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"Campagna d'autunno". In arrivo un'altra stagione flop per Schlein

La segretaria del Partito Democratico si appresta a guidare i dem verso un'ultima parte del 2023 particolarmente "rovente": ma le proposte politiche sono sempre i soliti spot

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Dopo l'estate militante, ecco la campagna d'autunno. Passano le stagioni (è proprio il caso di dirlo) ma le idee e le proposte del Partito Democratico firmate da Elly Schlein continuano a essere solo slogan. Lo dimostra ampiamente il messaggio, anche fin troppo accorato, rivolto alla base dem: "Sarà un autunno di grande partecipazione". Neanche quindi il tempo che la stagione estiva volga ufficialmente al termine che ecco una leader del Pd che annuncia un'agenda dai contenuti più "roventi" rispetto a quello che hanno caratterizzato qualche sporadica feste dell'Unità e rilassanti raccolte di firme online sul salario minimo, con tutte le falle del sistema scoperte.

La sudditanza di Schlein verso Conte e Landini

Ed è proprio su quest'ultimo tema che la Schlein intende nuovamente ripartire: "Insisteremo per portare la proposta unitaria delle opposizioni in Aula". Una mossa per fare a sportellate con Giuseppe Conte, uno dei veri artefici della proposta su cui più recentemente ha apposto la propria firma anche Carlo Calenda. Ci sono poi anche il tema della scuola, del Pnrr, delle risorse destinate alla ricostruzione nelle zone alluvionate dell'Emilia-Romagna, fino ad arrivare all'imminente manovra finanziaria con la quale l'opposizione intendere mettere in difficoltà il governo Meloni. "Il Pd non accetterà ulteriori taglia alla sanità pubblica", tambureggia l'ex europarlamentare durante il suo tour estivo in giro per l'Italia.

La virata decisa verso il populismo di sinistra è netta. L'obiettivo è chiaro: tagliare definitivamente i ponti con il riformismo di governo in salsa dem, consolidare i rapporti coni grillini e mettersi in scia all'antagonismo della Cgil. In questo senso appare più che eloquente l'adesione del Partito Democratico al referendum annunciato da Landini per abrogare il Jobs Act. E peccato che la legge della riforma del mercato del lavoro del 2014 sia stata una legge del Pd, sostenuta e votata da gran parte degli attuali esponenti dem. Inevitabilmente per il "padre" del Jobs Act, Matteo Renzi, è stato un gioco da ragazzi provocare i vari Gentiloni, Madia, Franceschini, Delrio, Guerini sull'"autoreferendum".

Migranti e fascismo: i soliti dischi rotti del Pd

Ma, in ogni caso, non è finita qua. Nell'album dei sogni schleiniano c'è anche quello di cambiare la legge Bossi-Fini sull'immigrazione nonché tornare in sella al cavallo di battaglia ormai risalente a quasi dieci anni fa: una legge di iniziativa popolare contro la propaganda del fascismo, di cui Schlein chiede "la calendarizzazione al più presto". Una proposta alquanto interessante, non c'è che dire: peccato che si tratti della riproposizione di quel ddl Fiano che imperversò per tutta la legislatura 2013-2018 (quella con il Pd sempre al governo) che prevedeva da sei mesi ai due anni di galera per chi propaganda immagini o contenuti nazifascisti.

Il disegno naufragò in Parlamento - anche con il contributo del Movimento Cinque Stelle, che lo definì "liberticida" - senza nemmeno rendersi conto che la propaganda fosse già sanzionata dalla legge Scelba del 1952 e dalla legge Mancino del 1993.

Non se n'è accorta nemmeno Ally, la quale - evidentemente - punta a imitare Antonio Vivaldi, trecento anni dopo: tuttavia il rischio è che, di quelle "quattro stagioni" composte per violino, per il Pd possa rimanere solo l'inverno.

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