Politica

Un argine all'ingordigia dello Stato

Silvio Berlusconi ha lanciato un programma di riforma di Equitalia necessario per ripristinare il rapporto tra fisco e contribuente. I tributi sono il prezzo dei servizi pubblici che il governo fornisce. Come dice Berlusconi, il fisco non deve presentarsi come un nemico, se vogliamo che il cittadino senta l'imposta come un dovere a cui è giusto assolvere. Equitalia ha quattro gravi anomalie. La prima è di natura costituzionale e consiste nella violazione dell'articolo 53: il principio per cui ciascuno è tenuto a pagare i tributi secondo la sua capacità contributiva. Questo canone non può valere solo per il modo in cui la legge e gli atti amministrativi regolano le aliquote degli imponibili e l'accertamento dei tributi. Deve valere anche per il modo in cui sono riscossi. Ecco perché ha ragione Berlusconi a sostenere che la riscossione di insoluti fiscali deve avere un limite nel minimo esistenziale della famiglia: non si dovrebbe ammettere che possa essere pignorata l'abitazione.

La seconda anomalia si riferisce agli interessi sulle cartelle di Equitalia. Riguardano sia le somme di imposta sia le sanzioni pecuniarie. Il principio per cui le sanzioni penali sono sottoposte a interessi di mora contrasta con il criterio di ragionevolezza delle pene. Nessuno penserebbe che una pena di 5 anni di carcere possa aumentare dopo l'applicazione di un cumulo di tassi d'interesse misurato in mensilità di carcere. La legge di Sviluppo del luglio 2011 ha disposto che sulle somme iscritte a ruolo gli interessi di mora non si applichino per la parte corrispondente alle sanzioni pecuniarie tributarie e agli interessi. È solo un primo passo parziale, occorre che anche nella formazione della cartella esattoriale non si calcolino gli interessi sulle pene pecuniarie.

La terza anomalia consiste nel fatto che Equitalia riscuote con sistema coattivo e potere di pignoramento anche tributi per i quali il contribuente ha fatto ricorso e vi è un contenzioso, sicché non si sa se sono dovuti. Anche qui c'è una violazione della costituzione fiscale, infatti l'articolo 23 della Costituzione stabilisce che le imposte possono essere prelevate solo in base alla legge e se vi fosse una contestazione della legittimità del prelievo, nel caso singolo, Equitalia non dovrebbe poter pignorare finché il caso non è risolto.

C'è una quarta anomalia che riguarda il livello troppo elevato dell'aggio esattoriale di Equitalia, che è una società per azioni pubblica, con personale formato da quello delle ex esattorie bancarie e posseduta per il 51% dal ministero del Tesoro e per il 49% dall'Inps. L'aggio di riscossione del 9% è molto elevato. Pare che abbia cercato di porre rimedio il governo Monti, ma così non è perché ha operato, in questo caso come in altri, con ipocrisia. Cioè con una norma che lascia le cose come stanno. Infatti il decreto Salva Italia ha stabilito che l'aggio va commisurato ai costi, ma la riduzione eventuale può essere stabilita entro il 2013. Il principio del costo, poi, è opinabile. Infatti l'aggio, a cui si aggiungono le spese di notifica delle cartelle e delle procedure coattive, serve per pagare sia il suo ampio personale sia gli emolumenti e le spese dei consigli di amministrazione e dei collegi sindacali di Equitalia spa: Nord, Centro e Sud, che riscuotono i tributi, più Equitalia Servizi che fornisce servizi e Equitalia Giustizia che si occupa del contenzioso. Dall'ultima relazione della Corte dei conti si desume che sono aumentate le riscossioni, e ciò è certamente positivo, ma anche che la società fa profitti.

A spese del contribuente.

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