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Una Costituzione rimasta nel limbo. Ora va adeguata allo spirito maggioritario

Restano le regole del proporzionale con maggioranze nate da giochi parlamentari

Una Costituzione rimasta nel limbo. Ora va adeguata allo spirito maggioritario

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Nel dibattito che ha accompagnato la proposta del governo sul premierato forse non è stato affrontato il tema centrale: la nostra Costituzione da decenni è in un limbo, sopravvive ad una contraddizione. La ragione è semplice ma nessuno ne prende atto commettendo un peccato di omissione: il passaggio dal proporzionale al maggioritario, cioè dalla Prima alla Seconda Repubblica, è stato fatto con una semplice legge elettorale più volte modificata; non c`è stato, invece, nessun adeguamento di fondo delle nostre istituzioni, piccoli aggiustamenti ma nulla di più.

Ciò ha creato un meccanismo perverso. Da una parte sono sopravvissute le regole del proporzionale, in cui le maggioranze vengono affidate al gioco parlamentare e il capo dello Stato deve adoperarsi per garantire un governo al Paese (l`alibi di certe iniziative di Scalfaro e Napolitano). Dall`altra non si è dato vita a nessuna riforma, ma si è creata una suggestione, cioè che in presenza di una legge elettorale maggioritaria le nostre istituzioni dovessero adeguarsi, modellarsi autonomamente sulle nuove regole. Così, inevitabilmente, quando le coalizioni uscite dalle urne fallivano e si formavano maggioranze in contraddizione con l`esito elettorale volavano le accuse di ribaltone o di tradimento della volontà popolare.

È la storia di questi trent`anni di Seconda Repubblica e già solo questo dimostra quanto sia fondamentale, necessaria, non rinviabile una riforma che metta fine a questo paradosso e tolga la Costituzione dal limbo in cui classi politiche inconcludenti l`hanno cacciata. Ognuno può avere le sue idee sul premierato, sul cancellierato, sul semipresidenzialismo, l`unica epilogo non accettabile è che anche questa volta tutto l`armamentario messo in piedi si risolva con un nulla di fatto. Eppure il rischio c`è perché, specie a sinistra, qualcuno ha interesse a mantenere lo status quo. In questi trent`anni, infatti, anche se da quelle parti come sul versante del centro-destra, si è coltivata la retorica o, appunto, la suggestione del maggioritario, cioè la regola che la coalizione vincente nelle urne avesse il diritto di governare, che l`inquilino di Palazzo Chigi dovesse essere scelto dai cittadini e tutta l`epica dell`Ulivo o del Pd autosufficiente, nel contempo però si è utilizzata la vecchia prassi per cui alla fine si potesse andare avanti nelle legislature con altre maggioranze quando le alleanze elettorali andavano in crisi. Il centro-sinistra in un modo o nell`altro ha governato per tanti anni usando questo espediente, utilizzando le contraddizioni di un sistema non riformato. Un retropensiero che ha bloccato ogni ipotesi di riforma che però rischia di diventare la tomba della sinistra, perché una riforma la puoi bloccare dicendo che è incongruente, un`altra perché si rischia la svolta autoritaria, un`altra perché c`è la dittatura dietro l`angolo ma negare la realtà è impossibile come fermare l`acqua con le mani.

Eppoi c`è la questione di fondo che quando dici no sempre e comunque al nuovo, bello o brutto che sia magari tentando di farlo meno brutto, rischi di subirlo. Come Walter Veltroni che scopre ora il rischio di una rielezione di Donald Trump e non trova di meglio che criminalizzarlo infondendogli nuova linfa.

O sull`altro versante quel pezzo di centro-destra che il giorno prima dice sì al nuovo patto di stabilità e il giorno dopo no al Mes.

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