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Euro-schiaffo sui migranti. "No ricollocamenti obbligatori"

La mandatory relocation, ovvero la redistribuzione obbligatoria dei migranti, non è sul tavolo della riforma del Patto di migrazione e asilo, almeno finché sarà la Svezia a tenere la presidenza di turno dell'Ue.

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La mandatory relocation, ovvero la redistribuzione obbligatoria dei migranti, non è sul tavolo della riforma del Patto di migrazione e asilo, almeno finché sarà la Svezia a tenere la presidenza di turno dell'Ue. La precisazione, che potrebbe cambiare sensibilmente i negoziati nelle prossime settimane, è arrivata dalla ministra per la Migrazione di Stoccolma, Maria Stenergard, dopo le perplessità avanzate da alcuni Paesi dell'Est, Polonia su tutti. E il chiarimento svedese è particolarmente piaciuto all'esecutivo europeo: «È stato importante e tempestivo», ha twittato la commissaria Ue agli Affari Interni Ylva Johansson. Sarà piaciuto certamente meno a quello italiano. Poche ore prima era stata Varsavia a gettare il guanto di sfida sul tavolo. «Non c'è e non ci sarà alcun consenso al trasferimento forzato dei migranti in Polonia», aveva scritto in un tweet il ministro degli Interni Mariusz Kaminski. Una posizione netta che, in ogni caso, rischia di complicare ulteriormente le trattative per arrivare a una posizione comune sul controverso nodo nell'equilibrio tra «responsabilità e solidarietà». Ovvero l'eterno conflitto tra i Paesi di primo ingresso - tra cui l'Italia - e il resto d'Europa, spesso destinatari dei cosiddetti «movimenti secondari», cioè la fuga dei migranti verso nord. Il dossier oggi tornerà sul tavolo dei Rappresentati permanenti presso l'Unione Europea, che stanno limando le posizioni, con grande sforzo - in vista del Consiglio Affari Interni dell'8 giugno - della presidenza di turno svedese. Stoccolma vorrebbe chiudere la partita sulla posizione dei 27 Stati membri entro la fine del suo mandato (a luglio). Varsavia, spiegano fonti diplomatiche, si è opposta fin dall'inizio ai ricollocamenti obbligatori dei richiedenti asilo suggerendo piuttosto un approccio «flessibile» nel sostegno degli Stati membri sottoposti a pressioni migratorie in modo da tener conto delle «preferenze e delle capacità dei Paesi che esprimono solidarietà». Lo scatto in avanti di Varsavia va dunque letto nel quadro di una strategia negoziale perché il testo di compromesso avanzato dalla presidenza non prevede alcun ricollocamento «forzato». E a specificarlo è stata la stessa Svezia. «Voglio essere chiara: la redistribuzione obbligatoria non era, non è e non sarà presente nella proposta. I Paesi di primo ingresso vanno sostenuti nell'importante lavoro di gestione delle frontiere esterne. La ricollocazione obbligatoria è fuori discussione», ha sottolineato Stenergard.

Il fronte meridionale, raggruppato nel club Med5, continua però a spingere per una redistribuzione.

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