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Fini è morto E anche Casini sta poco bene

Nel primo mistero si contempla Pier Ferdinando Casini, che aveva un piccolo partito: voleva farlo diventare un grande centro, ha chiamato a sé Mario Monti per realizzare il sogno, e ora se lo ritrova più piccino di prima

Fini è morto E anche Casini sta poco bene

Nel primo mistero si contempla Pier Ferdinando Casini, che aveva un piccolo partito: voleva farlo diventare un grande centro, ha chiamato a sé Mario Monti per realizzare il sogno, e ora se lo ritrova più piccino di prima; i sondaggi lo danno sotto il 4 per cento, soglia minima per entrare nel regno cosiddetto della Casta. Nel secondo mistero si contempla Gianfranco Fini (presidente della disciolta Alleanza nazionale), che cofondò il Pdl, contribuì ad abbattere Silvio Berlusconi, sperando di sostituirlo al vertice della destra rinnovata, e ora si ritrova seduto alla destra del leader Udc e rischia di finire col sedere per terra, visto che la cadreghina è in pericolo: il suo Fli fatica a raggiungere l'1,5 per cento.

Una tragedia di proporzioni bibliche. Eppure i due signori in questione, per quanto privi di partiti degni di questo nome, sono sempre in tivù a concionare. Casini è particolarmente loquace. Dà lezione a tutti su ciò che si deve fare per risollevare l'Italia, ma trascura di risollevare il suo sparuto gruppetto di aficionados. Il presidente della Camera, pur avendo perso la brillantezza d'eloquio che lo aveva reso un politico di riguardo, è spesso davanti alle telecamere per spiegare al volgo ragioni che egli non ha.

Siamo di fronte a due ex. Il primo mantiene un aspetto giovanile: si capisce che è un incassatore egregio di pugni. Il secondo appare provato: nel giro di un anno è invecchiato di dieci. Viene voglia di soccorrerlo, di consigliargli dei ricostituenti, almeno qualche vitamina. Non dico che avrebbe bisogno di un medico, ma di un amico sì: telefoni a Oscar Giannino e gli chieda come fermare il declino.

Storie strane, quelle dei due ex ragazzi prodigio (si fa per dire) che sostennero Berlusconi per anni con l'obiettivo di fregargli il posto al comando del centrodestra. Casini nel 2008 abbandonò la nave perché non gli garbava più di remare a dritta; si mise in proprio su una scialuppa e resistette l'intera legislatura. D'altronde, si sapeva che fosse un buon navigatore alla democristiana. Fini, altro temperamento: quando si trattò di salire a bordo del piroscafo di Arcore, rifiutò sdegnosamente. Disse: siamo alle comiche finali. Trascorsero alcune settimane e cambiò idea: offrì la propria collaborazione a Silvio e si accomodò in coperta. Salvo, dodici mesi appresso, ribellarsi al capo, contestandogli la rotta. Sappiamo come è andata. Ma ignoriamo come finirà.
I naufraghi oggi si danno reciprocamente una mano per non affogare, ma sono messi talmente male da suscitare il dubbio che siano destinati a colare a picco. Si aggrappano qua e là. Hanno l'acqua alla gola, annaspano. Bevono? Forse. Casini ha creduto di fare un buon affare ingaggiando Monti, nocchiero dei miei stivali. Il quale ha accettato di buon grado l'ospitalità sulla scialuppa Udc, e la sua prima mossa è stata quella di buttare a mare l'ospite piazzandosi al timone e guadagnando (nei sondaggi) un 9 per cento. Una miseria, ma sufficiente per stare a galla.

Pier Ferdinando lo insegue malinconicamente tenendosi su grazie a una ciambellina: 3 e rotti per cento. Monti, lungi dall'avergli procurato un voto, gliene ha portati via in misura bastevole a farlo inghiottire dalle onde.

Scusa Casini, ma chi te lo ha fatto fare di associarti a una sòla quale il Professore? Guarda che questo qui ti costringe a fare la pesca subacquea. Sarai in grado di riemergere vivo dalle urne il 25 febbraio? Fossi in te, non sarei tranquillo. Troppo tardi per pentirsi e rimediare. Hai voluto andare al largo con il bocconiano? Adesso nuota. Sono sicuro che rimpiangi il vascello del Cavaliere dove, tra un bunga bunga e l'altro, comunque rientravi sempre sano in porto. Ti sentivi a casa tua, comodo come in crociera. Con Monti hai una sola certezza: la deriva.

Torniamo a Fini. Dispiace dirlo a un sub esperto quale lui è: non ha prospettive. L'avventura che ha intrapreso nel 2010, quando decise di spodestare il capitano, considerandolo un dittatore, non avrà una bella conclusione. Bene che vada, Gianfranco entrerà in Parlamento per il buco della chiave. Il suo Fli non è neanche un gommone, è una zattera in balia delle mareggiate: con l'uno virgola per cento l'ipotesi più probabile è quella di annegare. Il nostro non è un augurio, bensì una prudente previsione.

Anche per te, caro presidente, vale la stessa domanda rivolta a Casini: chi te lo ha fatto fare? Avevi tutto, eri il numero due del Pdl. Occorreva soltanto pazientare e magari trangugiare qualche boccone amaro. Poi il futuro - anzi, il presente, a questo punto - sarebbe stato tuo. Invece no. Hai voluto il pedalò. Quindi pedala.

Buona fortuna.

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