Politica

Troppi falsi poveri, appena il 15% paga il ticket

Il ministro della Salute Lorenzin lancia la "caccia" agli evasori dei contributi sanitari

Milano - Beatrice Lorenzin corre ai ripari. Il ministro della Salute affronta la «grana» ticket e il boom di esenzioni per reddito. Una «caccia ai falsi poveri», dichiarata dalle colonne del Messaggero, da fare con maggiori controlli e per scongiurare «importanti squilibri alle casse del servizio sanitario». Lorenzin fa riferimento ai numeri. I più recenti dicono che i cittadini che contribuiscono al sistema sono in via di estinzione. Ecco i dati riportati dall'Adnkronos sulla base di un rapporto del ministero. Nel 2012 il 70 per cento delle ricette per esami, visite e prestazioni diagnostiche era con esenzione dal ticket. Una quota altissima del totale, 145 milioni su 207. Al Sud si tocca il record. In Campania le prestazioni esenti sono state l'86 per cento, in Calabria l'84, in Puglia l'82, in Sicilia l'80. Delle prescrizioni «no ticket», quasi la metà (67 milioni su 144) era tale per basso reddito. In certi casi sono rimaste 15 persone su cento a contribuire per i servizi.

Colpa dell'impoverimento della popolazione e dell'aumento della disoccupazione. Ma una tale mancanza di risorse, proprio in un momento di crisi, può far saltare il sistema. Chi ha fatto i conti non è ottimista sulla tenuta del Servizio sanitario nazionale. «Di questo passo la sanità per tutti, così come la conosciamo, rischia di non esistere più o di venire stravolta», avverte Francesco Moscone, docente di Economia alla Brunel University di Londra. E a rimanere escluso sarebbe chi ha davvero bisogno di assistenza. Inoltre, secondo una ricerca di Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali), c'è stato anche un calo generale delle prestazioni erogate dal Ssn. Dell'8,5 per cento nel primo semestre 2012 rispetto allo stesso periodo del 2011, in particolare del 17,2 tra i non esenti. Una causa è il superticket da 10 euro introdotto nel luglio 2011. «Il 50 per cento degli italiani - spiega Cesare Cislaghi di Agenas - accede almeno una volta l'anno a una prestazione specialistica. Ma solo 15 milioni di italiani hanno pagato il ticket».
Il Ssn è una bacinella bucata in cui quasi nessuno versa più acqua. Stato e Regioni a parte, con tutti i loro problemi di bilancio. Il principio che regola i ticket è quello della compartecipazione (copayment), cioè del contributo dato dal cittadino - secondo le possibilità - all'equilibrio del sistema. E se la parte attiva di popolazione si assottiglia, scatta l'allarme. La soluzione proposta dagli esperti è un maggiore dialogo con il settore privato. Un'eresia che compromette la sanità garantita universalmente? Piuttosto un'àncora di salvezza.

«L'aumento dei “no ticket” - aggiunge Moscone - farebbe in teoria lievitare la spesa pubblica sanitaria. Ma le Regioni sotto piano di rientro non possono permetterselo. E quindi tagliano ancora nel settore sanitario, impoverendo la qualità dei servizi. In sostanza la cassa si svuota e il sistema non è più sostenibile. Occorre fare delle scelte». Quali? «Quando in Italia invoco una maggiore collaborazione tra pubblico e privato e parlo di Public-private partnership, i più inorridiscono. È però di un pregiudizio dannoso: il modello misto, sull'esempio lombardo o toscano, è il migliore e va esteso. La competizione, purché regolamentata, porta qualità. Fermo restando che il pubblico debba essere preminente e vigilare sui principi etici».

I medici di famiglia confermano: negli ultimi mesi hanno emesso molte più ricette con esenzione. «C'è una grossa fetta di finanziamento che lo Stato non può più sostenere - sottolinea Silvestro Scotti, vicesegretario nazionale di Fimmg (Federazione dei medici di medicina generale) - non solo. Molti pazienti si rivolgono al privato, perché a volte il ticket supera il costo della prestazione: un paradosso che impoverisce il Ssn, danneggiando i soggetti più fragili socialmente». Occorre rivedere sistema delle esenzioni e ticket. «Oltre all'impoverimento, c'è un problema di evasione fiscale - fa notare il segretario dell'Associazione medici dirigenti (Anaao Assomed) Costantino Troise - Prima dell'ulteriore aumento dei ticket nel 2014 (che il governo Letta sta cercando di bloccare, ndr), serve una riflessione. Oggi paghiamo 4 miliardi l'anno di ticket e 4 miliardi di Irpef, eppure i bilanci non migliorano.

La compartecipazione è un principio cardine, ma andrebbe distribuita meglio: prelievi più contenuti e non a carico dei pochi, soliti noti».

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