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Il Cav studia la separazione: marciare divisi, colpire uniti

Berlusconi immagina una scissione consensuale in tre liste diverse: ex An, Pdl e una nuova Forza Italia. E avverte: "Non ricandido nessuno, voglio volti giovani"

Il Cav studia la separazione: marciare divisi, colpire uniti

Separazione consensuale. Ogni volta che Berlusconi pare deciso a spacchettare il Pdl, inesorabilmente si alzano in volo le colombe: «No Silvio, dobbiamo rimanere uniti», gli dicono molti parlamentari. Soprattutto ex An, ma anche qualche ex Fi. Non solo: una sua ridiscesa in campo in prima persona è sconsigliata anche da uomini non politici a lui vicini. In primis Fedele Confalonieri che già nel '94 lo mise in guardia dall'imbarcarsi nella candidatura. Ma anche la famiglia sarebbe scettica nel vederlo per l'ennesima volta sul ring.
Così Berlusconi prende tempo lasciando che in Transatlantico i suoi uomini disegnino tutti gli scenari possibili e immaginabili. Il Cavaliere tiene ancora le carte coperte e aspetta l'esito delle primarie del Pd: attesa-alibi perché pare scontata la vittoria di Bersani. Così, anche sulla tempistica delle prossime mosse di Berlusconi è un terno al lotto: c'è chi dice che «è questione di ore» e chi giura che «tutti si aspettano lo showdown giovedì, ma vedrete che rimanderà ulteriormente l'appuntamento». In ogni caso ieri Berlusconi ha radunato ad Arcore alcuni fedelissimi: Mantovani, Bondi, Palmieri, Brambilla e Bernini. Ormai il dado è tratto anche se l'ex premier aspetterà ancora qualche giorno prima di dare l'annuncio ufficiale.
Nel partito si attende una parola netta del Cavaliere che non ama più il Pdl così com'è. Lo ha detto a quattr'occhi anche a La Russa, incontrato ad Arcore lunedì sera. «Separiamoci consensualmente: marceremo divisi per colpire uniti», è il senso del discorso di Berlusconi. Ma il colonnello ex aennino avrebbe preso tempo sottolineando i costi di un divorzio, sia in termini economici che politici. Quindi, nulla di fatto. Ma nella testa - e nella pancia - del Cavaliere il Pdl non va. Si cambierà. Così si delineano gli scenari possibili.
Il primo: gli ex An fanno una loro lista di destra-destra, sebbene al loro interno siano spaccati; Matteoli, infatti, non ci sta; Meloni, Rampelli e Corsaro premono, Gasparri è iperscettico tanto da entrare in rotta di collisione con la giovane ex ministro. Berlusconi, provocata la separazione, avrebbe due strade: o abbracciare Alfano e con lui tutti gli ex azzurri, cambiando nome al partito e innestando gente nuova (ipotesi più probabile); o mettersi alla testa di una lista (o più liste a lui collegate), politicamente vergine. A questo punto le liste sarebbero tre: la destra-ex An, quel-che-resta-del-Pdl e la cosa-berlusconiana. Insomma, marciare divisi per colpire uniti, inserendo pure la Destra di Storace e gli ex democristiani. La strategia avrebbe i suoi nodi da sciogliere. A chi garantire l'eventuale ricandidatura tra i suoi fedelissimi? Operazione complicata, quindi, anche se chi lo ha sentito giura che il Cavaliere, sul tema, è solito ripetere: «Tanto non voglio ricandidare nessuno: voglio volti nuovi e giovani». In ogni caso, in queste ore, i riflettori sono puntati anche su Alfano. Molti ex azzurri scuotono la testa: «Angelino non ha capito che se rinasce FI stiamo tutti con Berlusconi - confida un pezzo grosso del partito - non si presti al gioco degli ex An: non vogliono separarsi e si nascondono dietro di lui che rischia di fare il segretario dei colonnelli».

Si profila una intesa sulla riforma della legge elettorale. A dirlo sono, al termine della conferenza dei capigruppo di ieri, sia Maurizio Gasparri che Anna Finocchiaro. «È vicina una soluzione positiva», spiega il capogruppo del Pdl al Senato a cui fa eco la «collega» del Pd: «Si intravede una soluzione positiva e condivisa». Il testo, intanto, slitta di una settimana e arriverà in Aula il prossimo 5 dicembre: i partiti discutono sull'ultimo lodo Calderoli che prevede un premio alla coalizione sopra il 35% e un premio alla lista tra il 25 e il 35% con diversi «scaglioni» di premi in seggi. L'ultima proposta del senatore leghista prevede inoltre un tetto massimo di 340 seggi per la Camera che possono essere raggiunti dalla prima coalizione. Il premio è sempre in percentuale dei seggi ottenuti.


di Francesco Cramer

Roma


Le volte in cui Berlusconi è stato premier: dal '94 al '96; due volte dal 2001 al 2006 e dal 2008 al 2011

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