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Berlusconi cauto: non mi fido delle toghe

Il Cav plaude a Napolitano, ma teme che i magistrati non fermeranno "l'operazione Craxi-2". Domani le dimissioni dal San Raffaele, si lavora all'evento del 23

Berlusconi cauto: non mi fido delle toghe

Roma - Alla fine arriva l'atteso segnale. Non una fumata bianca, certo, ma le parole di Giorgio Napolitano - al netto di alcuni inevitabili passaggi critici - non possono essere che musica per un Berlusconi ormai sulle barricate da giorni. Di fatto, il presidente della Repubblica invita i magistrati a garantire al Cavaliere di poter partecipare alla «complessa fase politico-istituzionale» di qui fino ad aprile, una sorta di richiesta di legittimo impedimento che arriva da colui che del Csm è il presidente. Sarà difficile, insomma, per la procura di Milano non tenerne conto. Anche se il leader del Pdl, ieri ancora al San Raffaele, non si fida affatto. È soddisfatto per le parole di Napolitano, certo, ma vuole vedere l'effetto che faranno nei prossimi giorni. Capire se davvero quella che in privato definisce «l'operazione Craxi-2 portata avanti dai pm milanesi» subirà una frenata.
Nonostante il Quirinale abbia inviato un messaggio chiaro, riconoscendo per giunta a Berlusconi il ruolo di «protagonista del dibattito democratico» e leader del secondo schieramento più votato alle elezioni, il Cavaliere non dà infatti per nulla scontata la tregua. D'altra parte, è il ragionamento fatto dall'ex premier ai suoi, «appena abbiamo abbassato la guardia prendiamo ceffoni da tutte le parti». Berlusconi ce l'ha con la manifestazione dei parlamentari Pdl al Palazzo di Giustizia di Milano, visto che appena si è deciso di congelarla sono arrivate quelle che Gaetano Quagliariello paragona alle «sberle prese da Zoff contro l'Olanda». Ed è per questo che l'ex premier è cauto e non troppo ottimista. Perché nei contatti di questi giorni con Napolitano e pure nell'incontro avuto ieri dalla delegazione Pdl che è salita al Colle (Angelino Alfano, Fabrizio Cicchitto e Maurizio Gasparri) l'impressione avuta è stata quella di un capo dello Stato pure lui perplesso da certi eccessi. Certo, il presidente della Repubblica non ha preso bene la protesta dei parlamentari a Milano e l'ha stigmatizzata, ma è impossibile non cogliere quanto Napolitano sia stato netto nell'invitare la magistratura a una tregua. D'altra parte, anche lui qualche dubbio sull'azione di certe procure deve averle se nei giorni scorsi avrebbe fatto notare ad alcuni suoi interlocutori che le intercettazioni che lo riguardano ancora non sono state distrutte. Una considerazione che si commenta da sola.
La strategia di Berlusconi, dunque, non cambia. Voglio vedere prima cosa faranno i magistrati - è il senso dei suoi ragionamenti - e poi decidiamo se cambiare registro. Da oggi, dunque, si comincerà a capire che aria tira quando a Milano riprenderà il processo Ruby. Nel frattempo il Cavaliere - che dovrebbe uscire dal San Raffaele domani per continuare la terapia a casa ancora due settimane - ha dato mandato di continuare con i preparativi della manifestazione del 23 marzo a piazza del Popolo. In stand by resta invece l'ipotesi di disertare le Camere venerdì per la votazione dei presidenti. L'ex capo del governo sa bene che la partita a scacchi è ancora lunga ed ha come obiettivo finale l'elezione del presidente della Repubblica. La preoccupazione di restare fuori dai giochi resta, ecco perché Berlusconi decide di «denunciare» nero su bianco «le manovre meschine e strumentali» che il Pd sta costruendo per avere un altro capo dello stato «di sinistra».

Il centrodestra, assicura, «ha invece diritto a rivendicare un candidato diverso e di altra estrazione».

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