Cronache

Pubblicità occulta su Raiuno la tv di Stato caccia Di Pietro

Risolto il contratto con il conduttore di Occhio alla spesa dopo un'indagine dell'Antitrust sulla promozione di un tipo di pasta

Alessandro Di Pietro
Alessandro Di Pietro

Mai s'era vista una cosa del genere in Rai. Un conduttore, un volto noto al pubblico, cacciato, licenziato, lasciato a casa senza tante manfrine, tentativi di ricomporre, aggiustamenti consensuali. Da ieri Alessandro Di Pietro, che da anni al mattino su Raiuno dispensa consigli su che cosa comprare nel suo programma Occhio alla spesa, è stato allontanato dagli studi. Motivo? Pubblicità occulta, o meglio pratica commerciale scorretta. In sostanza, il conduttore avrebbe ripetutamente magnificato una marca di pasta per diabetici (in tre puntate andate in onda lo scorso anno). Il fatto è che, secondo le ricostruzioni dell'Antitrust, il marchio sarebbe riconducibile, attraverso la partecipazione a una società, alla moglie del conduttore stesso. Per questo motivo l'autorità che vigila sulla concorrenza ha comminato una multa all'azienda di Stato, pari a 25mila euro. La Rai ha di conseguenza deciso di agire sul presentatore e di risolvere il suo contratto di lavoro autonomo (Di Pietro non è un dipendente).
Ma il conduttore non ci sta a passare per disonesto. Ieri mattina, dopo essere stato ricoverato in ospedale per un attacco cardiaco (probabilmente dovuto alla decisione della Rai), ha dato mandato al suo legale di impugnare il provvedimento e «avanzare domanda di un forte risarcimento danni sia patrimoniale che non patrimoniale». Il legale ritiene «del tutto illegittimo ed arbitrario l'allontanamento oltre che basato su pretesi indizi del tutto inconsistenti se non addirittura falsi». «In particolare - si legge in una nota - Di Pietro respinge fermamente e con sdegno l'accusa di aver percepito denaro per fare pubblicità occulta e ha presentato ben sette querele per diffamazione nei confronti dei direttori responsabili e gli articolisti di altrettante testate on-line che di recente hanno scritto tali infamanti accuse». Nelle tre puntate «incriminate», secondo le ricostruzioni del sito «Il fatto alimentare», Di Pietro avrebbe esaltato in maniera enfatica le proprietà benefiche della pasta in questione, con tanto di interventi di professori (della società produttrice) e con servizi e riprese realizzate nello stabilimento di produzione della pasta. Sempre secondo il sito, sarebbe la prima volta che il Garante individua l'esistenza di un contratto che lega in qualche modo il conduttore al produttore. E questo sarebbe un grave danno per il telespettatore che ascolta con fiducia i consigli dell'esperto non immaginando che dietro ci siano secondi fini.
In ogni caso, la decisione della Rai è stata presa dopo un'indagine approfondita. Da lunedì lo spazio di Occhio alla spesa sarà occupato da un allungamento di UnoMattina, il contenitore che apre la giornata sul primo canale.
Insomma, il direttore generale Luigi Gubitosi è deciso a proseguire sulla linea del rigore, del rispetto delle regole, del risparmio e della punizione di chi sbaglia. Linea che non sempre è stata seguita nella Tv di Stato, dove sprechi, ammanchi e comportamenti disonesti a volte non sono stati censurati con rigore. Anzi spesso si è preferito chiudere un occhio o comporre le questioni senza passare per l'ufficio personale. Gubitosi, addirittura, si è messo a fare ispezioni notturne e all'alba per verificare che impiegati e giornalisti fossero effettivamente al lavoro, e altre per constatare che nei programmi non venissero pubblicizzati prodotti, viaggi, libri e quant'altro in maniera non regolare. La Procura di Roma ha recentemente aperto un'inchiesta proprio su alcuni presunti pagamenti fatti ad alcuni giornalisti del Tg1 per turni notturni, giornate festive e straordinari mai svolti, o svolti solo in minima parte. Quello di Di Pietro è il primo caso di una risoluzione contrattuale di un Vip senza mezzi termini (sullo stile gratifica per andar via spontaneamente). Chissà se ne seguiranno altri.


di Laura Rio

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