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Una comunista e un ex pm: la sinistra occupa le Camere

Bersani ribalta le strategie degli ultimi giorni e fa eleggere Boldrini e Grasso, due nomi esterni al partito. È l'estremo tentativo per restare ancora in gioco

Una comunista e un ex pm: la sinistra occupa le Camere

Roma - Il piano «B» viene tirato fuori dal cassetto rosso, quello delle emergenze assolute. Del «vita o morte». Dei piani che «non vorremmo mai dover seguire eppure dobbiamo». Se ne assume la responsabilità l'uomo col cerino in mano, quasi come ultimo atto, categoria bersaniana dello Strapaese: «O la va o la spacca». Un piano che passa necessariamente per il seppellimento dell'identità piddina, dell'ammaina-bandiera di fronte a soverchianti forze nemiche. Ci si ritira in buon ordine per scongiurare la rotta.

Muoiono all'alba le ipotesi Franceschini e/o Finocchiaro, le possibilità seduttive verso grillini e montiani, non resta che appendersi al fragile sogno evocato dalle schede bianche delle prime votazioni. Alla possibilità di strappare qualche briciola dal piatto ricco della Beppe Grillo & Casaleggio associati. Il partito né carne-né pesce si nasconde dietro la cosiddetta «società civile» per mantenere ancora per un po' il pallino della partita. Ecco dunque spuntare, al canto del gallo, un magistrato per Palazzo Madama e una rassicurante compagna per Montecitorio. Addirittura il capo della Procura antimafia, Pietro Grasso, e nientepopodimeno che la numero uno dell'organizzazione per i rifugiati, Laura Boldrini. Il gioco estremo sottintende che alla Camera si fa da sé, all'infido Senato si cercherà di spaccare grillini e montiani. Gioco estremo che riesce per un soffio. La Boldrini prende 327 voti sui 345 del centrosinistra: ne perde 18 tra franceschiniani e centristi allergici alla «papessa comunista» («Francesca prima», la definirà Calderisi). Grasso passa al ballottaggio della quarta votazione con 137 schede contro le 117 di Schifani. Fatale una «maledetta sporca dozzina grillina» (come la definirà qualche pidiellino deluso) che trasgredisce al monolitico gruppo, di cui gran parte diserterà l'aula subito dopo aver votato (alcuni senza rientrarvi neppure per il discorso del neo-presidente).

L'alta tensione Pd trova proprio nei Cinquestelle il suo «fusibile»: i senatori grillini riuniti dopo pranzo alla commissione Agricoltura di Palazzo Madama discuteranno così animatamente da superare la barriera antiacustica delle spesse porte senatoriali. Volano gli stracci: «Come ci giustificheremo se facciamo passare Schifani? Il web ci sommergerà», la tesi dei «responsabili». Grillo e Casaleggio avevano raccomandato «purezza», assenza di contaminazione, ma pare che sia lo stesso candidato di bandiera, Orellana, a capeggiare la crisi di coscienza a sinistra. Si decide per alzata di mano, alla fine, ma con la foglia di fico che «ogni voto segreto è libero per definizione», e che comunque «non siamo irresponsabili». D'altronde, argomenta qualche rivoltoso, «si tratta di due persone dell'establishment, ma Grasso comunque costituisce un sussulto».

I due presidenti rivolgono alle Camere discorsi quasi sovrapponibili nei contenuti, meno nei toni. Accorato e dolente quello della Boldrini, che riscuote ben ventidue applausi per ogni passaggio che sembra fatto apposta per riscuoterlo: il pensiero a chi soffre, a chi «è caduto», a chi «ha perduto lavoro o non ne ha mai avuto», alle vittime di mafia, alle donne «umiliate dalla violenza travestita da amore», ai profughi morti in mare, al presidente Napolitano e al Papa.

«La Camera sarà il luogo di cittadinanza di chi ha più bisogno», poeteggia la Boldrini. «La politica va ripensato, il Senato sarà una casa di vetro», farà eco Grasso a Palazzo Madama. «Mi rivolgo ai cittadini, dobbiamo avere sempre fame e sete di giustizia». Il procuratore insiste molto sui temi cari, annuncia una commissione di inchiesta «sulle stragi irrisolte», più fondi per forze dell'ordine e magistrati, cita Caponnetto e la vedova dell'agente Schifani, quando, dopo Capaci, invitò i boss mafiosi a «inginocchiarsi» e chiedere perdono. E poi Napolitano e il Papa: anche qui fioccano applausi da una sinistra felice d'averla scappottata. Applaude persino Berlusconi in occhialoni scuri, seduto al primo banco del settore di destra, e ogni tanto scuote il capo.

Una vittoria del genere è una non vittoria, il governo un miraggio.

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