Politica

Primarie, duello tv Renzi-Bersani

Al via il faccia a faccia tra i due sfidanti delle primarie del centrosinistra. Il sindaco di Firenze: "Daremo 100 euro netti al mese in più a chi guadagna meno di 2mila euro al mese". Bersani: "Io non prometto venti miliardi l’anno prossimo, ma penso si debba fare qualcosa". Scontro su Equitali. Sfidanti divisi anche sul seggio Onu all'Anp. Compromesso sulle regole del ballottaggio: iscrizione via fax o via mail. Per Renzi: ci sono in ballo 800mila voti

Primarie, duello tv Renzi-Bersani

Il duello finale. La prima e l'ultima volta che si incontrano. Matteo Renzi e Pier Luigi Bersani faccia a faccia in un confronto all'americana in diretta su Rai 1. "I toni saranno rispettosi", ha assicurato il sindaco di Firenze, sicuramente più agguerrito del segretario democratico che invece ha scelto la strada del silenzio e low profile. Il rottamatore invece incalza. Sbertuccia Bersani: "Finalmente una buona giornata per gli annunci di sostegno. Ieri a me è arrivato oltre a quello di Jovanotti anche quello di Margherita Hack. A Bersani, poveretto, quello di Emilio Fede. Tutta la mia solidarietà a Pierluigi!".

Si parte dalla risposte alla crisi economica

Pronti via. Il duello televisivo tra Matteo Renzi e Pier Luigi Bersani comincia. Si parte con le risposte alla crisi economica. Il sindaco di Firenze inizia col botto: "Abbiamo la volontà di dare 100 euro nette al mese in più a chi guadagna meno di 2000 euro per 13 mensilità". Renzi ha poi aggiunto che "dobbiamo rimettere i soldi in tasca al ceto medio e bisogna cambiare il modello di sviluppo" perché "forse noi abbiamo avuto troppo dalla generazione che ci ha preceduti e dobbiamo guardare più al merito per la generazione di domani".

Dal canto suo, Bersani ha detto che "non prometto venti miliardi l’anno prossimo, ma penso si debba fare qualcosa. Sono cinque anni di seguito che il reddito delle famiglie sta calando, il risparmio si è assottigliato e i consumi hanno preso la botta. C’è una rivoluzione anche dei consumi alimentari, io non prometto venti miliardi l’anno prossimo, ma penso si debba fare qualcosa, ricavandone dal risparmio, dalla lotta all’evasione e dalla solidarietà fiscale per cui chi ha di più dà di più. Senza dimenticare le tariffe, altro che lenzuolate: si è perso anche il lenzuolo. Poi mettiamoci in cammino per un percorso lungo perché cinquant’anni così alle spalle non si dimenticano in un minuto".

Lotta all'evasione fiscale

Il segretario democratico ha poi dichiarato che "n Italia si pagano molte tasse perché non pagano tutti: c’è ancora l’idea che uno che evade rubi allo Stato invece ruba a chi le paga. Per umanità mandiamo l’ambulanza a chi non paga le tasse. Bisogna fare la Maastricht della fedeltà fiscale come in altri paesi europei. O decidiamo di combattere l’evasione o facciamo finta, dobbiamo abituarci a usare meno il contante. E poi serve la tracciabilità dei movimenti bancari, le agenzie del fisco più amichevoli con chi paga le tasse. Bisogna attaccare a livello europeo e internazionale i paradisi fiscali".

Sull’evasione fiscale Renzi ha dichiarato di credere che "un po' di responsabilità ce le abbiamo anche noi del centrosinistra" perché "noi in questi anni ce la siamo presa con i piccoli senza andare a prendere i grossi. Non siamo stati all’altezza". Il rottamatore si è poi focalizzato sul fatto che "bisogna che lo Stato centrale, che il potere politico dei palazzi romani, abbia la forza di tagliare dove non hai mai tagliato".

