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Bersani resta fuori da Palazzo Chigi

Il Pdl supera il Partito democratico nelle intenzioni di voto. Il Cavaliere apre a un possibile governissimo

Bersani resta fuori da Palazzo Chigi

Sta diventando la «questione Bersani». Più di qualcuno, perfino nel suo partito, comincia a dire che quasi non lo riconosce più. È divorato dalla voglia di andare a Palazzo Chigi, portando avanti un braccio di ferro fratricida con Napolitano. Se qualcuno prova a spiegargli che non ha i numeri, lui risponde stizzito che li ha. Il problema è capire dove. Si sa che la sua fissa sono i voti dei senatori cinquestelle, ma se anche Grillo continua a sbattergli la porta in faccia lui sembra non sentire le sue urla. E va avanti a testa bassa. Quando il presidente della Repubblica gli ha chiesto se ha in mente almeno un programma di governo la sua risposta ai più è apparsa stellare, degna di un post comunista su Marte. Eccola: cittadinanza per chi nasce in Italia da stranieri residenti da almeno 5 anni; richiesta di cittadinanza anche per chi non è nato in Italia ma è cresciuto nel nostro Paese; riconoscimento delle unioni gay secondo il modello tedesco. È chiaro che farebbe di tutto per convincere i grillini, solo che da un premier in pectore uno si aspetta anche altro. Che fine ha fatto la crisi? Dimenticata. Nei pensieri di Bersani è una problema di secondo piano. Chi se ne frega delle famiglie che al 20 del mese hanno già finito lo stipendio, delle imprese senza più ordini, della produzione ferma, dello Stato che non paga i suoi debiti, di una disoccupazione giovanile da record assoluto, di questa mancanza di futuro che crea rabbia, paura, frustrazione. Prima vengono le questioni della cittadinanza, le uniche che secondo il segretario del Pd possono sedurre i cinquestelle. Tutto questo dimostra che Bersani ha perso la razionalità politica. Non ha capito che il primo problema per Grillo si chiama Pier Luigi Bersani. È lui soprattutto che deve farsi da parte. E con lui tutto quello che il Pd rappresenta nella testa del comico genovese. Quella sinistra pachidermica che vive di soldi pubblici e piazza nel Palazzo gli amici degli amici. Quella che recupera come fa l'onorevole Boldrini i candidati del Sel sconfitti alle elezioni e i giornalisti «vicini». Il giaguaro a quanto pare perde le macchie ma non il vizio.

Quali sono allora le carte che Bersani può ancora giocarsi prima che Grasso, uomo non inviso al Cavaliere, gli rubi i sogni di gloria e palazzo Chigi? Far perdere tempo al Paese inseguendo la sua ossessione e sperare in un sempre più improbabile miracolo a cinque stelle.

E la crisi? La crisi non esiste: è solo una decrescita felice.

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