione alla ministra Roccella a Torino?

"Ho pensato che avrebbero detto che hanno il diritto di contestare un ministro perché detiene il potere. Non è così. Contestano le idee della Roccella, per la precisione le idee cattoliche e a difesa della vita nascente. Come fanno con me, che non sono ministro. C’è un violento pregiudizio anticristiano che denuncio da tempo e gli scrittori esplicitamente cattolici fanno fatica ormai a poter parlare in pubblico".

C’è chi dice che lei è un provocatore e che le contestazioni se le cerca e se le merita. Non hanno ragione?

"Non è provocatore Zerocalcare che sostiene che De Benoist ispira i nazisti? Non è provocatore Saviano che dice che la famiglia va abbattuta o che i leader di destra sono i capi della malavita? Non è provocatrice la Murgia che dice che a capo del governo in Italia c’è una donna fascista? Chi scrive è sempre visto come provocatore da chi lo avversa. Ma per loro guai ad alzare un fiato contro quando parlano. Quando parliamo noi è invece legittimo farci di tutto".

Sicuro di non usare l’arma del vittimismo?

"Guardi, ho scritto cinque libri negli ultimi dieci anni, ho tenuto almeno cinquecento presentazioni e non c’è stata una data che s’è potuta tenere senza la presenza di polizia e carabinieri. È faticoso sa? Ed è anche molto stressante. Qualche tempo fa un settimanale mi dedicò una copertina definendomi “Pericolo pubblico” per via del clima che accompagna ogni mia tappa. Non è giusto.

Rivendico il diritto alla libertà d’espressione per chi ha idee diverse dal conformismo di sinistra e lo rivendico non solo per me e per la Roccella ma per tutti coloro che hanno qualcosa da dire e scrivono libri in questo Paese".

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