Le tasse e i consumi

Per il segretario democratico è necessario "un giro di solidarietà fiscale dove chi ha di più rinuncia per chi ha di meno per rimettere in giro i consumi" e pensa pure a una revisione delle tariffe perché "Hai voglia lenzuolate, qui si è perso anche il lenzuolo...Bisogna rimettere in moto le attività economiche, con i comuni che possono fare un po' di investimento e far girare un po' di reddito alla piccola impresa anche con la cassa di depositi e prestiti".

L'uso del contante e lo scontro su Equitalia

"Dobbiamo adeguarci a non usare il contante, lo faremo gradualmente ma faremo emergere tanto nero. Serve la tracciabilità di tutto, serve vedere i movimenti bancari, stare attenti che le agenzie del fisco siano più amichevoli verso chi le tasse le paga, armonizzare i sistemi fiscali europei e attaccare i paradisi fiscali che sono un dramma", ha dichiarato Bersani.

Primo battibecco in tv tra i due sfidanti. Il sindaco di Firenze ha accusato il segretario del Pd di aver creato le condizioni, quando era ministro, per una Agenzia particolarmente aggressiva, riferendosi a Equitalia. "Equitalia non l’abbiamo inventata noi", ha ribattuto Bersani che poi ha risposto alle critiche su Renzi sull’accordo fiscale con la Svizzera: "Capisco che c’è chi vuole un passerotto in mano piuttosto che un tacchino sul tetto, ma se le cose restano così è un condono. Se non cambia è un condono". Subito dopo Renzi ha affondanto: "Sei stato 2.547 giorni al governo e dico questo perché è necessario fare un passo avanti". "Nessuno è perfetto", ha chiosato il segretario.

Stati Uniti d'Europa

Pier Luigi Bersani e Matteo Renzi sono d’accordo almeno su una cosa: la necessità della creazione degli Stati Uniti d’Europa. "In Europa vado a dire che io sono per gli Stati Uniti d’Europa perché questo ha senso per i miei figli. Sogno un’Europa che intervenga su politica estera, una Bce che faccia davvero il suo lavoro. Non è un problema personale se io ho l’autorevolezza per dire questo, qua è in ballo l’Italia. Voglio mettere a posto il debito pubblico non perché me lo chiede la Merkel ma per i miei figli", ha detto Renzi.

"Ci rendiamo conto che l’Europa è diventato un problema per il mondo, che l’austerità da soli non ci porta da nessuna parte e che siamo tutti sullo stesso treno. I progressisti hanno una piattaforma che mette al centro l’Europa, corregge gli errori della finanza e favorisce politiche di investimento. E certo
rilanciamo il tema degli Stati Uniti di Europa, non è un’utopia ma altrimenti c’è il disastro", ha convenuto Bersani.

Politica estera

Posizioni distanti anche in politica estera tra Pierluigi Bersani e Matteo Renzi. A far discutere i due competitor delle primarie del centrosinistra c’è il "seggio" all’Onu per l’Anp. Favorevole Bersani, contrario Renzi. "Domani all’Onu si vota sulla richiesta di Abu Mazen vedo che nel governo italiano c’è qualche titubanza. Noi dobbiamo votare sì, altrimenti avrà sempre ragione Hamas, non possiamo isolare Abu Mazen".

"Non troppo d’accordo" Renzi, che ricorda come già Usa e Gran Bretagna si siano dette contrarie: "Il voto di domani all’Onu poi, nasce da una serie
di contraddizioni interne ai palestinesi". Secca la replica del segretario: "Sulla politica estera non si scherza e vorrei che il Pd avesse una posizione unitaria. Tutti i paesi mediterranei voteranno sì: io ritengo che l’Italia debba parlare con tutti ma incoraggiare le posizioni moderate da tutti e due i lati".

Renzi ha spiegato invece che "non sono d'accordo sul fatto che la centralità di tutto" nel Medioriente "sia il conflitto Israele-Palestina. Il problema fondamentale è l'Iran e se non siamo in grado di raccogliere il grido di dolore verde dei giovani di Teheran, non risolviamo nemmeno il conflitto israeliano-palestinese".

