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Quei cattolici di sinistra muti di fronte al gay pride

Nel dibattito sul Roma Pride non s'è udita la voce dei cattodem, ormai minoritari nel Pd. Pochi giorni prima erano stati loro stessi a opporsi alla gpa, difesa invece nel manifesto della parata arcobaleno

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Nessuno li ha visti né sentiti. Dov'erano i cattodem? Nel rovente dibattito sul revocato patrocinio regionale al Roma Pride, i grandi assenti sono stati proprio loro. Dal Pd si sono infatti levate indignatissime voci di stampo progressista pronte a bollare il centrodestra come retrogrado e omofofo (il solito refrain), ma stranamente non si sono udite osservazioni da parte dei cattolici di quell'area. Toh, che coincindenza. Eppure, l'opinione dei teodem sul tema sarebbe stata interessante oltre che gradita: in occasione del voto in Aula sulla maternità surrogata, diversi esponenti piddini si erano difatti espressi con fermezza contro quella pratica, che invece gli organizzatori del Pride vorrebbero vedere disciplinata. Siccome lo strappo sulla parata arcobaleno è avvenuto proprio attorno a quell'argomento, ci saremmo aspettati una presa di posizione quantomeno coerente.

Invece nulla. Silenzio totale. I cattolici del Pd non hanno parlato e, se lo hanno fatto, non li abbiamo sentiti. La circostanza non è certo positiva e racconta molto dei cambiati equilibri all'interno del parito. Con l'arrivo di Elly Schlein alla segreteria, l'impostazione politica si è fatta via via sempre più progressista, al punto da creare qualche comprensibile malumore nella compagine più moderata e d'impronta cattolica. Mica per niente l'ex ministro Giuseppe Fioroni se n'era andato lamentando un'emarginazione dei propri ideali. Ma torniamo a noi e alla recente attualità: con le polemiche sul gay pride, tale "isolamento" politico è sembrato più marcato del solito. In passato, infatti, i cattolici del Pd avevano fatto sentire la loro voce quando si parlava di diritti e istanze Lgbt.

In occasione del dibattito sul ddl Zan, ad esempio, i cattodem avevano alzato i toni chiedendo modifiche al testo, in particolare sui controversi articoli 1,4 e 7. L'allora segretario Pd Enrico Letta aveva dovuto gestire le non facili frizioni interne al partito che ne erano conseguite. Nell'ultima settimana, in riferimento alla manifestazione arcobaleno di Roma, la prevalente narrazione proposta dalla sinistra è stata quella del "governo autoritario" (nuovo tormentone progressista) impegnato a comprimere i diritti di qualcuno. Ma dov'erano i cattolici del Pd che solo pochi giorni prima avevano definito la maternità surrogata una "pratica intollerabile" che "va contrastata in tutti gli ambiti"? Sottoscrivere una petizione per affermarlo ma tacere invece di fronte a un evento che vorrebbe introdurre proprio quella pratica, ci sembra un controsenso.

"Vogliamo una riforma del diritto di famiglia che preveda matrimonio egualitario", si legge anche nel manifesto politico del Roma Pride. A rigor di logica, ci saremmo aspettati che i cattolici d'area progressista si unissero a quanti non condividono quella proposta, come peraltro avvenuto in passato. Invece no.

Tempi duri per i teodem, alle prese con un nuovo corso politico che di fatto ha "esiliato" le loro istanze.

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