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Caso Musy, riconosciuto il presunto aggressore

Un informatore anonimo riferisce a Repubblica il nome del presunto aggressore del consigliere comunale torinese

Caso Musy, riconosciuto il presunto aggressore

"So chi è. Si tratta di un professionista del settore fallimentare". A parlare è una fonte anonima, che si è rivolta alla redazione torinese di Repubblica in merito all'aggressione del consigliere Alberto Musy.

Il consigliere comunale torinese è stato aggredito lo scorso 21 marzo. Ancora non ci sono certezze sulle ragioni dell'aggressione, a colpi d'arma da fuoco, che sono costate a Musy una lunga degenza in ospedale e diversi giorni di coma farmacologico, oltre a danni cerebrali. Il consigliere è stato dichiarato fuori pericolo di vita soltanto il 2 aprile. Un comunicato dell'ospedale Molinette, dove si trova recuperato, ha però sottolineato come saranno necessari dei mesi perché si riprenda completamente.

Ma se il motivo non è chiaro - si pensa comunque a un'aggressione legata più alla sua professione di avvocato che non alla sua carriera politica - altrettanto poco chiara è l'identità dell'aggressore.

La fonte che ha contattato Repubblica, che ha preferito però restare anonima, ha rivelato nome e cognome di quello che avrebbe individuato come assalitore di Alberto Musy, specificando che si tratterebbe di un professionista del settore fallimentare. Se la segnalazione fosse esatta, sarebbe avvalorata l'ipotesi di un'aggressione per "motivi professionali".

A tradire il presunto aggressore sarebbe stata la particolare camminata, riconosciuta a partire da un video che era stato reso pubblico alcuni giorni orsono dalla Polizia e che ritraeva l'aggressore di Musy vicino all'abitazione del consigliere in via Barbaroux, dove è avvenuto l'agguato.

Insieme alle segnalazioni relative all'aggressione, che si susseguono numerose, emergono anche nuovi dettagli sull'aggressione al consigliere comunale. Secondo le ultime rivelazioni Musy sarebbe riuscito ad afferrare la pistola che gli veniva puntata contro, in tempo per deviare uno dei colpi della calibro 38.

A provarlo residui di polvere da sparo trovati sul suo soprabito e la ferita al braccio destro.

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