Scambio teso anche su Afghanistan e F35. La conduttrice Monica Maggioni chiede ai due candidati cosa direbbero a Barack Obama da
presidenti del Consiglio. Il segretario Pd dice: "Innanzitutto, l’Afghanistan: il 2013 deve essere l’anno di chiusura di questa avventura; poi, gli F35: con questa crisi non mi sembra il caso...". Il sindaco di Firenze si intromette: "Scusa segretario, ma sull’Afghanistan la ’road map’ già prevede la fine missione per il 2014; gli F35 dipendono da noi, non da loro... Non facciamo demagogia. Proprio tu...".

Rilanciare il Meridione

"Non c'è un problema Sud, c'è un problema Italia: serve deburocratizzazione, uscire dal circolo vizioso del conoscere qualcuno e della raccomandazione, la mancanza di investimento su chi ha un'idea", ha denunciato il sindaco di Firenze spiegando che "il Sud è il luogo sul quale si gioca la nostra sfida: o siamo in grado di semplificare, di liberarlo dai soliti noti di una classe dirigente a volte discutibile, o non andremo da nessuna parte. Sono contento di perdere le primarie se non riesco a convincere il Sud che è il momento della scossa".

Per Bersani "la destra ha fatto un disastro in questi anni sotto il profilo culturale, ha contrapposto il Sud al Nord ma se hai un problema a un braccio non puoi tagliare, devi guarirlo. Dobbiamo tornare a parlare di Sud in chiave nazionale e le politiche specializzate per il Sud vanno corrette, i fondi europei devono preoccuparsi di premiare chi fa qualcosa per la cittadinanza e poi basta soldi prima alle imprese, semmai dopo, con i crediti d’imposta, quando l’investimento l’hai fatto".

La politica industriale

Fuoco di fila di critiche e controcritiche sulla politica industriale, ma con un finale amichevole e la promessa di continuare a discuterne davanti a una birra.
"Non abbiamo fatto mente locale di quanto sia andata in difficoltà l’industria, abbiamo perso 20 punti dal 2008. Bisogna parlare di politica industriale: se sei lo Stato e se sei azionista pubblico chiediti se è proprio il caso di vendere Ansaldo energia. Se non sei azionista occupati delle politiche industriali, siderurgia, economia verde, edilizia. Bisogna tornare a far mente locale alle cose basiche dell’industria, noi qualcosa di buono l’abbiamo fatto, è bene ricordarlo ogni tanto".

Secca la risposta di Renzi: "Non voglio fare il gianburrasca di turno, ma sono convinto che i governi di centrosinistra non hanno fatto tutto bene sulla politica industriale. La politica industriale degli ultimi 20 anni non è stata all’altezza, avete evitato di affrontare i problemi e la destinazione dell’Italia, insomma su questo forse abbiamo qualcosa da farci perdonare".

L'abolizione del finanziamento pubblico ai partiti

"Abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, rinuncia ai vitalizi, dimezzamento del numero dei parlamentari": sono le ricette di Matteo Renzi per ridurre i costi della politica. A ciò, il sindaco di Firenze ha aggiunto che "la legge contro la corruzione è un primo passo ma manca l’idea che se tu vai a fare il bidello la fedina penale deve essere pulita, se invece sei un parlamentare per troppo tempo ti è stato consentito di tutto".

"Mantenere il finanziamento pubblico ai partiti dopo che c’è stato un referendum che lo ha cancellato significa alimentare l’antipolitica", ha aggiunto Renzi. La risposta di Bersani è stata diversa e improntata sul fatto che abolire il finanziamento pubblico ai partiti significherebbe far fare politica soltanto ai ricchi.

