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Fondi neri, mille debiti e donne esca Così funzionava il metodo Corona

Corrompeva giornalisti, bidonava fotografi, usava dive e divette come esca. Il re del gossip guidava un impero

Fondi neri, mille debiti e donne esca 
Così funzionava il metodo Corona

Luca Fazzo
Enrico Lagattolla

Milano - I fondi neri nascosti in Svizzera. Le tangenti ai giornalisti. I bidoni ai fotografi. Le starlette usate come esca. Perfino la mazzetta pagata ad un secondino per fare entrare a San Vittore la macchina fotografica con cui paparazzarsi da solo. È il lato oscuro di Fabrizio Corona, raccontato da uno che ha vissuto per anni accanto a lui. Un anno fa, davanti al pm di Potenza Henry John Woodcock, il fotografo Fabrizio «Bicio» Pensa ha messo a verbale accuse da brivido contro il «re del gossip». Pensa non faceva parte della banda di Corona, anzi - così ha spiegato a Woodcock - ne è stato a lungo una vittima. Gli omissis che coprivano la parte più delicata dei suoi verbali sono caduti di recente. E l’interrogatorio di Pensa entra ora a far parte del fascicolo più delicato aperto a carico di Corona, l’indagine per bancarotta fraudolenta sul crac della «Corona’s srl».

Pensa - che da Corona aspetta il pagamento di diverse decine di migliaia di euro, e per questo l’ha denunciato per truffa - racconta. Di come nella società esista una contabilità parallela, un bilancio fantasma. Perché ai suoi collaboratori, Fabrizio «non dà totalmente i soldi che tu dovresti prendere, fa dei falsificati, dei buoni». In sintesi, le riviste che acquistano i servizi pagano l’agenzia, e Corona gira la percentuale ai suoi fotografi. O almeno, dovrebbe. Stando a quanto racconta «Bicio», invece, ai fotografi andavano solo le briciole, mentre gran parte del denaro finiva nella contabilità occulta. Quella che Woodcock, nello stesso verbale, chiama le «spaventose sacche di nero». Fondi che - stando alle indagini del Nucleo di polizia tributaria della gdf di Milano - viaggiano oltre frontiera, in Svizzera o a San Marino. Conti esteri sui quali sono stati individuati depositi per circa due milioni di euro.

Niente vip e gossip, questa volta, ma i guai finanziari di Corona rischiano di essere altrettanto dirompenti per le sorti giudiziarie del re dei paparazzi. Del fallimento della società, il Giornale aveva reso conto nelle scorse settimane, raccontando di una s.r.l. con capitale sociale di 10mila euro, dei quali solo 10 erano a lui intestati. Il resto, cioè 9.990 euro, intestati all’Unione Fiduciaria, che li gestiva per conto di un cliente non indicato nel bilancio. E poi, ancora una volta, lo schema che si ripete. Il crac che nasce da dodici fatture emesse a carico della «Corona’s» dalla Mondadori Pubblicità. Totale, 38.857,80 euro. È il costo di spazi che Corona ha acquistato nel corso del 2006, e mai pagati. Come - ed è emerso dall’udienza al Tribunale fallimentare - non pagava l’affitto, le multe, i contributi, le tasse. «Sono bravo a fare i soldi», ha più volte detto Corona davanti alle telecamere.

Forse, è ancora più bravo a farli sparire.

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