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Caso Mediaset, depositate le motivazioni della Cassazione

È stata depositata a tempo di record la sentenza della Cassazione sul processo Mediaset

Caso Mediaset, depositate le motivazioni della Cassazione

Berlusconi sapeva, anche se non era più a Mediaset e anche se in quel momento era impegnato a palazzo Chigi. E' questo il teorema dei giudici. Poco dopo mezzogiorno è stata depositata, a tempo di record, la sentenza della Cassazione sul processo Mediaset con le motivazioni per cui i giudici della Suprema Corte hanno confermato la condanna a Silvio Berlusconi. E la sentenza somiglia molto, moltissimo, alle motivazioni che il giudice Esposito ha anticipato nell'intervista al Mattino e sulle quali il Csm sta indagando. Tutto il collegio dei giudici della Cassazione che ha confermato la condanna a quattro anni per Berlusconi per frode fiscale nel processo Mediaset figura come estensore della sentenza, e non il solo relatore, come di solito avviene. "Silvio Berlusconi fu ideatore del meccanismo del giro dei diritti che a distanza di anni continuava a produrre effetti (illeciti) di riduzione fiscale per le aziende a lui facenti capo in vario modo - è scritto nelle motivazioni -, conoscendo perfettamente il meccanismo, ha lasciato che tutto proseguisse inalterato mantenendo nelle posizione strategiche i soggetti dal lui scelti e che continuavano a occuparsi della gestione in modo da consentire la perdurante lievitazione dei costi di Mediaset a fini di evasione fiscale." Insomma, quello che il giudice chiacchierone aveva detto al cronista del quotidiano di Napoli: "Non è che Berlusconi non poteva non sapere, sapeva". (Ascolta l'audio)

"C’è l’assoluta inverosimiglianza dell’ipotesi alternativa che vorrebbe tratteggiare una sorta di colossale truffa ordita per anni ai danni di Berlusconi da parte dei personaggi da lui scelti e mantenuti nel corso degli anni in posizioni strategiche - prosegue il documento-. Non è dunque verosimile che qualche dirigente di Fininvest Mediaset abbia subito per vent’anni truffe per milioni di euro senza accorgersene". Inoltre per i giudici della Cassazione, "Berlusconi, pur non risultando che abbia intrattenuto rapporti diretti con i materiali esecutori della gestione finanziaria Mediaset, ha lasciato che tutto proseguisse inalterato mantenendo nelle posizioni strategiche i soggetti da lui scelti e che continuavano ad occuparsi della gestione in modo da consentire la perdurante lievitazione dei costi di Mediaset a fini di evasione fiscale". Quindi, questo è il ragionamento dei giudici, anche se Berlusconi si era dimesso e non ricopriva alcun incarico all'interno di Mediaset ed in quel periodo era presidente del Consiglio, è comunque responsabile di quello che succedeva nell'azienda di Milano2.

I legali di Berlusconi: sentenza sconnessa

Quella della Cassazione "é una sentenza con una motivazione inesistente ed è quindi una decisione del tutto fuorviante e totalmente sconnessa dalla realtà dei fatti", affermano i legali di Silvio Berlusconi, Niccolò Ghedini, Piero Longo e Franco Coppi in una nota. "Nella fretta di voler confermare la sentenza emessa a Milano la Corte di Cassazione, con una motivazione inesistente che altro non è se non un collage delle precedenti decisioni - scrivono congiuntamente i tre avvocati - non ha, con ogni evidenza, tenuto conto alcuno delle reali risultanze probatorie e delle conclamate violazioni del diritto di difendersi provando". "Mai - ribadiscono i legali - il Presidente Berlusconi ha avuto incarichi in Mediaset. Mai il Presidente Berlusconi si è occupato degli acquisti dei diritti televisivi. Mai il Presidente Berlusconi si è occupato degli organigrammi societari che fra l’altro sono continuamente cambiati nel corso degli anni. Ma il il Presidente Berlusconi ha avuto alcun ruolo nelle denuncie dei redditi o nelle scelte operative in particolare quelle finanziarie".

"Si ricordi fra l’altro - prosegue la nota - che la contestata evasione fiscale è pari a poco più dell’1% delle imposte pagate che negli anni oggetto di contestazione hanno superato i 560 milioni di euro. Tutti i testimoni, nessuno escluso, hanno confermato tali situazioni, soprattutto dopo la discesa in politica del presidente Berlusconi nel 1994. Nessun fondo estero è mai stato rinvenuto, né poteva esserlo perchè mai vi è stato. Tutti i denari derivanti dalle plusvalenze sui diritti televisivi rimanevano in capo ad Agrama e agli altri operatori del settore e ciò risulta dagli atti. Così come risulta che Agrama pagasse sistematicamente i dirigenti del settore acquisti dei diritti di Mediaset. Ciò avveniva ovviamente senza che alcunch‚ di ciò fosse noto alla dirigenza o al presidente Berlusconi. Del resto se il presidente Berlusconi fosse stato socio occulto di Agrama mai avrebbe consentito che questi pagasse i dirigenti Mediaset a cui sarebbe stato sufficiente una precisa indicazione per convincerli agli acquisti".

"È quindi una decisione del tutto fuorviante - concludono i legali - e totalmente sconnessa dalla realtà dei fatti. Trattandosi poi di una decisione della Corte di Cassazione, la sentenza è ancora più deludente sul piano strettamente giuridico nella misura in cui non ha dato ragionevoli risposte agli argomenti proposti dalla difesa a dimostrazione della impossibilità di configurazione in punto di diritto del reato

538em;">contestato al Presidente Berlusconi".

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