Politica

Apre l'Officina per ricostruire la destra

Roma Non ci sarà, non può che non esserci, Gianfranco Fini, che «ha deciso di uscire dalla politica, e di scrivere libri» assicura Alemanno. E non ci sarà neppure An, assicurano tutti, nessuna riedizione o operazione nostalgia sotto forma di 2.0, come si usa. Al momento c'è una «piattaforma», quelle cose che in politica anticipano un nuovo partito, o più facilmente un'alleanza di partiti, da vedere come, quando e con chi, e se si riuscirà a mettere sotto uno stesso tetto le tante anime con storie diverse presenti all'inaugurazione di «Officina per l'Italia», a Montecitorio.
C'è il figlio di Cossiga (il padre, presidente della Repubblica, era solito scherzare: “Ho due figli. Una comunista bolscevica, l'altro di destra, fascista”) che sarà coordinatore dell'Officina; c'è Giulio Tremonti (che annuncia anche lui un nuovo libro, su Cossiga padre); c'è l'ex ministro tecnico Giulio Terzi di Sant'Agata, gli ex finiani Urso e Viespoli, Magdi Allam, Isabella Rauti, l'ex presidente del Senato forzista Marcello Pera (solo con un messaggio, dove saluta il tentativo di «recuperare le idee fondanti originarie del centrodestra»), e inviti aperti a professionisti e intellettuali di area come Marcello Veneziani e il saggista Gennaro Sangiuliano (vicedirettore Tg1) e una cinquantina di personalità per formare un comitato politico (nessuno dal Pdl). Ma il motore, insieme ad Alemanno, appena uscito dal Pdl (senza acredini con Berlusconi che, raggiunto al telefono, gli ha augurato «in bocca al lupo») sono i parlamentari di Fratelli d'Italia, come La Russa, Meloni e Corsaro.
Il senso dell'«Officina per l'Italia», stilizzata in un simbolo con tre ingranaggi tricolore all'opera, lo spiega Giorgia Meloni: «Vogliamo dare una casa agli esuli della politica, i delusi, quelli che non vogliono un centrodestra subalterno alla sinistra. C'è bisogno di un centrodestra diverso, non subalterno alla sinistra ma che non muoia ponendosi come unico problema Berlusconi, pur avendo il compito di costruire una eredità del centrodestra di Berlusconi». Insomma, un centrodestra nazionale non alleato alla sinistra e che superi il berlusconismo («liberi da vincoli, interessi e condizionamenti» twitta Corsaro). Una strada forse parallela ma diversa dall'attuale Pdl, il cui leader è ancora Berlusconi e il cui alleato di governo è il Pd. Questo «percorso di costruzione» di una destra tricolore non berlusconiana «è aperto al confronto con altri partiti come La Destra di Francesco Storace, il Fli di Roberto Menia e ad altri» spiega Ignazio La Russa, che aggiunge: «Se il Pdl avesse avuto occasioni di confronto come questa, si troverebbe in una situazione meno deludente» (invece è vittima di una «divisione al suo interno che qualcuno voleva, a torto, riferire alla presenza di personalità provenienti da An»). Il laboratorio o l'officina per scrivere le basi di questo centrodestra è aperto con l'obiettivo è di arrivare ad un documento, un manifesto, da presentare entro il 9 novembre - data della caduta del Muro di Berlino - e in prospettiva ad un congresso fondativo a Fiuggi il 27 gennaio 2014, stesso luogo e giorno del congresso che nel '95 portò alla nascita di An. Nel frattempo, coordinamenti locali per raccogliere i fondi, non avendo finanziamento pubblico.
L'iniziativa arriva in quasi simultanea con quella del sindaco Tosi («Il leghista che non ha mai parlato di secessione» dice non a caso la Meloni), nell'ottica di eventuali, finora solo teoriche, primarie del centrodestra, insieme ad Alfano, Fitto e lealisti Pdl.

Mai stato così in movimento il centrodestra italiano.

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