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Berlusconi raduna il suo popolo: "Giorno di lutto, ma non mollo"

"Sarò leader anche fuori dal Senato". Aperta la campagna elettorale, l'8 dicembre i primi mille club di Forza Italia

Berlusconi raduna il suo popolo: "Giorno di lutto, ma non mollo"

«Siam pronti alla morte. Andiamo avanti!». In una piazza sferzata dal vento gelido Berlusconi trasforma il suo giorno più duro in una promessa di riscossa. Mutua le parole dell'inno di Mameli e abbraccia il suo popolo: 20mila azzurri arrivati da ogni parte d'Italia che il Cavaliere ringrazia così: «Sono commosso. Grazie, grazie, grazie». Berlusconi è colpito al cuore dal voto del Senato che lo butta fuori dal Parlamento ma non è domo: «Oggi è un giorno amaro - dice dal palco allestito sotto palazzo Grazioli - un giorno di lutto per la democrazia». Ma la partita non è chiusa e Berlusconi guarda avanti. E dietro l'angolo c'è l'ennesima sfida nelle urne: «Vi do appuntamento qui - dice ai suoi in visibilio - per il primo giorno della prossima campagna elettorale». È come se l'ex premier volesse confortare la massa di gente venuta a Roma per confortare lui: «Non disperatevi se io sarò fuori dal Parlamento e se il leader del centrodestra non sarà più senatore - arringa la piazza - io sono qui e sto in campo. Anche da non parlamentare si può continuare a fare le battaglie. D'altronde lo fanno altri leader come Grillo e Renzi».

Poi parte il j'accuse nei confronti degli avversari: «Oggi i grillini, il Partito democratico e il Sel di Vendola brindano perché sono riusciti a portare il nemico numero uno davanti al plotone di esecuzione. Brindano ma non hanno vinto definitivamente la partita», avverte il Cavaliere che attacca a testa bassa la magistratura: «In nessun paese civile e democratico è mai successo che un leader politico abbia dovuto subire una simile persecuzione - dice il Cavaliere che ripercorre le sue vicissitudini giudiziarie -. L'ultima sentenza della corte di Cassazione è basata solo su teoremi e congetture. Una sentenza che grida vendetta davanti a Dio e agli uomini». E per arrivare a questo, per arrivare alla sua espulsione dal Parlamento, giudici e sinistra «hanno calpestato la legge trasformando l'Italia in un Paese dove nessuno può essere certo del diritto».

La magistratura è il bersaglio numero uno: «Vuole la via giudiziaria al socialismo contro il capitalismo borghese - spiega il Cavaliere -. Quando la sinistra non è al potere la magistratura fa di tutto per farla tornare al potere». E la sinistra è complice di questo disegno: «Abbiamo già passato nella storia del nostro Paese un periodo difficile come questo - avverte l'ex premier rievocando Mani Pulite -. Nel '94 la magistratura di estrema sinistra si era data come missione quella di portare la sinistra al potere sgombrando il campo dai cinque partiti democratici che avevano governato bene o male per cinquant'anni. Oggi, come allora, è in atto lo stesso colpo di Stato». E prosegue: «Queste non sono opinioni ma frasi che si leggono nei documenti di Magistratura democratica che persino l'Unità nel 1978 ha accusato di avere abbracciato le idee estremiste delle Brigate Rosse».

E che dire dell'ultima impresa di questa sinistra? «Non ha voluto aspettare che la giustizia facesse il suo corso, ha affrettato i tempi, ha cambiato il regolamento del Senato». Ma la storia non finisce qui: «Sono assolutamente sicuro che capovolgeranno la sentenza con una mia assoluzione piena - grida Berlusconi che conferma di voler impugnare il verdetto -. E allora, questi signori, cosa faranno? Mi faranno tornare in Parlamento? Mi risarciranno? La risposta non c'è». Ma una risposta, politica, Berlusconi la dà: ridare la parola ai cittadini.

Il suo popolo sembra non aspettare altro. E quando Berlusconi fa un riferimento ad Alfano e ai ministeriali, senza mai citarli direttamente, la piazza letteralmente esplode: «A tutti voi il ringraziamento più sentito anche da parte dei miei collaboratori e dei parlamentari. Altri se ne sono andati...». Per qualche minuto via del Plebiscito diventa una bolgia: «Tra-di-to-ri, tra-di-to-ri». Il Cavaliere guarda il tripudio di bandiere tricolori poi allarga le braccia. Quindi aggiunge: «Accetto questa interruzione, ruvida ma efficace. Noi siamo sicuri di essere dalla parte giusta e siamo sicuri che non tradiremo mai i nostri elettori». L'altro boato che impressiona è quando il Cavaliere, sempre senza mai citare Napolitano, giura: «Dobbiamo riprenderci il diritto... Bisogna dare ai cittadini il diritto di eleggere il presidente della Repubblica». Elezione diretta del capo dello Stato: sarà uno dei punti della prossima campagna elettorale, tutta giocata contro i «piccoli partiti», Ncd in testa. «Dobbiamo convincere i moderati ad imparare a votare, non devono frazionare il voto, devono votare solo per Forza Italia». Quando? Presto: «Vi do appuntamento l'8 dicembre», data della prima convention di Fi.

«Lì festeggeremo la creazione dei primi mille club ed è da lì che dobbiamo ripartire».

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