"Nonostante fossimo in minoranza abbiamo ottenuto l'abolizione dei vitalizi e il dimezzamento dello stipendio dei parlamentari. Non c'è ragione che un parlamentare debba guadagnare più di un sindaco di un Comune capoluogo e ci saremmo arrivati se la destra non avesse inserito il presidenzialismo che poi è finito nel cestino. Serve fare una legge sui partiti e rafforzare le norme anticorruzione", ha ribattuto il segretario aggiungendo che "bisogna studiare un tetto ai cumuli, alle pensioni, bisogna partire, sicuramente, dalla politica ma arrivare al fatto che un grande manager non prenda una buona uscita da 20 milioni di euro lasciando la sua azienda nei guai".

Bersani poi ha continuato: "Va benissimo quello che hai detto. Ma da Clistene a Pericle, in quella culla della democrazia, decisero che in democrazia la politica prendeva un sostegno pubblico che la differenziava dalla tirannide. Non mi rassegno che la politica la possano far solo i ricchi...". Ultima parola a Renzi: "Ho rispetto per Bersani, ma passare da Pericle a Fiorito... Se i cittadini dicono no al finanziamento e inventiamo una legge che raddoppia le spese perdiamo credibilità".

Conflitto di interessi

Uniti dalle authority, uniti dall’idea che fu uno sbaglio non aver fatto la legge sul conflitto di interessi, divisi dalle ricette per risolvere il problema.
Pierluigi Bersani e Matteo Renzi si dicono d’accordo sull’idea di rafforzare le autorità di controllo, soprattutto su telecomunicazioni e antitrust. Ma sul
conflitto di interessi le sensibilità e le ricette sono diverse. Unico, comunque, l’obiettivo di non avere posizioni dominanti. Per il segretario non fare una legge sul conflitto di interessi "è stato un limite, basta che ci si intenda su dove è stato il limite. Fare una legge sul conflitto di interessi è possibile ma si rischia che poi uno mette a capo dell’azienda il fratello o lo zio. Ci vuole una legge sull’incompatibilità e una antitrust sulle telecomunicazioni, feci una battaglia, forse con poca forza, ma non fare un’antitrust vero è stato un limite. Bisogna partire da lì, in ogni settore ci deve essere concorrenza e una ragionevole incompatibilità. In Inghilterra non c’è una legge ma non ci si mette le dita nel naso. Se l’avessimo fatta la storia del paese avrebbe avuto qualche curva in meno, dobbiamo farlo e partiremo da lì".

D’accordo Matteo Renzi, sia "sulle dita nel naso", sia "sul tema delle autorità perché in questi anni non si è fatto abbastanza, le autorità sono il fallimento di questi anni". Ma il problema reale, per Renzi, è che "non abbiamo fatto la legge sul conflitto di interessi quando eravamo al governo noi, per due volte, è la dimostrazione più drammatica del fatto che abbiamo fallito. I due fallimenti sono stati quando nel ’98 e nel 2006 abbiamo mandato a casa Prodi e quando non abbiamo fatto il conflitto di interessi che andrà fatto nei primi cento giorni. Ed è inutile girarci intorno: in Italia il conflitto di interessi
ha un nome e un cognome ed è l’ex presidente del Consiglio
".

Riforma delle pensioni

"La riforma Fornero è giusta a parte gli esodati. Ma non si può rimettere in discussione perché non si arrabbia solo l’Europa ma le nuove generazioni.
Certo non dobbiamo fare le cose del 2007: con lo scalone abbiamo sbagliato, è una riforma che è costata 9 miliardi e che abbiamo fatto per dare
soddisfazione alla sinistra radicale. È per questo che io chiedo la rottamazione della classe dirigente del passato", ha dichiarato Matteo Renzi.

Bersani ha risposto in modo caustico: "Matteo, bisogna che tu approfondisca questo tema. L’abolizione dello scalone ci è costata 9 miliardi per far contenta la sinistra radicale. Si potevano mettere sul sociale o per gli anziani. Quei 9 miliardi per farci altro dovevi tirarlo fino al 2060".

