Politica

Il Festival di Grillo: comizio contro tutti ma poi corre da Renzi

Il leader M5S attacca la Rai davanti all'Ariston. Poi entra in sala con il biglietto. Oggi a sorpresa vede il premier incaricato con i suoi

Il Festival di Grillo: comizio contro tutti ma poi corre da Renzi

nostra inviata a Sanremo

Oggi Grillo andrà a colloquio con Renzi per la formazione del nuovo Governo. Ma ieri sera era al Festival che inveiva contro Renzi medesimo e contro tutta la politica. Come aveva promesso, il leader dei 5 Stelle è arrivato a Sanremo e ha sventagliato tutto, ma proprio tutto il suo repertorio. Contro tutto e contro tutti, contro i corrotti e i corruttori che distruggono l'Italia. Dove un tempo veniva a presentare le canzoni, ieri sera ha urlato tutto il suo sdegno verso i politici. E ha invitato la gente comune, i suoi fan, a rivoltarsi, a non ascoltare più questa gente. Ha scelto proprio la manifestazione più importante della televisione pubblica per fare a pezzi la Rai stessa, per definirla uno dei peggiori mali del Paese. E, ancora una volta, ha radunato una massa di cronisti per approfittare delle telecamere e insultare i giornalisti medesimi accusati di essere un manipolo di venduti in mano ai partiti. Insomma, Grillo è ancora una volta riuscito nel suo intento: ottenere il massimo della visibilità utilizzando i mezzi dei suoi nemici. Poi è entrato dentro il teatro Ariston, ma lì ha avuto una sorpresa: non è stato lui a interrompere lo spettacolo, come si pensava, ma due operai che hanno minacciato di buttarsi da una balconata. I due, dipendenti del Bacino di consorzio di Napoli e Caserta, pretendevano che Fazio leggesse una lettera in cui reclamavano la salvezza dei loro posti di lavoro: il presentatore lo ha fatto e lo spettacolo è ripreso. Più tardi, in un fuori onda, durante una pausa pubblicitaria si è sentito Grillo dire: «Non c'entro nulla con i due operai» e Fazio rispondere: «Comunque sono contento, ti hanno rubato la scena».

Ma, ecco cosa ha detto il leader pentastellato prima di entrare in teatro. Capitolo Rai: la tv di Stato non è servizio pubblico, è un'azienda che perde venti milioni di euro per i Festival degli ultimi anni (2010-2012), soldi pagati da tutti; è una televisione fatta di giornalisti che non stimolano il senso critico della gente comune; una televisione che ha 13mila dipendenti ma che regala milioni alle aziende di produzione esterne, le «Happy five», le cinque società che più lavorano per realizzare fiction e intrattenimento. Una Rai che, per il Festival, nonostante i 13mila dipendenti continua ad assoldare gente esterna: Fabio Fazio, un bravo ragazzo moderato che non dice parolacce e si prende un milione per presentare il Festival (600mila euro ufficiali più 350mila per diritti di immagini), si è portato i suoi autori, a 50mila euro ciascuno e i suoi registi, a 100mila euro ognuno. Una Rai in cui ci sono ancora dirigenti come il figlio del presidente della Repubblica Giovanni Leone, il direttore di Raiuno Giancarlo, dove a fare carriera sono i parenti di, dove c'è uno come Gubitosi che ha raddoppiato il buco di bilancio, da 200 a 400 milioni, e per questo sarà premiato con la nomina a qualche ente di Stato, Eni o Enel.

Capitolo politici: nonostante l'Italia sia sull'orlo del baratro, continuano a rubare alla gente. Fanno finta di fare il decreto sull'Imu e regalano 7 miliardi alle banche, infilano nei decreti leggi qualsiasi ruberia. Adesso c'è uno con un bel faccino (Renzi) che in realtà è solo un burattino nelle mani di De Benedetti. Uno (sempre Renzi) che promette a Letta assoluta amicizia e che, dopo poche ore, lo caccia dal governo.
Insomma per Grillo la soluzione è solo una: rivoluzione.

Il fatto è che c'è qualcuno che lo prende sul serio, come i due operai che ieri sera minacciavano di buttarsi di sotto.

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