Economia

Draghi si muove, le Borse ringraziano

Tagliati i tassi, anche quelli sui depositi. Alle banche subito 400 miliardi per aiutare l'economia

Draghi si muove, le Borse ringraziano

Tre mosse per dare scacco matto alla deflazione e rimettere Eurolandia sui binari di una crescita solida. La lunga attesa è finita: nel D-day della Bce, Mario Draghi tira fuori quasi l'intero arsenale di armi di cui dispone, in un mix dosato di misure tradizionali e non convenzionali. C'è il previsto taglio ai tassi di riferimento, ora al minimo storico dello 0,15%, e pure la sforbiciata che porta in negativo (-0,10%), fatto inedito, quello sui depositi presso la stessa Eurotower. Ma, soprattutto, dal cilindro esce una versione reloaded delle aste a rubinetto attraverso cui erano stati riservati alle banche, tra la fine del 2011 e l'inizio del 2012, mille miliardi. Una nuova ondata di liquidità che vale subito 400 miliardi. L'hanno battezzata Tltro (Targeted longer-term refinancing operations) proprio perché è «indirizzata» (targeted, appunto) verso l'economia reale. Insomma, chi pensa di metterci le mani per comprare bond sovrani o corporate, azioni o immobili, si rivolga altrove: da Francoforte non riceverà un centesimo. Ai mercati, il Draghi decisionista è piaciuto, seppur l'iniziale euforia si sia stemperata nel corso della giornata. Piazza Affari ha chiuso a +1,52% dopo un picco superiore al 2%, lo spread Btp-Bund è calato a 153 punti e l'euro ha chiuso stabile a 1,36 dollari (1,5302 il minimo di seduta).

Il percorso delineato dall'ex governatore di Bankitalia è dunque assai chiaro. Dopo una conduzione per mesi ingessata, sono arrivati i fatti. A far capitolare anche gli ultimi «giapponesi» del direttivo, il dato di maggio sui prezzi al consumo, un raggelante 0,5%. «Abbiamo reagito al rischio di un periodo troppo lungo di bassa inflazione», ha confermato Draghi. Sì unanime del board, anche se la discussione è stata «profonda e prolungata». In realtà, forse la Bce ha scherzato con il fuoco troppo a lungo. La stessa Banca centrale è stata costretta a rivedere al ribasso le stime sull'inflazione a 0,7% per il 2014, 1,1% per il 2015 e 1,4% per l'anno successivo. Il target del 2% resta lontano, ma Draghi non è spaventato dalla deflazione: «Non vediamo famiglie che rimandano acquisti, né altri aspetti di questo fenomeno». Di sicuro, l'Eurozona continua a soffrire di una ripresa «moderata» su cui pesa una domanda interna «più debole del previsto». Così, i rischi sulla ripresa restano orientati «al ribasso». Al punto che nel 2014 il Pil salirà dell'1%, dell'1,7% l'anno prossimo e del1,8% nel 2016. Tre mesi fa le stime erano, rispettivamente, a 1,2%, 1,5% e 1,8%.

Difficile prevedere l'apporto all'economia dal duplice taglio dei tassi, peraltro mal digerito in Germania dalla potenti casse di risparmio e dagli assicuratori. Draghi è intervenuto per precisare che «i tassi sono stati tagliati alle banche e non ai risparmiatori. È totalmente sbagliato dire che stiamo espropriando i risparmiatori». Più probabile che uno stimolo arrivi dai quattrini che la Bce metterà nelle mani delle banche: fino al 7% dei crediti erogati al settore privato, mutui esclusi. Lo scopo è evidente: evitare pericoli di una bolla speculativa. A una prima fase seguiranno altre iniezioni di liquidità condotte a cadenza trimestrale tra marzo 2015 e giugno 2016. In pratica, ogni singola banca potrà attingere dalla Bce fino a tre volte i prestiti al settore privato in essere alla fine di aprile. Per assicurarsi che questi fondi finiscano all'economia reale, Draghi ha previsto un'altra condizione: i fondi dovranno essere rimborsati con due anni di anticipo, cioè entro settembre 2016, se gli aiuti al settore privato saranno scesi entro il 30 aprile 2016 sotto la soglia che sarà fissata dall'Eurotower.

La Bce ha giocato tutte le carte a disposizione? «No, non finisce qui», ha detto Draghi con un'enfasi che ha ricordato il famoso whatever it takes a difesa dell'euro. Già, una casella è rimasta ancora vuota. Sarà occupata dagli Abs (Asset-backed securities), titoli che impacchettano prestiti a famiglie e imprese e che la Bce si appresta a comprare. A un patto: che gli Abs siano «semplici, trasparenti e veri, cioè basati su prestiti reali e non derivati».

Quanto al quantitative easing, cioè l'acquisto di titoli, «se sarà necessario» la Bce lo «utilizzerà, come fatto con gli altri strumenti».

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