Politica

Botte da orbi tra il partito di Repubblica e il presidente Napolitano

Il quotidiano di Scalfari accusa il Colle di aver riconosciuto al Cavaliere un "legittimo impedimento" automatico e di non aver difeso le toghe. La risposta piccata di Napolitano: "Falso e arbitrario"

Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano
Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano

Volano stracci tra il partito di Repubblica e il presidente Giorgio Napolitano. Al quotidiano fondato da Eugenio Scalfari, da sempre fervido sostenitore dell'operato del Colle, non è piaciuto il comportamento e il comunicato diramato dal capo dello Stato dopo l'incontro con la delegazione del Pdl a seguito della marcia sul tribunale di Milano.

In un articolo firmato dal vicedirettore Massimo Giannini, si puntava il dito sul fatto che Napolitano non avesse difeso adeguatamente la magistratura e, anzi, avesse di fatto riconosciuto a Silvio Berlusconi un "legittimo impedimento" automatico, un "lodo Alfano provvisorio", insomma un salvacondotto. Secondo Giannini, la ragione che ha spinto Napolitano a tutto ciò è dovuta al delicato momento politico e alla serie di appuntamenti importanti che stanno per arrivare.

Per Repubblica, la colpa più grande del Colle è stata quella di aver "ricevuto una delegazione del Pdl guidata da Alfano, salito sul Colle per chiedere provvedimenti punitivi contro la magistratura e per annunciare altrimenti l'Aventino della destra". Una sorta di ricatto che Giorgio Napolitano ha smentito, scrivendo una missiva allo stesso quotidiano inquirente. Una missiva dal tono piccato, in cui accusa Giannini di aver dato una "versione arbitraria e falsa dell'incontro" con il Pdl; in cui nega che lo stesso partito gli abbia chiesto "provvedimenti punitivi contro la magistratura" o che abbia minacciato un Aventino. Insomma, tutto il contrario di quanto scritto da Giannini. Che, dal canto suo, ha risposto alla missiva mantenendo le sue posizioni.

E opinioni. 

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