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Cono d'ombra su Fini E lui mendica un posto come profugo politico

Monti lo snobba, Montezemolo lo evita e Casini si è già stufato. Per Berlusconi è "ministro alle fogne". E Gianfry va sotto il 2%

Cono d'ombra su Fini E lui mendica un posto come profugo politico

Roma Almeno su Gianfranco Fini i Maya ci hanno preso: la fine suo del mondo è arrivata puntuale, ora più ora meno. E ora da dead man walking va in giro elemosinando un posto, un ruolo, una firmetta che vidimi il suo certificato di esistenza in vita nella politica. E alla fine il presidente della Camera deve ringraziare Silvio Berlusconi, che lo inserisce nel governo dei suoi incubi come «ministro alle fogne» («preferisco essere un incubo notturno di Berlusconi che un suo complice nel trattare l'Italia come un bottino da spartire o un bordello», replica lui) e così facendo lo onora ancora come avversario politico.

Nessuno è più isolato del quasi ex presidente della Camera nel sulfureo panorama politico italiano attuale. Futuro e Libertà ha prenotato da tempo un posto sotto l'ombrello capiente di Mario Monti, ma nessuno sembra essersene accorto. E chi se n'è accorto non sembra felice. Ad esempio Luca Cordero di Montezemolo non vuole farsi notare troppo in compagnia del signor Tulliani: un po' perché è pur sempre un post-post-fascista, molto perché quello con Fini potrebbe essere un abbraccio mortale per i centristi. In casa Pdl, è noto, il leader futurista è come il fumo negli occhi. E i montiani non sono così sciocchi da preferire l'ovetto di oggi alla possibile gallina di domani, vale a dire i voti degli eventuali delusi del Pdl o addirittura un'alleanza post-elettorale con il centrodestra.

Il fatto è che i sondaggi con Futuro e Libertà sono spietati: il 4 per cento che rappresenta la soglia di sbarramento per eleggere deputati è un'utopia, e anche il 2 per cento, quota minima se si è apparentati in una coalizione sopra il 10, appare irraggiungibile. E va ancora peggio al Senato. Insomma, i futuristi sono senza futuro, e Fini potrebbe non rivedere l'aula che ha amministrato per quasi cinque anni. Da qui la necessità di disciogliersi da soci di minoranza in qualche formazione più grande per sopravvivere: nell'eventuale partito unico montiano, oppure facendo atto di vassallaggio all'Udc. Il cui leader Pierferdinando Casini è rimasto l'unico a difendere Fini, manco fosse un panda. Ma presto si stuferà anche lui.

Attorno al lìder minimo si fa il vuoto. I 25 deputati futuristi sanno che pochi di loro sopravviveranno, e si arrangiano come possono: Italo Bocchino, il «delFini», si sta organizzando con Ignazio La Russa, alla cui nuova formazione potrebbe traghettare portandosi dietro qualche altro profugo politico (si parla di Roberto Menia). Fabio Granata flirta con Luigi De Magistris. Benedetto Della Vedova guarda a Montezemolo.

Salvate Fini dalla sua fine.

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