Cronache

Gli ex mariti? Non sono mica vittime

Le madri separate replicano all'articolo di Mellone: "Altro che sanguisughe, ci barcameniamo per crescere i nostri figli"

«Ex mariti trattati come delinquenti?». No, le madri separate reagiscono. Pubblichiamo la lettera del presidente dell'Associazione Articolo 51, Angela Ronchini, che interviene nella polemica sollevata giovedì scorso dal «Giornale», con un articolo di Angelo Mellone, sulla condizione maschile dopo il divorzio. Molti i problemi che le madri separate affrontano: lasciate «senza voce», dicono, spesso devono barcamenarsi per vivere, a volte dovendo gestire e superare storie personali drammatiche.

Ancora una volta siamo costrette a leggere un articolo a difesa dei padri separati, addirittura aventi il tempo e la voglia di scrivere un «manifesto», inno al vittimismo, a firma Angelo Mellone.

Abbiamo molte volte confutato con i nostri comunicati, quanto affermato in molti articoli a difesa di detti padri separati: comunicati che non sono mai stati pubblicati, perché, si sa, le donne nonostante Pechino 1995, nonostante proclami e prese di posizione, non hanno pari accesso ai media. Noi facciamo notizia se siamo compagne di..., Belen, escort o per gli abiti che indossiamo oppure se ci ammazzano, ci violentano, ecc... difficilmente le nostre lotte e battaglie per i diritti vengono messe in prima pagina.

Ebbene le madri separate appartengono alla categoria delle senza voce. Se esistono 4 milioni di padri separati, esistono, anche, 4 milioni di madri separate, se 800mila sono i padri in povertà, Le assicuro che le statistiche degli Ordini Forensi, parlano di ben più alti numeri di madri separate sotto la soglia di povertà.

Il problema è che le madri separate, non hanno tempo per costituirsi in associazione, scrivere manifesti, occupare alloggi... sono, siamo, troppo impegnate a barcamenarci tra gli spiccioli del mantenimento dei figli (la media è di 200 euro mensili a figlio) non sufficienti a coprire le spese del loro mantenimento nemmeno alimentare, un qualsivoglia lavoro per noi stesse e la casa da difendere coi denti, perché la casa non è per noi madri, bensì assegnata ai figli, di cui cotanti disperati e maltrattati padri separati, non chiedono massicciamente la collocazione presso di loro come potrebbero dato l'affido congiunto, ma si limitano a vendicarsi delle madri diffondendo lo stereotipo della sanguisuga.

Le assicuro non essere così. La mia storia personale, insieme a quella di moltissime madri separate che ascoltiamo, basterebbe a smentire tutto questo assurdo vittimismo, che copre l'atteggiamento maschilista della ricerca del potere perduto.

Noi non abbiamo mai chiesto il riconoscimento di uno status, che sembra invece ora essere acquisito e che ancora una volta discrimina le donne. Il momento è difficile e probabilmente qualche criticità esiste, dettata dalla situazione contingente, non certo dalle madri separate che sono esse stesse in grandi difficoltà, anzi la povertà in caso di separazione e/o divorzio è femminile come il sostantivo, oltre alla difficoltà per le madri di rifarsi una vita, proprio perché impegnate col quotidiano dei figli e alla cultura maschilista che vede nella donna separata un essere «usato» «vecchio»... da tenere alla larga.

Vogliamo dire la nostra, semplicemente, ascoltare anche l'altra versione dei fatti, dare spazio alle statistiche e ricordare che, prima dei padri separati, vengono le donne abusate, stalkizzate, violentate, minacciate, in un femminicidio.

Io, personalmente, ho scoperto di essere divorziata e che era avvenuto un secondo matrimonio, solo dopo la morte del padre dei miei figli che per 11 anni mi ha stalkizzato, io e mia figlia, ottenendo, appunto un divorzio senza che io avessi mai ricevuto una notifica. Fui sbattuta fuori casa mentre mia figlia era a scuola e il potere economico, il de cuius era un amministratore delegato di una importante multinazionale, gli ha permesso letteralmente di sparire, non pagare nulla, essere totalmente irreperibile e, senza risorse economiche, io non ho potuto far nulla.

Laureata, ho rinunciato alla mia carriera per seguirlo in giro per il mondo per la sua, cresciuta anche grazie alla mia famiglia. Eppure non ho mai chiesto nulla a nessuno. Io ho potuto farcela, grazie alla mia famiglia, al mio carattere, all'istruzione, ma la maggior parte di noi non possono farcela, si barcamenano nel quotidiano ed appunto non riescono ad uscire dal baratro in cui sono cadute e, impegnate a sopravvivere, non hanno certo tempo per scrivere manifesti.

*Presidente Associazione Articolo 51 Laboratorio di Democrazia Paritaria

Commenti