La stanza di Feltri

Che cosa insegna il caso Visibilia

La premier Giorgia Meloni, intelligentemente, ha difeso Daniela, escludendo l'ipotesi che ella potesse essere rimossa dal suo posto, ed è così, in effetti, che si dovrebbe fare in qualsiasi Paese civile e democratico, dove una persona è colpevole non prima di essere dichiarata tale al terzo grado di giudizio

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llustre Direttore Feltri, in questi mesi non si è fatto altro che parlare del ministro Daniela Santanchè, di cui la sinistra ha anche chiesto le dimissioni, votando una mozione di sfiducia respinta dal Senato lo scorso luglio. La signora, conosciuta per la sua grinta, è divenuta bersaglio prediletto di chiunque e persino i suoi, ovvero i colleghi del centrodestra, quasi quasi ne prendevano le distanze. Ora che le inchieste giudiziarie si stanno sgonfiando, i giornali, nel riportarne la notizia non utilizzano la stessa enfasi usata per incriminare il ministro. È sempre la stessa storia: voi giornalisti piombate sull'indagato o sul processato, quando poi viene assolto o l'indagine viene archiviata, vi limitate a pubblicare due righe, a volte neppure quelle. A lei che è da sempre un garantista sembra giusto?

Nicola Ligato


Caro Nicola, ho scelto la sua lettera perché anche io ieri mattina, nel leggere i giornali, ho fatto la stessa considerazione in merito al caso Santanchè. Il ministro, ogni dì, per mesi, è stato letteralmente massacrato da politici e giornalisti. La premier Giorgia Meloni, intelligentemente, ha difeso Daniela, escludendo l'ipotesi che ella potesse essere rimossa dal suo posto, ed è così, in effetti, che si dovrebbe fare in qualsiasi Paese civile e democratico, dove una persona è colpevole non prima di essere dichiarata tale al terzo grado di giudizio. Daniela Santanchè, per una indagine, quindi senza neppure un rinvio a giudizio né tantomeno una condanna in primo grado, era già stata data per rea oltre ogni ragionevole dubbio. Il che è sintomo preoccupante di ignoranza giuridica e inciviltà. La classe politica italiana, non soltanto quella di sinistra ma anche parte di quella di destra, ritiene che il garantismo sia un orpello e non un valore fondativo del nostro ordinamento, abdicando al quale ci trasformeremmo in regime totalitario e oscurantista. Gli italiani diventano improvvisamente garantisti quando poi una indagine tocca loro stessi o chi sta loro vicino. È il garantismo applicato in base alla stagione e all'occasione, come se fosse un capo di abbigliamento.

I pubblici ministeri Laura Pedio e Maria Gravina da settimane hanno ritirato le istanze di fallimento avanzate nei confronti di Visibilia Editore e di Visibilia holding. Giovedì mattina le stesse pm hanno rinunciato davanti al giudice alla loro richiesta di fallimento pure nei confronti della concessionaria di pubblicità Visibilia, in quanto non risultano esserci debiti scaduti che la società non sia in grado di saldare. Qualora anche la società minore Visibilia srl si dimostrasse capace di essere solvente, interverrebbe per Santanchè l'archiviazione dall'accusa di concorso in bancarotta e si concluderebbe in tal modo questa faccenda, che di sicuro ha tormentato non poco il ministro, dato che a nessuno piace finire nel tritacarne mediatico. I giornali e le tv, come tu fai notare, coltivano questa malsana passione per il linciaggio. Vanno in brodo di giuggiole quando si possono avventare, come avvoltoi sui cadaveri, sul mostro o il criminale di turno e questa operazione fa tanto più gola quanto più il personaggio da massacrare è popolare, stimato, influente, autorevole. Allorché questi viene riabilitato dal tribunale, redento, riscattato, ecco che - per un dovere di cronaca ridotto a brandelli - viene pubblicato il trafiletto dove se ne dà contezza ai lettori.

Una sproporzione vergognosa quella tra la foga impiegata nell'accusare e la moderatezza adoperata per ripulire quanto si è precedentemente insozzato.

Mi dissocio.

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