Economia

Arrestati tutti i Ligresti: "Stavano per fuggire". Sono spariti 14 milioni

Ai domiciliari Salvatore, in carcere Giulia e Jonella, il figlio Paolo è in Svizzera. Bilanci truccati e aggiotaggio per i conti di Fonsai

Arrestati tutti i Ligresti: "Stavano per fuggire". Sono spariti 14 milioni

Milano - Lo svegliano poco dopo l'alba, con il rispetto dovuto ai suoi ottantuno anni. Ma per Salvatore Ligresti è comunque il giorno peggiore della sua lunga vita da imprenditore. Sull'ordine di custodia che gli consegna la Finanza, per lui sono previsti gli arresti domiciliari. Ma in galera il giudice spedisce tutti i suoi figli: Giulia, Jonella, Paolo. Una intera dinastia imprenditoriale conclude nel modo peggiore la sua parabola. Vent'anni fa Ligresti era stato arrestato per un infortunio comune a tanti imprenditori: le stecche alla politica. Oggi invece è accusato di avere commesso le colpe peggiori che un uomo d'impresa può fare: truccato i bilanci, sperperato a vantaggio proprio e della sua famiglia i beni dell'azienda, ingannato i mercati e i risparmiatori.

È l'inchiesta della Procura di Torino, che viaggia parallela a quella della Procura di Milano sulla bancarotta dell'impero ligrestiano. Le 136 pagine dell'ordine di custodia si inerpicano sul terreno arido delle contabilità assicurative, di come vennero truccati i conti di Fondiaria Sai per garantire alla famiglia il controllo, nascondendo i rischi sotto il tappeto. Ma poi dilagano nella descrizione colorita e disarmante degli sperperi inverosimili. Cose che in parte si sapevano, in parte nuove. Ma tutte insieme raccontano una catastrofe. E qua e là si aprono nuovi scenari su possibili gravi sviluppi.

LA BANDA DI RITARDATI

Il sistema di sottostima dei rischi da sinistri, secondo il teste Ettore Rigamonti, «competeva ai vertici, a conoscenza della realtà delle cose». In una telefonata il manager Massimo Dalfelli: «Il problema era al piano di sopra che erano una banda di ritardati».

MIGLIAIA DI TRUFFATI

Scrive il giudice: «Il duplice aumento di capitale nel volgere di poco più di un anno ha avuto quale conseguenza diretta, la distruzione del valore delle azioni acquistate da migliaia di risparmiatori che hanno sottoscritto il primo aumento di capitale: molti di questi, hanno visto andare completamente perduto il loro investimento».

JONELLA SAPEVA

Per il solo 2010 si sarebbero dovuti mettere a bilancio 700 milioni di euro di rischi. Ancora Rigamonti: «Io avevo sintetizzato queste considerazioni in una nota scritta e trasmessa ad Emanuele Erbetta (direttore generale di Fonsai, arrestato anche lui, ndr); Erbetta mi disse di averla inoltrata al presidente del cda», ovvero a Jonella Ligresti. «Vi era il solo interesse a consentire dividendi per Premafin (cioè per i Ligresti, ndr) e che conseguentemente la voce relativa alle riserva era la voce più comprimibile».

GLI EMOLUMENTI DA RECORD

Mentre Fonsai andava verso il dissesto, i Ligresti e i loro manager si arricchivano: «Jonella Ligresti ha percepito compensi per 9.506.621; Giulia Maria 3.465.976; Paolo 10.386.063».

I BENEFIT

A Salvatore Ligresti risultano pagati dall'azienda cinque segretarie e cinque autisti, due foresterie in piazza Repubblica e un appartamento in viale Majno, due Mercedes e un'Audi; a Jonella cinque segretarie e un autista, una casa a Roma, una Mercedes e tre Bmw; a Giulia una segretaria, sei impiegate, un autista e cinque automobili; a Paolo nove auto e uno scooter».

UN FALCON, ANZI DUE

Viene intercettato lo sfogo Alberto Alderisio, uomo di fiducia della famiglia: «Manie di megalomania incontrollabili: “No, io non posso andare con Paolo, io vado da sola”, e partiva il Falcon! “No, io con quello non...” un altro Falcon! “Ah no, con quello stronzo io non ci vado perché, poi devo portare il mio amico, quello è l'altro mio amico, questo, quello”. E io subivo tutte queste angherie. Mi faceva comodo subirne perché per carità, potevo anche dirgli: signora, andate a fare in culo! Però, in fondo, io avevo un contratto per accontentare il presidente e facevo questo!».

IL FIGLIO DI LA RUSSA

Ancora Alderisio parla con un interlocutore sconosciuto che gli dice: «La Ilaria ce l'aveva anche col figlio di La Russa che pigliava due o tre milioni anche lui...». E Alderisio: «Lì è successo di tutto e di più caro mio...».

I VERTICI ASSERVITI

«I vertici della società sono rimasti saldi in una posizione di asservimento alla famiglia, di cui il referente è senz'altro da identificarsi nel predetto indagato (Salvatore Ligresti, ndr), il quale primo tra tutti unitamente ai figli ha goduto della politica manageriale che ha portato al graduale depauperamento delle società».

LA CORRUZIONE

Erbetta e Fausto Marchionni, anche lui arrestato, parlano dei loro timori sul filone milanese dell'indagine: «Speriamo che ci si ferma a queste ipotesi qua, che non salta fuori tutta la storia della parte immobiliare e della corruzione altrimenti viene fuori un casino».

I SOLDI PER LA FUGA

L'arresto viene disposto anche perché si teme che i figli di Ligresti stiano preparando la fuga: prelevando 14 milioni dai conti lussemburghesi.

E infatti Paolo riesce a scappare in Svizzera.

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