Il capitolo della scuola

"La scuola è stata considerata a parole una priorità ma è stata trattata in realtà come l’ultima ruota del carro in questi ultimi 20 anni", ha tuonato Renzi nel confronto con Bersani. "Oggi la dignità sociale del maestro è stata tolta e l’abbiamo tolta anche noi con riforme che non hanno premiato il merito. La
riforma Berlinguer di sinistra aveva solo il nome. Ha ragione Bersani a dire che bisogna dire bravi agli insegnati ma noi li abbiamo presi a "ciaffate"".
Bersani sembra irritato. Poco prima il segretario Pd aveva evidenziato: "Io sono per dire che se 16mila giovani non vanno all’università c’è un problema e chi vuol studiare e non può è una ferita alla dignità umana. Miracoli non ne prometto ma mi impegno".

"La prossima legislatura deve essere costituente dal punto di vista della scuola senza interventi scomposti, senza dare schiaffoni ogni sei mesi. Bisogna mettere il sistema in tranquillità e sicurezza perché la scuola è l’ultima cosa che si può tagliare", ha spiegato Bersani. Che poi ha osservato: "Non riusciamo a dargli i soldi ma almeno a parole trattiamoli bene".

Accordi elettorali e alleanze

"Credo che non dovremmo fare l’accordo con Pier Ferdinando Casini", ha ribadito Renzi spiegando che "abbiamo già dato. Casini è rispettabilissimo, ma non si può dire facciamo un’alleanza con i moderati perché Casini vada in franchising a prenderci i voti dei moderati". E sulla legge elettorale: "Per me la legge dei sindaci garantisce la governabilità. E ritengo anche che quello del sindaco d’Italia sia il modello istituzionale del domani. Spero che non facciano una legge elettorale peggiore del Porcellum. Altrimenti meglio che questo tema sia rimandato alla prossima legislatura".

Diversa l'idea di Bersani che apre ai moderati. "Io sono per il doppio turno di collegi. Ci fosse quella legge le alleanze le fanno i cittadini, si vedono al secondo turno. Adesso, senza sapere come sarà la legge elettorale, io sto organizzando il campo dei progressisti, abbiamo stretto un patto con Sel e i socialisti e credo che dobbiamo rivolgerci in modo aperto a posizioni di centro, moderate e europeiste che rifiutino revival berlusconiani e populisti, anche di destra e di estrema destra. Sarà un alleanza? Non lo so, credo che valga la pena indagare se è possibile un'intesa". Renzi poi ha rivolto una domanda provocatoria a Bersani: "Sei sicuro che riusciamo a tenere tutte le anime insieme? La nostra preoccupazione è finire come l’Unione del 2008". Secca la risposta di Bersani: "Attenzione a non usare l’argomento dell’avversario".

Ipotesi nuovo governo

Matteo Renzi, se vincerà le primarie e le elezioni, farà un governo che sarà "l’Unione al contrario che è arrivato a 101 persone, per me bastano 10 ministri". Pier Luigi Bersani farà un governo di "20 ministri, metà uomini e donne e con un rinnovamento generazionale molto netto anche se non prima di esperienza".

Unioni omosessuali

Pier Luigi Bersani e Matteo Renzi concordano sulla necessità di riconoscere i diritti alle coppie omosessuali. "Nei primi 100 giorni serve la civil partnership inglese, uguali diritti per coppie dello stesso sesso, in passato abbiamo perduto un’occasione su omofobia e diritti civili". Pier Luigi Bersani evita la polemica e promette "unioni civili secondo la legge tedesca, che Casini sia d’accordo o meno, e una legge contro l’omofobia".

Le prime tre cose da fare

Le prime tre cose da fare al governo per Pier Luigi Bersani sono "la cittadinanza per i figli degli immigrati, una norma secca anticorruzione e antimafia, il lavoro e la piccola impresa. E poi lascerei qualche sorpresa per il primo giorno perché governare vuol dire anche soprendere un po'".

Per Renzi invece sono tutte focalizzate sul lavoro: "Inteso come riforma delle regole, meno burocrazia, e un piano per l’innovazione e per il digitale".

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