Politica

La Carta non si tocca (ma quella dei nonni)

Vent'anni fa la Costituzione fu violentata dai parlamentari che ne depennarono la parte riguardante l'immunità, cioè la regola su cui si reggeva il primato della politica su tutto il resto

Non ho mai pensato che la Costituzione italiana, come la bandiera tricolore, sia la più bella del mondo. Però posso fingere che lo sia e perfino scrivere un articolo per elogiarla. Mi spingo oltre. Sono disposto con disinvoltura a firmare l'appello lanciato dal Fatto Quotidiano, e a invitare i lettori del Giornale a fare altrettanto, affinché la Carta non si tocchi, a prescindere dalle motivazioni addotte dalla testata diretta da Antonio Padellaro. Ma a una condizione, a mio giudizio ragionevole.
Cerco di argomentare. I padri costituenti si dannarono l'anima per trovare un accordo non solo sui principi che la Costituzione doveva contenere, ma anche sulle modalità con cui farli rispettare. Occorre dire che l'assemblea, allora effettivamente rappresentativa del popolo, faticosamente raggiunse lo scopo che si era prefissata. Nella stesura dei vari articoli lavorò con scrupolo e riuscì a tener conto della necessità di bilanciare in modo quasi perfetto i pesi dei poteri dello Stato. Su questo non vi sono dubbi.

Mi piace sottolineare che la Costituente era composta da gente che non solo sapeva l'italiano, ma era capace di esprimersi in maniera tale da farsi capire da tutti, persino da me. I concetti messi nero su bianco, e approvati all'unanimità, erano chiari, inequivocabili. Se non che, col trascorrere degli anni, un numero esorbitante di bischeri avvertì l'esigenza di modificare o addirittura sopprimere qualche articolo. Cosa di per sé legittima, ma che nella pratica si rivelò esiziale, a dimostrazione che nel nostro Paese il riformismo è un pericolo pubblico. Nel senso che le poche riforme introdotte nell'ordinamento civile, lungi dal migliorare le istituzioni (e il loro funzionamento), le hanno gravemente peggiorate. Da ciò si desume che lo Stato, quanto gli uomini, è preferibile che muoia di vecchiaia piuttosto che per effetto di grossolani interventi curativi, buoni soltanto ad anticiparne il decesso.

Esemplifico. I citati padri (o nonni) della Repubblica si preoccuparono di inserire nell'adorata Carta l'immunità parlamentare. Forse per fare una cortesia alla futura casta ladra? Ma va' là. Non erano nemmeno in grado di immaginare quali schifezze sarebbero state commesse nel Palazzo. Secondo loro, tale immunità serviva a preservare la politica da incursioni della magistratura indipendente.

In altri termini: le Camere vengono elette democraticamente dal popolo sovrano, quindi nessuno può delegittimarle fino alla scadenza del mandato conferito per via elettorale a deputati e senatori. Ovvio. Se si elimina la suddetta protezione, può succedere che un altro potere dello Stato, attraverso il sistema giudiziario, estrometta dal gioco politico coloro i quali consideri avversari scomodi.
Ebbene, vent'anni fa la Sacra Costituzione fu violentata dagli stessi parlamentari che ne depennarono la parte riguardante proprio l'immunità, cioè la regola su cui si reggeva il primato della politica su tutto il resto. Una puttanata. Poiché le puttanate sono come le ciliegie, una tira l'altra, ecco la seconda, vittima ancora la Carta. La maggioranza di centrosinistra, in vena di prodezze antileghiste, stravolse il Titolo V trasferendo alle Regioni una serie di attribuzioni, svuotando notevolmente Roma di poteri decisionali. Una pazzia di cui paghiamo le conseguenze.

Infatti le Regioni, sovraccariche di competenze, sono diventate centri di spesa incontrollata, concausa del vertiginoso aumento del debito pubblico. Attenzione. Le Regioni sono previste dalla Costituzione, quindi andavano istituite, ma non nelle dimensioni attuali. Basterebbero, e avanzerebbero, cinque o sei enti sdutti quali acciughe e con una dotazione finanziaria ridotta all'osso. Si obietterà: e alla Sanità chi provvede? Il potere centrale, com'era una volta, con le gloriose mutue che, oltre alla salute, garantivano il funzionamento di un meccanismo antifurto.

Ecco, signori del Fatto Quotidiano. Complimenti per la campagna in difesa della Costituzione. Ma quale Costituzione? Quella dei nonni o quella stravolta dai bischeri? Io - noi - non posso che difendere il «prodotto» originale, non quello snaturato da correzioni inquinanti. Le tavole mosaiche sono rimaste immutate nei secoli e nei millenni. Nessuno si è mai sognato di aggiornare i dieci comandamenti. Quindi, se la Carta è sacra, lo sia fino in fondo. Ci venga restituita nella versione originaria, dopo di che ci batteremo alla morte affinché non sia neppure sfiorata.

Scusate, ma chi si immola per salvare un tarocco o è in malafede o è fesso.

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