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Architetto, deputato, l'antifascismo: che fine ha fatto Emanuele Fiano?

Dal consiglio comunale di Milano alla lotta contro l'apologia del fascismo: i 25 anni in politica dell'ex deputato

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Sessant'anni compiuti lo scorso marzo, c'è un esponente politico del Partito democratico che è stato mediaticamente molto in voga soprattutto negli ultimi dieci anni, anche attraverso proposte di legge che hanno fatto discutere e hanno sensibilmente diviso l'opinione pubblica: Emanuele Fiano. Dopo cinque legislature consecutive come deputato, l'ex candidato a sindaco di Milano ha dovuto abbandonare il proprio seggio alla Camera dei Deputati nel settembre del 2022 dopo avere perso il collegio uninominale di Sesto San Giovanni contro Isabella Rauti (Fratelli d'Italia) alle elezioni politiche. A quattordici mesi da questa clamorosa débâcle alle urne, che cosa sta facendo adesso il dem?

L'architetto lanciato verso la politica

Emanuele Fiano, detto "Lele", nasce a Milano il 13 marzo 1963. È terzo e ultimo figlio (dopo Enzo e Andrea) di Nedo Fiano, ebreo deportato ad Auschwitz e unico superstite di tutta la sua famiglia. Si laurea in architettura al Politecnico di Milano nel 1989 e, dopo aver trascorso un anno in Israele in un kibbutz con la moglie, rientra in Italia per insegnare nei corsi di progettazione architettonica.

Qui consegue il diploma di dottore di ricerca in progettazione architettonica urbana. Dopo essersi laureato si abilita alla professione di architetto e inizia a svolgerla in forma libero-professionale. A fianco al suo percorso lavorativo riesce anche a sviluppare la propria passione per la politica attiva, oltre a quella nella Comunità Ebraica di Milano. Dal 1997 è infatti eletto consigliere comunale di Milano, per due mandati. Nel 2006 termina di ricoprire questo ruolo amministrativo per passare direttamente a uno più nazionale: approda a Montecitorio per la lista dell'Ulivo alle elezioni del 9 e 10 aprile. Con il neonato Pd viene rieletto alla Camera due anni più tardi e, fin dalla sua primissima esperienza, s'impegna nel campo del contrasto ai fenomeni di neofascismo.

Nella legislatura parlamentare 2013-2018 viene nominato responsabile nazionale del Partito Democratico con delega alle Riforme nella 2º segreteria "unitaria" del segretario Matteo Renzi. In questo stesso periodo diventa noto per almeno due fatti politici: prima si candida a sindaco Milano alle primarie del centrosinistra - prima di rinunciarvi e sostenere l'allora commissario unico e amministratore delegato di Expo 2015, Giuseppe Sala - poi si fa promotore di un disegno di legge contro l'apologia del fascismo. Fin da subito vengono posti dei dubbi di costituzionalità in quanto il ddl puniva con la reclusione da sei mesi a due anni "chiunque propaganda le immagini o i contenuti propri del partito fascista o del partito nazionalsocialista tedesco" anche solo attraverso "la produzione, distribuzione, diffusione o vendita di beni raffiguranti persone, immagini o simboli a essi chiaramente riferiti". Insomma, poteva bastare vendere un bicchiere con raffigurato Mussolini per finire in carcere. La proposta, dopo il voto alla Camera, si arenò poi in Senato.

Il presente di Emanuele Fiano

Si rivela più frenata l'attività in Parlamento tra il 2018 e il 2022. Rieletto sempre nel collegio plurinominale Lombardia 1-03, Fiano ricopre all'interno del gruppo parlamentare del Pd alla Camera il ruolo di segretario d'aula e diventa anche membro della Commissione Affari costituzionali e della Giunta per il regolamento. Fa scalpore nel dicembre 2018, durante il governo Conte 1, quando cerca di raggiungere i banchi della presidenza e lancia il testo della legge di Bilancio colpendo, senza volerlo, il sottosegretario all'Economia Massimo Garavaglia.

Nel 2019 Nicola Zingaretti lo chiama a far parte della segreteria nazionale con la funzione di responsabile nazionale per la politica estera. Tre anni dopo arriverà la bocciatura dei cittadini italiani. Nello scorso giugno è stato nominato nuovo presidente del nuovo Comitato Scientifico della Fondazione Fossoli, l'ente memoriale che gestisce il Campo della frazione di Carpi dove fu internato suo padre.

"Il Campo di Fossoli, il Museo Monumento al Deportato, l'ex Sinagoga di Carpi rappresentano un'eredità insieme terribile e preziosissima: sono la testimonianza concreta degli orrori e dell'abisso in cui l’umanità è potuta sprofondare", aveva commentato Fiano nel ringraziare la Fondazione per la scelta.

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