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Diffamazione, il Pd Casson ci prova: "Stop al carcere per i giornalisti"

Il vicepresidente della Commissione giustizia del Senato ha presentato un disegno di legge che modifica l'articolo 595 del codice penale sulla diffamazione

Diffamazione, il Pd Casson ci prova: "Stop al carcere per i giornalisti"

Se sarà la volta buona, visti i precedenti, non si sa. Ma il disegno di legge, nero su bianco, c'è. Arriva da un ex magistrato, il senatore del Pd Felice Casson, la proposta di dire stop al carcere per i giornalisti. Casson, vicepresidente della commissione Giustizia, ha presentato un ddl che modifica l'articolo 595 del codice penale, eliminando la pena detentiva prevista e sostituendo il comma 4, quello che riguarda l'aumento delle pene nel caso in cui l'offesa sia a un «corpo politico».

Un passo avanti, dopo il caso che ha riguardato il direttore del Giornale Alessandro Sallusti e proprio mentre infuria una nuova polemica, quella legata alla condanna in primo grado, al carcere, per il direttore di Panorama, Giorgio Mulè, e per i giornalisti Andrea Marcenaro e Riccardo Arena, «rei» per il giudice di Milano di diffamazione ai danni del procuratore di Palermo, Francesco Messineo. «Si tratta - spiega Casson - di una riforma importante, perché volta a garantire effettività a diritti di rilevanza costituzionale. Sono anni che si chiede al Parlamento di superare la rigida disciplina attuale che espone il giornalista, anche in buona fede, a elevati rischi che possono interferire con la libertà di espressione e di critica e con il diritto di cronaca. Ma non si è ancora riusciti a dare una risposta adeguata». Il testo del ddl Casson prevede la modifica dell'articolo 595 del codice penale.

In particolare si rimodula il primo comma, nella parte in cui prevede «la reclusione sino a un anno», e si sostituisce il comma 4, che stabilisce che «se l'offesa è recata a un corpo politico, amministrativo o giudiziario, o ad una sua rappresentanza o ad una autorità costituita in collegio, le pene sono aumentate».

Esattamente quel che è accaduto a Sallusti e ai giornalisti di Panorama, visto che in entrambi i casi la parte offesa è un magistrato.

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