Interni

"Non pubblicate quei libri". La guerra degli eredi per censurare Céline

Dopo la stampa di tre opere inedite di Céline, i discendenti hanno deciso di fare causa ai suoi due eredi legali e alla casa editrice per fermare la pubblicazione di tre libri

"Non pubblicate quei libri": la guerra degli eredi per censurare Céline

Ascolta ora: ""Non pubblicate quei libri": la guerra degli eredi per censurare Céline"

"Non pubblicate quei libri": la guerra degli eredi per censurare Céline

00:00 / 00:00
100 %

Cancel culture e politicamente corretto possono declinarsi in varie forme, sfaccettature e gradi di radicalismo. Si va dal tentativo di cancellare tutte le opere e il pensiero di uno scrittore o di un artista, alla volontà di ricordare solo una parte della sua vita. Un caso di memoria selettiva è quello avvenuto nei confronti del celebre autore francese Louis-Ferdinand Céline che non è nuovo a tentativi di censure anche se questa volta a chiedere di fermare la ristampa di alcuni suoi lavori, sono addirittura i discendenti dello scrittore.

Dopo la pubblicazione di tre opere inedite di Céline, i discendenti hanno infatti deciso di fare causa ai suoi due eredi legali e alla casa editrice. Il pronipote Guillaume Grenet da tempo afferma che lui e la sua famiglia si batteranno “fino all'ultimo respiro" per evitare che i pamphlet "Bagatelle per un massacro" (1937), "La scuola dei cadaveri" (1938), "La bella rogna" (1941) non siano più ripubblicati a causa dei contenuti antisemiti.

Come se già non bastasse, pochi mesi dopo la pubblicazione postuma di tre opere inedite di Céline "Guerre" (già tradotta in italiano con il titolo "Guerra" da Adelphi), "Londres" e "La volonté du roi Krogold”, Grenet e altri quattro pronipoti hanno intrapreso un'azione legale contro la casa editrice parigina e gli eredi dello scrittore François Gibault e Véronique Robert Chauvin.

Il 4 settembre si terrà la prima udienza con al centro del processo il “diritto di divulgazione" anche se la questione non riguarda solo i singoli libri ma è molto più ampia e verte sull’eredità dello scrittore francese e su chi dovrà usufruire dei suoi diritti d’autore. L’unica figlia di Céline, Colette Destouches decise infatti di rinunciare all’eredità alla morte del padre aprendo un'intricata questione di successione.

Ora i pronipoti non solo hanno chiesto un risarcimento danni ma, tramite il loro avvocato, hanno affermato di voler “evitare soprattutto che questo programma editoriale frenetico preceda la pubblicazione dei pamphlet antisemiti”.

Grenet ha motivato la decisione di ricorrere in tribunale con queste parole: “siamo ossessionati dall'idea di impedire la pubblicazione di questi scritti mostruosi in un momento in cui il populismo e la retorica di estrema destra sono in aumento in tutta Europa. Non vedo quale contributo possa dare alla letteratura o al dibattito politico la ristampa di questi orrori, che minano i valori della Repubblica e rischiano di infangare la memoria di Céline e l'onore della nostra famiglia. Non ha senso. Non possiamo pensare di pubblicare un materiale così vergognoso, che rientra nel diritto penale. Non vogliamo solo proteggere la memoria di Céline e l'onore della nostra famiglia, ma anche preservare la pace sociale”.

Il fatto che passaggi e frasi antisemite nei libri di Céline siano aberranti è fuori discussione, così come ogni forma di antisemitismo nella letteratura del Novecento, il punto però è che Céline quelle frase le scrisse e cercare di nasconderle o censurarle non cancellerà la storia.

Si può - si deve - prendere le distanze da quelle parole ma decidere a decenni di distanza cosa si può pubblicare e cosa no di un autore, non solo è profondamente sbagliato ma non aiuta ad avere una visione oggettiva del passato. Peraltro il rischio di mettere nelle mani di un tribunale la decisione se ripubblicare o meno un libro è estremamente pericolosa come già ci insegnano altri episodi (a proposito di storia).

Ripubblicare Céline, tutto Céline è una forma di libertà proprio per segnare la differenza con gli anni bui dell’intolleranza e della compressione delle libertà.

Commenti