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Il Cav apre al rottamatore per dare lo sfratto a Letta

Berlusconi disponibile a trovare un accordo sulla legge elettorale: così il voto a primavera è possibile. E ridisegna con Verdini l'organigramma del partito

Il Cav apre al rottamatore per dare lo sfratto a Letta

Berlusconi sente odore di urne. Da Arcore, il Cavaliere valuta positivamente le uscite di Renzi, suo naturale competitor ma alleato nel cercare di pensionare questo esecutivo. L'ex premier sa che il neo segretario del Pd non può andare avanti molto a sostenere il governo Letta-Alfano e infatti, ogni giorno, piazza delle mine sotto la poltrona del premier. Ieri è stata la volta della legge elettorale. Renzi scalpita e Berlusconi applaude. Tant'è vero che quando sente il capo del Pd offrire tre modelli di legge elettorale (spagnolo; Mattarellum rivisitato e doppio turno di coalizione dei sindaci, ndr), il Cavaliere gli tende la mano. E forse, a breve, non solo in senso figurato. È positiva «la possibilità di incontri e consultazioni bilaterali, sia il fatto che Renzi abbia messo sul tavolo diverse ipotesi, tra le quali c'è certamente una soluzione ragionevole, utile a garantire governabilità piena, un limpido bipolarismo e chiarezza di scelta per gli elettori». Se si trovasse l'accordo sulle regole per andare al voto Berlusconi esulterebbe. Il disegno è tanto chiaro da essere messo nero su bianco sul Mattinale, redatto quotidianamente dallo staff del capogruppo alla Camera, Brunetta. La scaletta ideale: approvazione della Camera della nuova legge elettorale a fine gennaio; conferma dal Senato a metà febbraio; scioglimento delle Camere nella seconda metà di marzo; election day il 25 maggio. La strada è in salita ma l'ipotesi «urne» non sembra un miraggio. Tra le tre carte buttate sul tavolo da Renzi, Berlusconi preferisce quella che si rifà al modello spagnolo anche se Mariastella Gelmini non chiude alle altre ipotesi: «Siamo pronti a discutere su tutti i modelli. Le larghe intese hanno fallito, è bene che ci sia una maggioranza politica che saranno gli italiani a definire, ma per questo occorrono regole certe. Siamo lontani da logiche proporzionaliste, vogliamo un vincitore la sera delle elezioni». Lo spiraglio per rottamare il governo c'è; a dispetto di Napolitano.

Ecco perché il Cavaliere continua a dire che «dobbiamo tenerci pronti» nell'eventualità del voto a primavera. I club «Forza Silvio» continuano a crescere di numero e la rotta del Cavaliere non muta: gente e volti nuovi per bissare il miracolo del '94. Le resistenze all'interno di Forza Italia non mancano anche se, più che un dualismo club/partito, si temono i deficit organizzativi di quest'ultimo. Motivo per cui Berlusconi s'è visto con Denis Verdini, il più profondo conoscitore della macchina di Fi. L'organigramma resta il nodo più intricato da sciogliere. Lo statuto del partito parla solo di un presidente ma c'è chi preme per un coordinatore unico e di almeno tre vicepresidenti a livello nazionale. I nomi che circolano sono noti: Toti, Tajani e Bernini in pole. Per il ruolo di coordinatore unico, invece, le quotazioni di Verdini rimangono alte anche se Berlusconi preferirebbe lasciarlo lavorare nelle retrovie come ha sempre fatto. Mentre il risiko per una sorta di cabina di regia coinvolge i nomi di Fitto, Capezzone, Santanchè, Abrignani e Fontana, ieri sono arrivate le nomine dei primi sette coordinatori regionali: Mariastella Gelmini in Lombardia, Sandro Biasotti in Liguria, Massimo Parisi in Toscana, Massimo Lattanzi in Valle d'Aosta, Sandra Savino in Friuli Venezia Giulia, Claudio Fazzone in Lazio e Marco Marin in Veneto.

Le parole d'ordine non cambiano. Aprirsi ai volti nuovi e non eccedere negli attacchi ad Alfano anche se il Cavaliere continua a ripetere: «Non riesco a capire come abbia potuto abbandonarmi». La delusione è intatta ma la politica è politica. Questione di realpolitik: se sarà voto non si potrà non allearsi con il Nuovo centrodestra. Con un elemento in più, però. Come osserva un fedelissimo berlusconiano: «Angelino non perda tempo a fare marcia indietro.

Più sta attaccato al carrozzone di Letta, incapace di risolvere i problemi, più sarà difficile ricucire». Già, perché a fronte della disponibilità di massima del Cavaliere a ricucire, nel partito c'è chi arriccia il naso e alza le barricate: «Chi ha tradito una volta è pronto a rifarlo una seconda e una terza...».

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